Rcs argina le perdite, ma va peggio del previsto. Il 2013 dell’editrice del Corriere della Sera si è infatti chiuso con un rosso 218,5 milioni di euro, 70 in più delle attese del mercato, ma più di 200 in meno del 2012 quando il gruppo editoriale aveva registrato un risultato negativo per 507,1 milioni di euro. Nessun recupero, invece, sul fronte del fatturato che ha perso altri colpi ed è passato da 1,51 a 1,31 miliardi.
A fine 2013 il gruppo editoriale aveva un organico di 3.982 persone, 528 in meno rispetto all’anno prima “grazie ai piani di riorganizzazione che hanno coinvolto pressoché tutte le aree del Gruppo”. Senza contare i 70 in cassa integrazione guadagni straordinaria. Sul fronte dei debiti, invece, è la stessa società a sottolineare come buona parte degli incassi degli ultimi mesi siano andati ai creditori. “Grazie all’aumento di capitale, alla cessione del gruppo Dada, alla cessione del comparto immobiliare di San Marco, la posizione finanziaria netta passa da -845,8 milioni di Euro al 31 dicembre 2012 a -476 milioni nel 2013, registrando esborsi per investimenti, per oneri non ricorrenti e l’assorbimento della gestione tipica”, si legge nella nota che ha annunciato i conti.
Dove si precisa che le dismissioni non sono finite. “Continueranno anche nel 2014, per raggiungere il target previsto dal Piano per lo Sviluppo 2013-2015, le attività di valorizzazione di asset ritenuti non core. Per tale contributo l’indebitamento del Gruppo è atteso in contrazione rispetto al 31 dicembre 2013”, precisa la società. Non è invece previsto un effetto particolare sugli utili dell’editrice, visto che per quest’anno “si prevede un risultato netto ancora negativo sebbene in miglioramento rispetto a quanto registrato nell’esercizio 2013″.
Slitta infine al prossimo 24 marzo il chiarimento sulla composizione del consiglio di amministrazione, dal momento che le cinque ore di riunione di lunedì 10 non sono bastate a “completare l’esame dei punti all’Ordine del Giorno”. Inclusa la convocazione dell’assemblea annuale dei soci che a sorpresa slitta di 8 giorni dal 30 aprile originariamente previsto all’8 maggio e “al fine di consentire – alla luce dell’ampliamento del flottante – la più ampia partecipazione ai lavori assembleari”.