Una casa costruita quasi quaranta anni fa, in una cittadina del nord del Portogallo.
Il lotto è piccolo, non piano, e di forma poligonale irregolare. Una composizione di piccoli volumi color ocra con poche finestre che aprono verso la strada, come un fortilizio minuto cintato, riempie quasi completamente un lato del terreno disponibile; in qualche punto, manca lo spazio per passare tra la casa e il muro perimetrale; intorno restano solo frammenti di suolo in apparenza “avanzi”, risulta, a quote diverse.
Quel che rimane all’aperto, dall’altro lato, è come una grande stanza scoperta, a tutti gli effetti parte della casa. È un giardino dallo spazio fortemente orientato dalla direzione dei muri: quelli di cinta disposti a comporre forme in continuità con quelli che definiscono il volume abitato.
Lo spazio “tira” da un punto all’altro della casa. Quelle interruzioni continue dei muri -porte e finestre- sono lì, disposte in modo da aprire canali visivi di grande potenza e dinamicità.
È un complesso meccanismo di tensioni, di ascendenza modernista, che riesce a generare anche quel senso di domesticità delle corti strette e assolate di tante piccole e semplici case dell’Europa meridionale.
[Alvaro Siza y Vieria, Casa a Santo Tirso, Portogallo 1976 / Fotografie, 1988]