Società

Italia, diario della Repubblica del (dis)gusto

Il nuovo esecutivo è scotto, ma vuoi mettere la soddisfazione di avere un nuovo premio Nobel? Urge un nuovo inno nazionale per celebrare quel che siamo diventati: la repubblica del (dis)gusto

3 marzo 2014 – È la solita minestra: Renzi che come tutti i bravi bambini toscani ha sempre mangiato la ribollita della mamma, ribolle anche ministri e sottosegretari del suo (primo?) governo. Alcuni italiani, non si sa se più sensibili alle questioni di cucina o di politica, si seccano, ma interviene una notiziona a distrarli. L’Italia ha vinto il Nobel. Anzi, come si dice in questi casi: abbiamo vinto.

Il Nobel in questione, riportato dai media senza virgolette, sarebbe quello della cucina. Vuoi vedere che a Stoccolma hanno avuto una botta di invidia per Kassel, e vogliono emulare l’invito di Ferran Adrià a documenta? Niente del genere: il “Nobel” tra virgolette lo dispensa la White Guide, guida svedese che premia il migliore chef del mondo, per l’anno in corso il modenese Massimo Bottura. Poiché la premiazione si è svolta a Stoccolma, ecco il titolo servito ai giornali sul piatto d’argento. Ma che bel 2014: non abbiamo solo l’Oscar, quello vero: ci abbiamo pure il Nobel, e chi se ne frega delle virgolette. La notizia del Nobel a Bottura si diffonde a macchia d’olio via twitter. Essere italiani ci farcisce di gastronomico orgoglio.

7 marzo 2014 – Cotanta fierezza necessita di un nuovo inno nazionale che celebri il neonato patriottismo. Ci pensa Crozza, che riconosce nel genio del mancato ministro Oscar Farinetti il nume tutelare della patria. Il nuovo inno s’intitola “Fratelli d’Eataly; i nuovi valori su cui si fonda la repubblica sono il puzzone di Moena, il pane di Casoria, la bottarga di triglia (sic), il pistacchio di Bronte, il ragù del Piemonte, e via di seguito tra presìdi veri e inventati, che tanto si confondono.

8 marzo 2014 – Repubblica che vai, elezioni che trovi. Siccome di votare non se ne parla più, i brogli ora si sospettano nelle elezioni di Masterchef. Lo sconfitto Almo accusa i triumviri Cracco-Barbieri-Bastianich di avere favorito la scalata del vittorioso Federico. Lo spettro dell’assolutismo si aggira sull’Italia, e difatti l’eletto si difende: “Ho vinto perché ho il palato assoluto”.

Nello smantellamento costituzionale in corso, chissà che non si arrivi a varare il nuovo articolo: l’Eataly è una repubblica gastronomica fondata sul disgusto politico. L’Italia, invece, potrebbe riprendere a fondarsi sul lavoro, in particolare su quello di chi coltiva, alleva, produce cibi di qualità. Tornare a produrre il cibo che mangiamo ha un che di rivoluzionario, anche se al momento ci sfugge.