Il caso Gazzabet finisce in Parlamento. L’idea dell’amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane, di darsi alle scommesse sportive per incrementare gli introiti del gruppo e di utilizzare a tal fine la Gazzetta dello Sport, aveva già suscitato le proteste della redazione della “Rosea”. Adesso anche la politica comincia a interessarsi alla vicenda: un’interrogazione del Movimento 5 Stelle (il primo firmatario è Massimo Baroni), presentata giovedì 6 marzo alla Camera, chiede al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e a quello dell’Economia, Pietro Carlo Padoan, se hanno intenzione “di porre in essere iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate a impedire conflitti di interesse nonché significativi disagi economici e sociali”.

Già, perché al centro dell’interrogazione non c’è solo l’opportunità di incrementare il mercato del gioco d’azzardo legale in Italia, che rappresenta il 23% dell’intero settore mondiale online, e che nel 2012 ha superato gli 88 miliardi di euro. E neppure “gli interrogativi sul piano etico, giuridico e deontologico” sollevati nella nota sindacale dell’11 gennaio scorso, in cui si parla di “storia e prestigio del giornale a rischio, insieme alla credibilità e all’autorevolezza dei suoi giornalisti”. Anche i deputati pentastellati mettono in risaltato il potenziale “conflitto di interessi che si verrebbe a creare all’interno di Rcs”. Una questione denunciata proprio dai dipendenti della Gazzetta. E di cui ilfattoquotidiano.it è fra i primi ad essersi occupato.

“Tra gli azionisti del gruppo – si legge infatti nel comunicato, citato all’interno dell’interrogazione – ci sono anche diversi proprietari di importanti club della Serie A di calcio come l’Inter, la Juventus, la Fiorentina e il Torino. Con l’apertura di un’agenzia di scommesse interna a Rcs, alcuni azionisti del gruppo si ritroverebbero di fatto proprietari allo stesso tempo: a) di squadre di calcio; b) del più importante e letto quotidiano sportivo italiano; c) di un’agenzia di scommesse che proporrebbe puntate anche sulle partite di calcio delle loro squadre”.

Una situazione sconveniente, almeno dal punto di vista teorico. Non da quello pratico, però, perché – come messo in luce da ilfattoquotidiano.it – le attuali leggi del calcio italiano presentano un vuoto normativo che non bloccano il progetto di Rcs. L’unico ostacolo potrebbe essere dettato dall’art. 6 comma 1 delle Noif della Figc, che vietano a soci e tesserati delle società di “effettuare o accettare scommesse, direttamente o per interposta persona”.

Ma la norma non impedisce espressamente a un presidente di un club di calcio di essere proprietario di quote di società di scommesse sportive. Per questo – nonostante i dubbi e le proteste della redazione (c’è anche una petizione online che ha già raccolto più di mille firme) – Gazzabet va avanti. E, come sottolinea l’interrogazione, dovrebbe partire ufficialmente entro l’inizio dei prossimi Mondiali di Brasile 2014 (in calendario dal prossimo 12 giugno). Sempre che uno stop non arrivi dai piani alti del governo.

“Il tema del gioco d’azzardo è molto complesso e va affrontato a 360 gradi”, spiega il deputato M5S Alberto Zolezzi, tra i firmatari del testo. “Noi stiamo cercando di farlo. E ci sembra grave che uno dei più importanti e diffusi quotidiani italiani voglia investire nell’attività delle scommesse sportive, senza dimenticare l’aspetto politico ed economico della vicenda. Spingeremo da più commissioni perché l’interrogazione venga calendarizzata nelle prossime settimane. E ci aspettiamo di ricevere una risposta all’altezza della gravità del problema”.

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