Tagli permanenti alla spesa “per coprire la riduzione del cuneo fiscale“. E’ sempre la stessa ricetta quella che intende seguire anche il nuovo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che si trova a Bruxelles per l’Eurogruppo: “Il programma passa per riforme strutturali, riduzione del cuneo coperto in modo permanente da tagli di spesa, condizione importante per garantire la sostenibilità di bilancio”. Il titolare del ministero di via XX Settembre, davanti ai ministri dell’Economia della zona euro, ha sottolineato che il piano di riforme deve essere avviato subito, assicurando che “i risultati saranno crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi nel giro di 2-3 anni”. Il ministro è tornato anche sul lavoro del governo Letta, in buona parte ripreso dall’esecutivo Renzi: “Molte delle direzioni dell’esecutivo sono in linea con quelle del governo precedente”, la differenza è che l’esecutivo Renzi “intende accelerare”.
“Ho approfittato dell’usanza con i nuovi membri per esporre all’Eurogruppo a grandi linee il programma di governo basato su aggiustamenti strutturali” improntati “su orizzonti temporali di medio termine cioè l’orizzonte che si è posto il governo”. Il ministro ha indicato gli interventi necessari da effettuare: “Ora la priorità è mettere in atto politiche a favore di crescita e occupazione, non disperdendo l’enorme risultato di finanze pubbliche che sono molto più sostenibili di quanto non fossero tempo fa, sarebbe una sciocchezza, per fare un understatement”. Tra i primi nodi da sciogliere c’è anche quello dei debiti dello Stato con le imprese. L’esecutivo Renzi – ha precisato Padoan – “sta lavorando a uno strumento legislativo che colleghi il pagamento dei debiti a un riassetto permanente del sistema per evitare che in futuro si accumulino” ancora. Secondo quando si apprende, il provvedimento è in stato molto avanzato e potrebbe arrivare al consiglio dei ministri di mercoledì. Il titolare di uno dei ministeri chiave su cui Matteo Renzi punta per attuare il suo piano di governo si è soffermato anche sul ruolo che il Paese deve avere in Europa: “L’Italia viene in Europa per fare delle cose non per chiedere dei favori”.