Un viaggio a Bali è il sogno di molti occidentali. L’isola è un paradiso non solo turistico. La memoria ci riporta all’ottobre del 2002 quando un attentato terroristico provocò la morte di 200 persone di cui la stragrande maggioranza turisti. Fu il primo di una spiacevole serie. A progettarlo un gruppo islamico legato ad Al Qaeda, la JI (Jemmah Islamiyah). La JI da sempre riceve comunicazioni e soprattutto fondi da Al Qaeda. L’islam nell’intera Indonesia vi è giunto tra il XVI e il XVIII secolo, portato da mercanti e missionari provenienti dalla Penisola arabica e dalla Penisola indiana. La presenza di Al Qaeda, nel paese con il più alto numero di musulmani al mondo, non poteva non farsi sentire. In altri paesi del sud-est asiatico la presenza musulmana è minoritaria. La Thailandia ad esempio meta di molti turisti italiani per le sue spiagge incontaminate è oltremodo fondamentale per Al Qaeda per il commercio della droga attraverso gang locali.
Recentemente ha destato molta preoccupazione la minaccia di Al Qaeda ai turisti in visita in Egitto affinché procedessero all’abbandono del paese dei faraoni. Il gruppo jihadista Ansar Bayt al-Maqdis ha rivendicato l’ultimo attentato al bus di turisti nel Sinai.
Quando poi nel 2007 molti italiani partivano per un viaggio di nozze alle Maldive una cellula di al-Qaeda operativa nell’arcipelago si presentava con un videomessaggio. Lo slogan era abbastanza diretto: “I vostri fratelli delle Maldive vi stanno chiamando”. Tutto ciò per annunciare la nascita di una prima cellula jihadista. Nel video si intravedevano dei terroristi all’interno della moschea di Dhar al-Khuir, sull’isola di Himandhoo, intenti in preghiera. Da allora Al Qaeda nelle Maldive ne ha compiuti di attentati terroristici. La classe politica ha fallito da tempo, molti partiti e i loro quadri dirigenziali hanno squassato le Maldive favorendo un processo indirizzato verso l’estremismo religioso e la militanza nelle organizzazioni terroristiche.
Altro teatro di villeggiatura diventato oggi terreno di Al Qaeda è di sicuro l’arcipelago delle Isole Comore, luogo di nascita dello storico capo di Al Qaeda in Africa dell’Est, Fazul Abdullah Mohammed morto nel 2011 dopo esser sfuggito per dieci anni all’FBI. Le isole Comore e tutto l’Oceano Indiano da tempo sono diventati terreno fertile per le scorribande dei pirati di Al Qaeda. L’Oceano in questione è diventato pericoloso soprattutto per le navi da crociera, italiane e non solo, che spesso sono riuscite a fuggire ad attacchi terroristici. A questo punto occorre fare una considerazione. Il progetto jihadista dopo la morte di Bin Laden non si è mai esaurito anzi i suoi successori approfittando di crisi interne in diversi Stati a maggioranza o minoranza islamica si sono organizzati nuovamente per proseguire nel loro intento terroristico creando una rete di supporto alla jihad globale, che utilizza diversi Stati per finanziare e accrescere il terrorismo di matrice islamica.
(Sulla holding del jihad globale vi invito alla lettura di questo mio articolo per Informazioni della Difesa, rivista dello Stato Maggiore della Difesa)