Nel mentre che lo spauracchio della crisi economica avanza e si ripete ciclicamente di generazione in generazione, i vecchi ideali muoiono e nuove luci si scorgono all’orizzonte. L’imprenditoria sociale si fa strada come risposta socio-culturale, economica e ambientale alla realtà consumistica. Si tratta di un settore innovativo che cerca di trovare risposte ai fallimenti del mercato proponendo delle soluzioni creative e sostenibili ai problemi sociali. Questo tipo di iniziativa, ponendo l’accento sui servizi alla comunità, piuttosto che sulla generazione di profitto, unisce il settore imprenditoriale e quello pubblico in un unico binomio al servizio delle comunità.
Gli imprenditori sociali sono visionari che vedono al di là dell’usuale. Maria Montessori, creatrice di un rivoluzionario metodo educativo, è uno dei gloriosi casi d’imprenditoria sociale, così come il premio Nobel Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank, creatore di un sistema bancario basato sulla mutua fiducia che fa credito ai più poveri tra i poveri nel Bangladesh rurale, finanziando e aiutando lo sviluppo delle loro piccole imprese o di progetti locali.
Sam Goldman e Ned Tozun, sono invece i creatori di D-light, un’impresa sociale che ha realizzato delle lampade solari in grado di offrire una soluzione rinnovabile ed economica ai 2,6 miliardi di persone al mondo che ancora non hanno accesso all’elettricità. Un altro esempio arriva dagli Usa e si diffonde rapidamente tra India e Africa Centrale. Nel mondo 200 milioni di ore vengono spese ogni giorno per raggiungere fonti d’acqua spesso inquinata o altamente tossica. Cynthia Koenig, giovane imprenditrice newyorchese ha creato Wello, una ruota, interamente riciclata ed economica dalla capacità di 50 litri, un apparecchio in grado di salvare 4100 bambini al giorno filtrando le impurità e rendendo l’acqua potabile. La Cardboard Technologies è invece ideatrice di biciclette e sedie a rotelle interamente costruite da cartone riciclato. Le loro sedie costano appena 8 €, pesano 9 kg e ne reggono 180. Si tratta di prodotti incredibilmente economici e resistenti che vengono distribuiti tra i meno abbienti dell’Africa dove la società progetta di aprire una fabbrica coinvolgendo i disabili stessi nella produzione.
Splendide imprese sociali nascono anche dall’iniziativa collettiva. The UK Social Enterprise Awards è un progetto che da 15 anni si occupa di celebrare l’impegno di 68000 movimenti sociali, attività che anno rimesso in moto intere comunità. Alston Moor, cittadina remota della campagna inglese, si è aggiudicata il titolo di “Social Enterprise Town”. La maggior parte delle imprese sociali del distretto, dalla panetteria alla stazione ferroviaria, sono per lo più mandate avanti dal lavoro di volontari. Quando le compagnie del territorio rifiutarono di fornire la zona dei servizi di connessione internet, la comunità di Alston Moor fondò la propria impresa, Cybermoor. I cittadini comprarono le azioni della compagnia e i lavoratori locali sondarono le strade per installarvi i cavi necessari.
Fondamentale è anche il ruolo giocato dalle cooperative e le associazioni. Il “made in carcere” è in grado di ridurre i costi di produzione e i prezzi finali, e al tempo stesso rieducare attraverso l’arte e il lavoro. L’Associazione Libera produce invece in terreni sequestrati alla mafia, vendendo il ricavato all’interno di mercati equo-solidali. Un altro esempio è la cooperativa Progetto H di Macomer che punta all’integrazione sociale di persone svantaggiate, offrendogli delle opportunità di lavoro, sviluppando le potenzialità della comunità e sensibilizzando al tema.
Make a change è invece un movimento che promuove, monitora e sviluppa un importante rete di business sociali. Il loro ultimo concorso “You Are Welfare” offriva un premio di 40mila euro di finanziamento a fondo perduto per la migliore idea imprenditoriale sul welfare. Chiunque voglia puntare sull’impresa sociale sappia che ci sono numerosi incentivi, e anche la Commissione Europea ha seri progetti in merito.
Marx e Smith si stringerebbero la mano, non quella invisibile, nel vedere come il libero mercato e le sue leggi si stiano sempre più spontaneamente compromettendo alle esigenze etiche e sociali, sfatando i dogmi di entrambe le ideologie. L’imprenditoria sociale non solo conviene ma si rivela un mercato virtuoso, capace di rivoluzionare la vita dei singoli e di intere comunità.
Gian Luca Atzori, Maura Fancello