Durante le celebrazioni per l'8 marzo, il capo dello Stato interviene sulla polemica che, tra fine gennaio e inizio marzo, ha investito la presidente della Camera Laura Boldrini e il Movimento cinque stelle, a seguito degli insulti comparsi in Rete all'indirizzo dell'ex commissario Unhcr. Sulla parità di genere dice: "Tema non superato". Un'indicazione sulla legge elettorale in discussione a Montecitorio
“Il sessismo se da volgare battuta da bar sale nelle sfere politiche, se si esprime in Parlamento, se usando blog e siti si diffonde legittimato da fonti autorevoli, diventa un virus duro da estirpare“. Giorgio Napolitano coglie l’occasione della Giornata internazionale della donna per citare “esempi ignobili come insulti e minacce contro la presidente della Camera Boldrini” attaccando quindi, pur senza nominarli sia Beppe Grillo che il Movimento cinque stelle.
Tutto nasce quando Laura Boldrini decide, il 29 gennaio, di applicare la “tagliola” sugli interventi proposti contro il decreto Imu-Bankitalia considerato un regalo alle banche da quattro miliardi. Il M5S insorge: i deputati dopo la protesta vocale invadono i banchi del governo. Scoppia una rissa che culmina con il ceffone del questore di Scelta civica Stefano Dambruoso alla deputata grillina Loredana Lupo. Il giorno seguente è il più totale caos, tra insulti, commissioni bloccate e un’altra rissa questa volta verbale, tra il capogruppo del Pd Roberto Speranza e una delle figure di riferimento dei Cinque stelle, Alessandro Di Battista. Le porte degli uffici della presidente della Camera Laura Boldrini vengono sbarrate per sicurezza e i commessi presidiano l’Aula di Montecitorio. Negli stessi giorni il M5S presenta l’impeachment per Napolitano mentre Enrico Letta, allora presidente del Consiglio, parla di “eccessiva tolleranza nei confronti dei Cinque stelle” stigmatizzando gli attacchi che dal blog di Beppe Grillo partono all’indirizzo della Boldrini, autrice della ghigliottina. Perché nel frattempo la polemica si sposta sugli insulti sessisti che il deputato grillino Massimo Felice De Rosa rivolge alle colleghe Pd accusate di essere in Parlamento solo perché “brave a far pompini”. Frase che gli costerà una querela per ingiuria.
Nella notte del 31 gennaio compare sulla pagina Facebook del Movimento un video, postato da un attivista in cui si chiede agli utenti web “cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”. Una domanda che dà il via libera a migliaia di commenti, per lo più irripetibili, contro la presidente della Camera. Lo staff della comunicazione dei grillini corre ai ripari: “Non c’entriamo niente, abbiamo già cancellato tutto”. Ma ormai la polemica è innarrestabile. Il giorno seguente, Laura Boldrini è ospite del programma Rai “Che tempo che fa“: l’intervista di Fabio Fazio diventa per lei l’occasione per rispondere a tutte le offese ricevute: “Il Movimento cinque stelle è eversivo. Il video su Facebook è istigazione alla violenza e allo stupro. Chi scrive non vuole il confronto ma offendere e umiliare. Sono potenziali stupratori“.
Così, il presidente della Repubblica interviene oggi, 8 marzo, in difesa della Boldrini pur senza nominarla esplicitamente: “Alle aggredite in quanto donne, non si fanno mancare insulti e minacce a sfondo sessuale. Non bisogna minimizzare questi episodi tanto più gravi quanto più colpiscono avversarie in politica, e comunque donne nelle istituzioni. E ne abbiamo avuto in Italia esempi ignobili“, ha sottolineato il capo dello Stato durante le celebrazioni della festa della donna in Quirinale.
Poi Napolitano ha allargato il discorso alla violenza di genere: “Si rincorrono notizie di messa in rete di situazioni imbarazzanti riprese dall’ex partner o dai ragazzi di un branco con gli smartphone, per non parlare delle false identità attribuite su un blog a una ragazzina di cui si traccia un ritratto distorto e umiliante. Queste aggressioni hanno indotto ragazze soprattutto adolescenti anche al suicidio”. E non può mancare poi il tema della parità di genere, argomento molto caldo nei giorni in cui si discute di introdurre il principio un uomo/una donna all’interno della riforma elettorale: “Troppo spesso si sente dire che il tema delle pari opportunità è superato perché viviamo in una condizione di uguaglianza giuridica e materiale tra i sessi. Ovviamente non è vero – ha detto Napolitano – In particolare non lo è in Italia, dove riconoscimenti e successi femminili crescenti nell’istruzione si traducono solo in parte in una maggiore presenza nei vertici delle varie professioni e soprattutto non bastano a produrre tassi di attività comparabili a quelli di altre economie avanzate”.
E sulla parità di genere in Parlamento si è espressa anche la stessa Laura Boldrini che oggi – intervistata da Il Messaggero ha detto di essere delusa dal M5S perché si ritiene “migliore” – “Le donne sono la metà del Paese, dunque non è strano che vogliano essere la metà della rappresentanza parlamentare. Per questo spero che la riforma sappia rispettare la parità di genere”, ha sostenuto la presidente della Camera nel consueto videomessaggio settimanale diffuso su Youtube. “In questo senso – ha aggiunto – ritengo che la legge rappresenti un’ottima opportunità per tradurre il cambiamento in azioni concrete”. Un po’ meno esplicita la renziana Maria Elena Boschi, neo ministro delle Riforme e di Rapporti con il Parlamento: “Ovviamente, come per gli altri profili che hanno riguardato le legge elettorale, se c’è la possibilità di migliorarla con la partecipazione di tutti gli attori ci proveremo fino in fondo, mantenendo gli fermi impegni presi“.