LA GIORNATA
Fuori i secondi. Chiuso il discorso scudetto da almeno due mesi, con la vittoria del Napoli sulla Roma s’infiamma la lotta per il secondo posto. Per accedere alla Champions senza preliminari restano favoriti i giallorossi – tre punti in più in classifica, una partita da recuperare e gli scontri diretti favorevoli (2-0 all’andata, 0-1 al ritorno) – che ieri sera hanno anche giocato meglio per quasi un’ora. La curiosa formazione scelta da Garcia, in campo senza attaccanti, ha dato ragione al tecnico francese. Ma la Roma ha sciupato troppo, e quando Reina non ci ha messo le sue manone Gervinho al solito s’è mangiato l’impossibile. A metà ripresa Benitez, onesto nel dopopartita nell’ammettere i meriti degli avversari, ha ribaltato l’asfittico centrocampo azzurro, e alla distanza è uscito il Napoli che ha iniziato a spingere con più convinzione. Fino a quando Callejon non ha trovato la sua decima vittima. Tranquilla e indifferente come un derviscio persiano a quello che stava accadendo al San Paolo la Juventus, che a mezzogiorno aveva battuto la Fiorentina nella prima di tre sfide nel giro di dieci giorni – ora c’è il doppio scontro negli ottavi di Europa League – e oramai gioca per i record e non si cura più delle avversarie. L’unico brivido per i bianconeri a pochi minuti dalla fine, quando Matos stampa sulla traversa la palla del possibile pareggio.
Nella Fiorentina, solo 4 punti nelle ultime 6 partite, pesa l’assenza di Borja Valerio, la cui squalifica ancora grida vendetta, e sembra inutile se non dannoso il rientro di Mario Gomez dopo il lungo infortunio. Nel dopopartita Conte, bontà sua, ha detto che la Juve ora ha “il 50% di possibilità di vincere lo scudetto”, ma dopo la 14ma vittoria consecutiva in casa e una media di 2,67 punti a gara che proiettano la classifica finale oltre i 100 punti, c’è poco da essere scaramantici. Le mani sullo scudetto sono bianconere. Se la Juve ne ha vinte 14 di fila in casa, il Parma è al 15mo risultato utile consecutivo: ultima sconfitta il 2 novembre. E la vittoria nello scontro diretto con il Verona spalanca le porte dell’Europa League alla squadra di Donadoni, che ha sempre una partita in meno e aspetta l’Inter al Tardini alla vigilia di Pasqua per una sfida che sarà probabilmente decisiva. Proprio i nerazzurri, nel giorno del loro compleanno numero 106, superano il Toro a San Siro e decidono di proseguire la loro storia d’amore con capitan Zanetti. Il presidente Thohir in tribuna ha infatti detto che dal prossimo anno l’argentino entrerà nei quadri dirigenziali, scongiurando così il suo addio: era nell’aria una fuga a Londra dal vecchio amico Mourinho.
Vincono anche il Chievo, grazie a un discusso rigore di Paloschi in pieno recupero contro il Genoa e la Sampdoria in una roccambolesca rimonta in casa del Livorno. Dai soliti sospetti alle solite sconfitte, almeno di questa stagione. Detto che il pareggio tra Bologna e Sassuolo rischia di essere una sconfitta per entrambe, così come serve a poco il punto preso dal Catania in casa col Cagliari. La Lazio perde con l’Atalanta in un Olimpico desolatamente vuoto per la protesta dei tifosi contro il presidente. Lotito poco prima del match ha provato a tendere il ramoscello d’ulivo ai suoi tifosi, ma lo strappo non sembra più ricucibile. Il Milan cade sotto i colpi della meglio gioventù dell’Udinese che si sublima nel diciassettenne portierino Simone Scuffet e si glorifica nel vecchietto Di Natale autore del gol partita. Sostenere come fa Seedorf che il Milan fosse distratto dalla rimonta di martedì in Champions in casa dell’Atletico è un inutile esercizio di stile che rischia di irritare i tifosi: la realtà è che il Milan è mesto undicesimo e ha meno della metà dei punti della Juve.
