Riprendiamo la frase pronunciata l’8 marzo dal super Presidente. Una delle poche che ci sentiamo di condividere nel suo interregno. Ma il sessismo pronunciato, non a caso nel giorno della festa della donna, non è, al pari dei principi universali, né di destra né di sinistra, né di sesso maschile né di sesso femminile. Infatti secondo il comune significato, il “sessismo” è una forma di discriminazione tra gli esseri umani basata sul genere sessuale.
Chi pretende di qualificare la parola “sessismo” esclusivamente con il colore rosa compie un’operazione orwelliana volta a creare il pensiero unico, che in questo Paese abbonda. Per non parlare della metastasi del politically correct, cancro della libertà.
La discussione sulle quote rosa, in seno alla mostruosità chiamata Italicum (il Superporcellum al quadrato), è un effetto collaterale del pensiero unico. In Italia secondo i dati Istat 2012 la popolazione è composta per la maggior parte da donne. Chi impedisce loro di partecipare alla vita politica e di scegliersi più donne nell’agorà? Lo stesso Porcellum è tale da impedire che le donne entrino in politica perlomeno nella stessa proporzione della popolazione? Assolutamente no. E dunque perché dobbiamo introdurre le quote rosa, ossia un recinto (da molti movimenti femminili criticate al grido “non siamo Panda”) che può avere un senso se volto a tutelare una minoranza che diversamente non troverebbe alcuna rappresentatività (es. per le comunità religiose o etniche)?
In passato io stesso mi sono pronunciato positivamente sulle quote rosa ma solo perché le ho intese come una sorta di start up per consentire un avviamento in settori palesemente connotati dalla presenza maschile, come accade nei consigli di amministrazione in seguito all’entrata in vigore della legge Golfo-Mosca. Oggi le “quote rosa”, la “parità di genere” e le “pari opportunità” non sono più uno strumento per rivendicare parità (oramai raggiunta in ogni campo, e addirittura in molti campi ampiamente superata: ad es. tra gli insegnanti, i magistrati, ma anche tra gli stessi avvocati la maggior parte sono donne, eppure gli uomini non rivendicano la parità di genere) ma sono divenute strumento per rivendicare più diritti e più potere rispetto agli uomini. E tale rivendicazione è aberrante, perché appunto sessista e in aperta violazione del principio di uguaglianza.
Una guerra ideologica sessista si è annidata nella nostra società attraverso la campagna del femminicidio (martellata ogni giorno dai mass media, a fronte di un numero non emergenziale (come dimostra il sito Bollettinodiguerra.noblogs.org), attraverso i messaggi della presidente della Camera Laura Boldrini (“sul web navigano potenziali stupratori“) che vanno ben oltre il M5S, attraverso la martellante campagna pubblicitaria (decine di aziende hanno fatto della lotta al femminicidio un brand), teatrale (decine gli spettacoli sul femminicidio), verbale (decine e decine gli incontri sul territorio).
L’obiettivo è stato colpevolizzare l’uomo in quanto uomo, poco importa che l’80% dei morti sul lavoro, di suicidi, di senzatetto sia maschile. Poco importa che in Italia ci siano decine di morti ogni anno anche per mano femminile (il caso efferato di Cesano Maderno, per mano di ben due donne, moglie e figlia, è solo uno tra i tanti). Lucia Annibali, donna straordinaria nella tragicità dello sfregio che l’ha segnata, merita rispetto e proprio per questo non la si deve usare. Il suo aggressore merita disprezzo e il massimo della pena. Ma c’è un caso identico ed anche più grave per le conseguenze fisiche (quello di William Pezzullo). Alla prima Napolitano ha conferito il cavalierato. Il secondo è caduto nell’oblio. Una donna merita forse più rispetto e attenzione dell’uomo? Non sono forse entrambe persone?
Questo è sessismo.
La violenza non ha sesso, come dimostrano anche i fatti di cronaca ma il doppiopesismo tende a porre al centro dell’attenzione esclusivamente la donna come vittima. Basta dare una lettura costante a CorSera: due fatti analoghi (quello di Frosinone e appunto quello di Cesano Maderno) sono stati affiancati, ma al primo, l’omicidio della donna, son state concesse 60 righe, al secondo l’omicidio dell’uomo, 20 righe.
Il sessismo va debellato, soprattutto se volto a far germogliare il seme malato della guerra tra i sessi, avanposto di una battaglia ancor più inquietante quale la demolizione della famiglia, in un percorso ingegneristico finalizzato a cambiare d’imperio la società civile. Destrutturata, più controllabile, tanti soggetti asessuati, solo automi consumatori.