Per tre volte Silvana Spaziani, 46 anni, ha presentato denuncia contro il consorte per i maltrattamenti subiti. I carabinieri hanno ricostruito la dinamica e hanno arrestato l'uomo, che ha confessato dopo tre ore di interrogatorio, con l’accusa di omicidio volontario. Ad aggravare la sua situazione la telefonata alle pompe funebri per simulare un incidente
Drammatica vigilia della festa delle donne a Giglio, piccola frazione del comune di Veroli, a pochi chilometri da Frosinone, dove il 7 marzo si è consumato l’ennesimo femminicidio. Al termine di una lite, un uomo di 44 anni ha ucciso la moglie, Silvana Spaziani, 46 anni, scaraventandola nella tromba delle scale, poi ha cercato di nascondere l’omicidio simulando l’incidente domestico. Per tre volte, in passato, era stato denunciato dalla moglie per violenza.
I carabinieri hanno ricostruito la dinamica e lo hanno arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Per tre ore ha provato a difendersi davanti ai magistrati. “E’ stato solo un incidente“, ha ripetuto decine di volte. Poi la confessione.
La tragedia si è consumata la notte del 6 marzo al termine dell’ennesima lite tra marito e moglie, una coppia in crisi già lacerata dal dolore per la scomparsa nel 2005 del loro unico figlio di 14 anni, morto per una malattia genetica. Da una piccola discussione si è passati presto alle mani, ancora una volta. Già in passato, infatti, il marito, ex operaio che tira avanti con qualche lavoretto saltuario di manovale e giardiniere, aveva picchiato la moglie, due anni più grande di lui. E per quegli episodi era stato tre volte denunciato. La sua violenza era scritta nero su bianco, tutti sapevano dei dissidi tra i due, tanto che i litigi ormai avevano assunto una frequenza pressoché quotidiana.
Nella piccola abitazione di Giglio, una casetta di due piani alla periferia del comune di Veroli, la lite si è però trasformata in omicidio volontario: l’uomo ha afferrato la moglie e l’ha scaraventa sulle scale che portano in taverna. La donna ha battuto violentemente sui nove gradini perdendo i sensi. Il suo corpo esanime, in un lago di sangue, è rimasto steso a terra per ore. Il tempo impiegato dall’omicida per provare a inscenare l’incidente domestico, tanto da chiamare addirittura anche l’impresa di pompe funebri. I carabinieri non hanno creduto neanche un minuto alla ricostruzione del marito pensando subito all’omicidio. I rilievi tecnici condotti dal reparto operativo del comando provinciale di Frosinone hanno dato loro ragione. Per questo l’uomo viene fermato e condotto in caserma, dove ha continuato a negare anche di fronte ai magistrati.
Solo tre ore dopo, arriverà l’epilogo con confessione e arresto per omicidio volontario. Nei prossimi giorni sarà eseguita l’autopsia sulla donna, che – secondo le prime informazioni – non sarebbe morta sul colpo ma solo a distanza di qualche ora. Elementi che potrebbero aggravare ancor più la posizione dell’omicida.