IL PERSONAGGIO
Fosse un giocatore contemporaneo, magari con la cresta come il suo compagno Hamsik, avrebbe la testa piena di cera, magari una di quelle biologiche che fanno bella mostra dai parrucchieri di tendenza. Invece no, lo spagnolo Jose Maria Callejon, andaluso per la precisione, è uomo di altri tempi. Per questo non usa la cera, ma la gomina spagnola, e come un attore dell’epoca d’oro hollywoodiana caracolla con lo stesso sguardo triste e le movenze affabili che ne esaltano la classe. Cresciuto calcisticamente nel Real Madrid, dove è tornato lo scorso anno dopo una breve esperienza all’Espanyol, con Mourinho non giocava nemmeno troppo. E così, ceduto al Napoli insieme ai compagni Albiol e Higuain, nella capitale spagnola erano convinti di avere venduto la Fontana di Trevi alla città di Totò: sui quotidiani sportivi c’erano vignette in cui Benitez guidava il camion della spazzatura mentre al Real se la ridevano contando i soldi. E invece, se Higuain s’è confermato un campione e Albiol a lungo il migliore della difesa azzurra, il gentiluomo andaluso d’altri tempi Giuseppe Maria Callejon è andato oltre, imponendosi come uno dei migliori attaccanti della Serie A.
LA SPIGOLATURA
Una questione di qualità, non certo una formalità. Ha fatto molto discutere il tweet postato dall’account ufficiale della Juve dopo il match con la Fiorentina. “Buona la Fiorentina a pranzo, ci rivediamo fa quattro giorni per cena #JuveFiorentina 1-0”. Forse ha influito il recente battibecco tra presidenti, o una partita storicamente sentita da entrambe le tifoserie, dove squallidi striscioni viola sull’Heysel hanno fatto il paio con quelli bianconeri su Superga messi in mostra durante il derby. Ma un conto sono le parole dei tifosi, un altro quelle della società. E in questo caso la responsabilità di quel tweet è tutta da attribuire alla società Juventus, così come le mancate scuse. Ironia e simpatia sono ben altre cose, e lo stile è lontano anni luce. In molti hanno tirato in ballo proprio il famoso “stile Juve”, rimpiangendo bei tempi andati e mai esistiti.
Rileggendo la storia del calcio appare chiaro che il decantato stile Juve, come altri presunti stili padronali celebrati nel mondo del pallone, non sia stato nient’altro che l’arroganza dei vincenti mischiata alla sudditanza di solerti scribacchini: un topos giornalistico creato ad arte da cronisti desiderosi di essere ammessi a corte. Quando invece lo stile non è mai vincere, ma solo saper chiedere scusa.
twitter: @ellepuntopi
RISULTATI
Udinese-Milan 1-0 (Di Natale al 22′ s.t.)
Catania-Cagliari 1-1 (Vecino (Cg) al 8′ s.t. e Bergessio (Ct) al 17′ s.t.)
Juventus-Fiorentina 1-0 (Asamoah al 42′ p.t.)
Bologna-Sassuolo 0-0
Chievo-Genoa 2-1 (Paloschi (C) su rigore al 5′ p.t. e al 48′ s.t., Gilardino (G) al 43′ s.t.)
Inter-Torino 1-0 (Palacio al 30′ p.t.)
Lazio-Atalanta 0-1 (Moralez al 15′ s.t.)
Parma-Verona 2-0 (Biabany al 20′ p.t. e Schelotto al 47′ s.t.)
Sampdoria-Livorno 4-2 (Mbaye (L) al 19′ e al 27′ p.t., Krsticic (S) al 4′ s.t., Ceccherini (S) al 8′ s.t., Okaka (S) al 23′ s.t. e Gabbiadini (S) al 30′ s.t.
Napoli-Roma 1-0 (Callejon al 36′ s.t.)
CLASSIFICA
Juventus 72
Roma 58*
Napoli 55
Fiorentina 45
Inter 44
Parma 43*
Verona 40
Lazio 38
Torino 36
Genoa 35
Milan 35
Sampdoria 34
Atalanta 34
Udinese 31
Cagliari 29
Chievo 24
Bologna 23
Livorno 21
Catania 20
Sassuolo 18 * una partita in meno
MARCATORI
15 gol: Tevez (Juventus)
14 gol G. Rossi (Fiorentina)
13 gol Higuain (Napoli), Immobile (Torino), Toni (Verona)
12 gol Berardi (Sassuolo), Gilardino (Genoa), Palacio (Inter)
11 gol Cerci (Torino), Llorente (Juventus), Vidal (Juventus)
10 gol Balotelli (Milan), Paulinho (Livorno)
9 gol Callejon (Napoli), Cassano (Parma), Denis (Atalanta), Di Natale (Udinese), Eder (Sampdoria), Gabbiadini (Sampdoria)
PROSSIMO TURNO
Verona-Inter (sabato 15 marzo, ore 20.45), Atalanta-Sampdoria (domenica 16, ore 12,30), Cagliari-Lazio, Livorno-Bologna, Milan-Parma, Sassuolo-Catania (domenica, ore 15.00), Fiorentina-Chievo, Genoa-Juventus (domenica, ore 20.45), Torino-Napoli, Roma-Udinese (lunedì 17, ore 21.00).