Gli artisti della compagnia teatrale Fanny&Alexander erano stati accompagnati in caserma dai carabinieri dopo una performance in onore di Marina Abramovich. Tante le polemiche, ma l'amministratore delegato ammette: "L'intervento dei carabinieri è stato legittimo". E' la seconda sospensione di licenza e ora potrebbe scattare la revoca permanente
Altro che censura. Mancava un permesso e i carabinieri non hanno potuto fare altro che accertarlo. E’ questa la spiegazione della vicenda della performance di nudo artistico della compagnia teatrale di Ravenna Fanny&Alexander, interrotta dai militari dell’Arma alla discoteca Cocoricò di Riccione nella notte tra il 22 e il 23 febbraio con otto persone denunciate per atti osceni. Fra le persone incriminate ci sarebbero sette attori e l’amministratore delegato del locale. Ed è proprio quest ultimo, Marco Palazzi, ad ammettere l’errore ai quotidiani locali. “L’intervento dei carabinieri lo consideriamo legittimo per mancanza del permesso relativo agli spettacoli teatrali. In tanti anni non sapevamo di dover chiedere un permesso specifico per le manifestazioni artistiche all’interno del locale – fanno sapere dall’ufficio stampa del Cocoricò – letto da questo punto di vista dovrebbe decadere la parte penale della vicenda. Se è una cosa a livello di mancanza di permesso si va sull’amministrativo, essendo in buona fede non si dovrebbe andare sul penale”.
All’improvviso sono cambiati radicalmente i toni da parte dello staff del “Cocoricò” nei confronti dei carabinieri. Se nelle prime ore successivo all’accaduto i responsabili della discoteca mostravano notevole indignazione nei confronti delle forze dell’ordine per aver interrotto lo show, tanto da scatenare la polemica sul web, da qualche giorno hanno fatto dietrofront ammettendo il proprio errore e riconoscendo il giusto operato ai militari dell’Arma. Il caso, oltre ai social network, ha attirato l’interesse anche del deputato di Sinistra ecologia e libertà Giovanni Paglia che ha annunciato la presentazione di due interrogazioni parlamentari ai ministri dell’interno e della cultura. Non solo. Sulla vicenda è intervenuto anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha mostrato il suo sdegno sulla presunta censura a livello artistico. Censura che non esiste visto che l’articolo 529 del codice penale dichiara in maniera alquanto chiara il decadimento di scriminante prevista per “opera d’arte”, qualora per motivo diverso da quello di studio, sia offerta in vendita, venduta o comunque procurata a persona minore degli anni diciotto. Cosa che è molto probabilmente accaduta quella sera.
Se dal punto di vista penale agli indagati vengono contestati gli articoli 527 e 528 del codice penale (atti, pubblicazioni e spettacoli osceni), di pari passo si fa avanti la possibile pena amministrativa da parte del comune di Riccione. E la vera “patata bollente” adesso pare sia proprio sulla scrivania del Sindaco. Se il Cocoricò non avesse avuto veramente la licenza di spettacolo, e quindi solo quella da ballo, con la performance di quella sera avrebbe probabilmente commesso un abuso di licenza. Ma non è tutto. Uno degli articoli di regolamento delle licenze da ballo vieterebbe il poter fare balli contrari al buoncostume cosa che forse è potuta accadere quella sera. Al momento è nelle mani del Sindaco la decisione di valutare eventuali violazioni di carattere amministrativo che potrebbero portare a una seconda sospensione della licenza della discoteca in meno di un anno. Se ciò dovesse accadere, come previsto in base al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, alla seconda violazione della licenza potrebbe corrispondere la revoca permanente. La questione si fa sempre più seria per il Cocoricò. Il suo futuro, momentaneamente, sembra essere proprio nella mani del primo cittadino di Riccione che, interpellato telefonicamente, a riguardo della vicenda, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
di Gianluca Daluiso