Vladimiro Giacchè è un banchiere comunista. Conosce i segreti del sistema economico e finanziario. Conosce la Germania, anche perché ci è nato e la ama.
Giacchè è l’autore di Anschluss – L’annessione – L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa, pubblicato nel 2013 da Imprimatur.
Il libro acquista ancor più interesse con l’avvicinarsi delle elezioni europee. L’autore propone una lettura originale della riunificazione tra Germania Est e Germania Ovest del 1990. Parlare oggi di un evento di ventiquattro anni fa serve a capire l’Europa di oggi. Ma è stata riunificazione o annessione? La risposta, anche se dolorosa, è annessione. Dolorosa perché l’annessione per antonomasia è stata quella dell’Austria da parte della Germania nazista nel 1938.
Il processo storico del 1990, ancora oggi non completamente terminato, che ha portato alla scomparsa della Germania Est a favore della Germania, è stata un’annessione. È questo il merito principale del libro: dimostrare ciò che, fino ad oggi, in Italia in pochissimi hanno sostenuto.
Il libro è suffragato da fonti primarie e secondarie non discutibili, ed i dati riportati sono inconfutabili. L’annessione fu monetaria, economica, patrimoniale, nonché giuridica e politica. Uno dei contraltari dell’annessione fu il via libera francese alla nascita dell’Unione Europea (Ue), nel tentativo di contenere, dentro l’Ue, una Germania fuori taglia rispetto alla stessa Francia. Il tentativo francese si rivelò un boomerang. Oggi in Europa comanda la Germania, e la Francia al massimo può fare finta di prendere le decisioni insieme alla Germania.
La Germania Est fu annichilita da tutti i punti di vista, che vengono esaminati uno ad uno dal libro. I risultati meritano una citazione: “il crollo del prodotto interno lordo nel 1990 e 1991 è […], rispettivamente -17,9 per cento e -22,9 per cento. Nessuno tra i Paesi dell’Est ha fatto peggio. […] rispetto a questi Paesi la Rdt era senz’altro economicamente più sviluppata. […] Se anche estendiamo il confronto agli anni successivi, il risultato non cambia. La media annua della ex Rdt dal 1990 al 2004 è stata inferiore a 1 punto percentuale annuo. In altri paesi ex socialisti, che un tempo avevano un’economia meno performante della Rdt, ‘negli anni 1998-2004 il tasso di crescita medio annuo è stato del 4,9 per cento in Estonia, del 3,8 per cento in Ungheria […]. Eloquente è il confronto tra il pil pro capite della ex Germania Est e quello dell’Ovest. Se nel 1989 il pil per abitante della Rdt era pari al 55 per cento della Rft, nel 1991 crolla al 33 per cento; negli anni successivi le distanze si accorciano e si giunge al 60 per cento del 1995; da allora, però, il divario non si riduce sensibilmente”.
La Germania est è il Mezzogiorno della Germania. Un Mezzogiorno in mezzo all’Europa. L’Ue di oggi, con le sue dinamiche derivanti dalla moneta unica applicata a territori con caratteristiche profondamente differenti, sta riproducendo fenomeni conosciuti in Germania già nel 1990. È la “mezzogiornificazione d’Europa”. Guardate Grecia, Cipro, Italia del sud, Sardegna, Spagna, Portogallo, Irlanda e, tra pochissimo, la Francia.
In Sardegna, a sinistra, se parli di colonialismo, ti guardano male. “E cosa siamo, l’India?”. Poi arriva Giacchè che, a proposito della Germania, scrive di conquista “in stile coloniale” e di dinamiche coloniali. Per fortuna! Il libro di Giacchè è una pregevole opera intellettuale ed una potente arma politica, in Sardegna e non solo. In questa ottica, viene superato il dilemma “euro sì, euro no”, per arrivare alla domanda “quale euro, e quale politica monetaria”?
Si rifiuta il pressapochismo, l’esaltazione dell’ignoranza ed il buttarsi, quasi per rinculo, sul complottismo. Ma si rifiuta anche l’accondiscendenza ignobile degli intellettuali, o presunti tali, i quali pur di giustificare il potere distorcono e annientano il proprio sapere.
C’è una terza via? C’è una ricchezza dell’anima, chiamata libertà, che rifiuta i facili compromessi? Giacchè ce la indica.
Qualche settimana fa, in campagna elettorale, sono stato avvicinato da una coppia di giovani. Non lavorano, hanno sempre vissuto di sussidi, e mi offrivano 150 voti di preferenza in cambio di un posto di lavoro. Li ho mandati via a urla, con frasi tipo: “meglio poveri e liberi, che ricchi e schiavi”. Ci crediamo veramente?