Il giudice del lavoro ha dichiarato illegittimi i licenziamenti dei diciotto assunti del centro di identificazione e di espulsione di Bologna. Nuova grana per l'impresa di Siracusa che pochi giorni fa era stata rinviata a giudizio per fronde nelle forniture della struttura per stranieri di Modena
Dopo la denuncia e il rinvio a giudizio per frode nelle forniture al Cie di Modena, dall’Emilia arriva un’altra tegola sul consorzio siracusano L’Oasi, l’azienda che aveva vinto l’ appalto la gestione dei Centri per l’identificazione e l’espulsione di Bologna e di Modena. Il tribunale del lavoro ha infatti dichiarato illegittimi i licenziamenti dei 18 lavoratori del centro bolognese di via Mattei. Obbligando il consorzio a risarcire ciascuno con una somma pari a 24 buste paga. A riferirlo è la Funzione pubblica della Cgil, che aveva assistito i lavoratori nel ricorso. Secondo il giudice di Bologna Maurizio Marchesini il consorzio “ha omesso di applicare la procedura” obbligatoria nel caso dei licenziamenti collettivi. Da qui le 24 mensilità dovute a titolo di risarcimento. Una boccata d’ossigeno per gli ex dipendenti, visto che, come scrive il sindaco in una nota, per loro da un mese è scaduta la disoccupazione. Dopo la revoca del contratto per il Cie datata giungo 2013, il consorzio è sparito, senza depositare in Regione l’accordo per la proroga della cassa integrazione.
“L’Oasi si è reso irreperibile con la conseguenza che i lavoratori hanno potuto chiedere solo la disoccupazione”. Il consorzio siciliano si era aggiudicato l’appalto per la gestione del Centro per immigrati alla fine del 2012, vincendo una gara al massimo ribasso (28 euro di rimborso giornaliero per persona era stata la cifra offerta) e subentrando alla Confraternita della misericordia di Daniele Giovanardi (il fratello del senatore Carlo). Subito erano iniziati i problemi, sia per i dipendenti che non venivano pagati regolarmente, sia per gli stranieri rinchiusi nel centro. L’Ausl infatti aveva riscontrato parecchie problematiche e inadempienze, che andavano dalla scarsa qualità del cibo, servito anche in porzioni troppo ridotte, all’assenza delle minime condizioni igienico sanitarie, fino alla mancanza di medicinali utili per una prima assistenza. Per questo, dopo alcuni mesi e diversi lavori di ristrutturazione, l’allora prefetto Angelo Tranfaglia aveva deciso di stracciare il contratto con l’ente, con l’accusa di “aver rispettato il capitolato d’appalto”. Da allora i cancelli sono sempre rimasti chiusi. Stesso copione al Centro per l’identificazione ed espulsione di Modena. Anche lì il centro è stato chiuso e ad agosto, dopo un’odissea fatta di continue richieste e mesi di lavoro non pagati, i 25 dipendenti hanno ottenuto la cassa integrazione. Sono però ancora in attesa delle due mensilità arretrate di luglio e agosto. Intanto, la Guardia di Finanza ha denunciato i legali e l’amministratore del consorzio siciliano, con l’accusa di frode. Secondo le Fiamme gialle, L’Oasi avrebbe frodato lo Stato, che pagava i conti del Cie, ma anche gli ospiti stessi della struttura, risparmiando sull’acquisto di beni di prima necessità e nella fornitura di servizi.