I delegati delle tute blu denunciano di essere stati lasciati fuori dallo stabilimento di Modena e di non aver potuto incontrare gli operai: "Siamo ostracizzati"
Prima alla Ferrari, e ora alla Maserati Auto. Volevano incontrare i lavoratori del Tridente per fare il punto sulla situazione dello stabilimento di Modena, parlare del calo nella produzione di automobili e del futuro degli oltre 630 operai che oggi lavorano nel sito emiliano romagnolo, fiore all’occhiello della città della Ghirlandina. Ma per i delegati della Fiom Cgil, i cancelli della Maserati sono rimasti chiusi. “Lunedì – racconta Massimo Valentini, delegato delle tute blu modenesi – ci siamo recati in fabbrica per chiedere all’azienda di poter organizzare un’assemblea con gli operai, in concomitanza con la Uilm e le altre organizzazioni sindacali, ma non ci è stato permesso. Siamo stati lasciati fuori dallo stabilimento. Stesso copione si è ripetuto nel pomeriggio, quando siamo tornati alla Maserati per incontrare i lavoratori a giornata: ancora una volta ci è stato negato il diritto di assemblea. E’ inaccettabile”.
Secondo il contratto collettivo del Gruppo Fiat, sottoscritto da tutti i sindacati meno la Cgil, rifiuto che nel 2011 costò alle tute blu ‘l’espulsione’ da tutti gli stabilimenti del colosso automobilistico italiano, poi annullata da una sentenza della Corte Costituzionale, le organizzazioni sindacali hanno a disposizione, annualmente, 10 ore per indire assemblee retribuite durante l’orario di lavoro. Ma, come si dice, chi prima arriva meglio alloggia. “Noi siamo stati penalizzati dal fatto che quando ci furono le ultime elezioni per la rappresentanza sindacale aziendale, la Rsa, non potemmo candidare nessuno perché non avevamo firmato il modello Pomigliano. Poi, quando la Consulta si è espressa, Cisl e Uil hanno fatto in modo di prenotare tutte le ore a disposizione per le assemblee sindacali fino alla fine dell’anno, in quasi tutti gli stabilimenti Fiat dell’Emilia Romagna”. Ferrari, Cnh, e Maserati, appunto. Lasciando, di fatto, la Fiom a bocca asciutta.
“E’ evidente – conclude Valentini – che nonostante la vittoria giuridica, in Fiat continuiamo a essere ostracizzati”. Un esempio? Lo stabilimento Fiat di San Matteo. “San Matteo – racconta il delegato delle tute blu – è l’unico sito produttivo in cui la Fiom sia riuscita a prenotare tutte e 10 le ore di assemblea disponibili. Quando però l’11 febbraio scorso, giorno di un nostro incontro, Fim e Uilm si sono presentate ai cancelli per chiedere di riunire comunque i lavoratori, l’azienda ha concesso loro il diritto di assemblea senza nulla eccepire, purché si svolgesse in concomitanza con la nostra. Esattamente la stessa richiesta che noi abbiamo rivolto alla Maserati lunedì: solo che a noi il permesso è stato negato, e siamo stati lasciati fuori dai cancelli”.
Per le tute blu, quindi, il problema è sempre quello, frutto di un braccio di ferro senza soluzione di continuità che tra Fiom e Fiat prosegue ormai da anni: “La Fiat insiste ad adottare due pesi e due misure nei nostri confronti – precisa Valentini – quando i lavoratori dovrebbero avere il diritto di scegliere il proprio sindacato. Di fatto, siamo discriminati”.
L’accusa, però, la Fim Cisl la rispedisce al mittente. “Non c’è stata nessuna discriminazione – replica Claudio Mattiello, segretario della federazione italiana metalmeccanici di Modena – l’azienda ha negato l’assemblea alla Fiom perché le ore a disposizione erano già state prenotate. Il problema, con la Fiom, è che qualsiasi cosa Fiat, Cisl e Uil dicano per loro è discriminazione. In Maserati, Ferrari e Cnh siamo riusciti a fissare le assemblee per primi, ma per correttezza abbiamo lasciato alla Fiom due ore per incontrare i propri iscritti: quelle due ore le hanno già utilizzate, è per questo che l’azienda ha respinto la loro richiesta”.
La Fiom, comunque, annuncia battaglia. “All’ordine del giorno delle assemblee di lunedì avevamo iscritto temi importanti”: il futuro di uno stabilimento che sembra avviarsi verso il declino, perché nonostante l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, abbia previsto lo sviluppo dell’impianto Maserati di Modena nel prossimo piano industriale del gruppo Fiat Chrysler, i volumi di produzione sono passati da 14-16 auto al giorno di alcuni mesi fa, alle 6-8 auto attuali, o le prospettive occupazionali dei 630 operai impiegati nel Tridente, per fare qualche esempio. “Su queste questioni la Fiom ha chiesto un incontro all’azienda per avere risposte certe e tranquillizzare gli operai sulle tanti voci di depotenziamento produttivo – sottolinea Valentini – ma se non dovessimo essere ascoltati, siamo pronti a mettere in atto iniziative sindacali”.
Uno sguardo preoccupato le tute blu modenesi lo riservano al Testo unico sulla rappresentanza siglato da Cisl, Uil, Confindustria e Cgil, pomo della discordia tra il sindacato di Maurizio Landini e quello di Susanna Camusso. “E’ inevitabile pensare alle ripercussioni che quell’accordo avrà sul nostro compito perché, in pratica, ciò che è successo a Pomigliano o a Mirafiori accadrà anche qui: impediranno ai lavoratori di scioperare, cioè, attraverso il meccanismo della sanzione nei confronti dei delegati che lo proclamano. Purtroppo, però, non possiamo nemmeno sperare che l’accordo non passi: la Cgil si limiterà a consultare i lavoratori, non a farli votare sul Testo. Il che, di fatto, tradisce i principi stessi del sindacato, la base della contrattazione. Quando l’azienda propone un accordo, noi lo sottoponiamo ai lavoratori prima di firmarlo. Quello che è stato fatto a Roma è l’esatto contrario”.