Una semplice nuova analisi del sangue ha individuato con “straordinaria accuratezza” le persone che avrebbero sviluppato il morbo di Alzheimer, con tre-cinque anni di anticipo sul manifestarsi dei sintomi. Già definito dagli esperti il “test che potrà cambiare le regole del gioco” nel campo della malattia cerebrale degenerativa, l’esame sanguigno è stato sperimentato su centinaia di volontari in una collaborazione tra le università di Georgetown a Washington e di Rochester a New York.
I test hanno identificato per la prima volta ben dieci ‘biomarker’ che hanno indicato, con una precisione pari al 90% dei casi, chi avrebbe sviluppato il morbo qualche anno dopo. Il rapporto pubblicato sulla rivista specializzata Nature Medicine specifica che si tratta di “10 metaboliti di lipidi del sangue”, tutti riscontrati in livelli decisamente più bassi tra i 28 partecipanti che sono andati incontro all’Alzheimer 3-5 anni dopo. Lo stesso risultato – di questi lipidi a livelli minimi – è stato riscontrato in un altro gruppo di 54 pazienti ‘di controllo’ che avevano giàil morbo o qualche tipo di demenza.
Gli scienziati ipotizzano che i i lipidi in questione inizino a scemare al tempo stesso in cui le cellule cerebrali iniziano a morire, ben prima che il morbo dia i devastanti sintomi di incoerenza mentale. “Non siamo certi della fonte e della funzione delle 10 molecole scoperte – ha detto l’autore principale dell’indagine Howard Federoff, neurologo della Georgetown University – ma sappiamo che fanno parte della membrana di ogni cellula”.
Lo stesso Federoff si è detto “sorpreso della unicità dei risultati dello studio e particolarmente entusiasta”. “Se il test verrà confermato da indagini più ampie, cambierà le regole del gioco per l’Alzheimer”. Condotta su 525 volontari con più di 70 anni, a cui è stato prelevato il sangue ogni anno e che sono stati sottoposti ad esercizi cognitivi, la ricerca verrà ora seguita da test su persone di 40-50 anni. La diagnosi anticipata del morbo accelererà fortemente la ricerca: potrà infatti essere possibile iniziare sperimentazioni di farmaci e cure su individui ancora sani ma destinati al morbo.