“Stop at the top, ci fermiamo nel momento di maggiore successo, perché non vogliamo offrire un prodotto scadente, solo per farlo a tutti i costi”. Queste erano state le parole di Arianna Ciccone, che insieme a Christopher Potter è dal 2006 alla guida del Festival internazionale del giornalismo di Perugia, manifestazione da loro ideata e portata avanti con lo scopo di parlare di informazione, libertà di stampa e democrazia tramite incontri e workshop, tutti rigorosamente a ingresso gratuito.
A margine della decisione dell’amministrazione regionale, che nonostante la crescita del Festival e il turismo che ogni anno attira nel capoluogo umbro, aveva annunciato il taglio dei fondi, i due fondatori avevano deciso di sopprimere la loro creatura, per evitarle un’agonia prolungata o meglio, per non vederla svilita in un evento raffazzonato. E così, il 17 ottobre dell’anno scorso veniva decretata la fine di uno tra i più importati incontri culturali del Bel Paese, come sempre abbandonato alla noncuranza delle istituzioni competenti.
Ma questa volta è successo qualcosa che, in Italia, ha dell’incredibile. È stata la gente, attraverso la rete, a voler prendere la parola, e all’annuncio della chiusura del Festival, ha dato il via a una vera e propria mobilitazione popolare, fino ad arrivare a risultati insperati. “Poche ore dopo la notizia della chiusura, la reazione di una comunità incredibilmente forte e vasta, composta in primo luogo da chi ha animato il Festival in questi anni, ci ha spinto ad accettare la sfida: una campagna di crowdfunding, di contributi liberi, aperta a chi vuole che ci sia anche l’edizione 2014”, aveva detto la Ciccone.
Da un lato quindi, chi la kermesse l’aveva vissuta in prima persona, giornalisti, studenti o semplici cittadini che avevano calcato le strade di Perugia durante le precedenti sette edizioni, dall’altra le multinazionali che, vista la grande risonanza mediatica, si sono prodigate per mettere a disposizione sponsorizzazioni più o meno cospicue. E così, grazie alla piattaforma di raccolta fondi online messa in piedi dall’organizzazione, in 90 giorni, dopo una partenza a razzo e le tante donazioni importanti, tra cui l’Ordine dei Giornalisti con 20 mila euro e le grandi testate come Il Fatto Quotidiano e la Repubblica, sono stati raggiunti oltre 115mila euro a fronte di un goal prefissato di 100 mila, a testimonianza dell’affetto che ruota attorno a quest’iniziativa.
A seguire sono arrivati i main sponsor come Tim, Enel, Google e Nestlè, ai quali si è aggiunto tre giorni fa il colosso del web Amazon. Dal basso quindi, compensando la mancanza dei soldi pubblici sono arrivate le donazioni, anche piccole, dei sostenitori privati e l’impegno dei grandi donatori che da sempre hanno appoggiato la manifestazione.
Ed è grazie a questo risultato che il festival avrà luogo, dal 30 aprile al 4 maggio 2014 e sarà totalmente privato. Sì, perché anche se dopo un simile exploit, la Regione Umbria era tornata sui propri passi stanziando un finanziamento di 160 mila euro, la risposta dei due fondatori era stata a quel punto categorica: “Soldi pubblici non ne vogliamo più. È una questione di principio”, decidendo la totale esclusione delle istituzioni dal sostegno della kermesse.
Un episodio surreale, che apre un percorso importante in un Paese come il nostro ancora arretrato sotto questo punto di vista e che premia un evento da sempre impegnato sul lato social, curato ad hoc dai suoi organizzatori e costantemente indirizzato verso la ricerca della partecipazione attiva da parte degli utenti.
Non resta che segnare sul calendario le date di quest’ottava edizione, sudata dagli organizzatori e realizzata a furor di popolo, che per 5 giorni farà incontrare diverse realtà, dai giovani volontari provenienti da tutto il mondo, ai tanti giornalisti professionisti e aspiranti tali che si alterneranno nella splendida cornice di Perugia, tra incontri, dibattiti, presentazioni di libri e proiezioni, con un calendario ricco di eventi incentrati sulla tematica dello sviluppo dell’informazione nell’era di internet.