Madrid, 10 anni dopo la Spagna ferita ad Atocha cerca ancora la verità
L'11 marzo 2004 avveniva l'attentato terroristico più violento della storia d'Europa: 10 esplosioni in 4 treni diversi provocarono 191 morti e 2000 feriti. Ma di 29 imputati uno solo è stato condannato per l'esecuzione materiale. Eloy Moràn quel giorno andava al lavoro. Oggi non vede da un occhio e non viaggia più in treno. Al fatto.it dice: "C'è una verità: il numero dei morti. Tutto il resto è menzogna"
Dieci esplosioni in quattro treni diversi: 191 morti, 2000 feriti, 29 imputati. Uno solo, Jamal Zougam, condannato come autore materiale dell’attentato terroristico più violento della storia d’Europa, avvenuto l’11 marzo 2004. Migliaia di famiglie spezzate, vite rotte, matrimoni mai celebrati, progetti di lavoro mai realizzati, sogni incompiuti. Fratelli e amici perduti per sempre. Dieci anni non sono niente a Madrid. Si respira ancora tanto rabbia e tanta tristezza. Rabbia perché l’alba di ogni 11 marzo ricorda agli spagnoli che la verità continua ad essere lontana. Tristezza per una società ferita a morte: centinaia di persone ogni giorno vanno in terapia. Soffrono di allucinazioni, depressione, ansia, insonnia, paura. Poi c’è lei, Laura Vega: aveva 26 anni e quella mattina stava andando a lavoro quando una delle esplosioni nella stazione centrale di Atocha la fece balzare in aria. Oggi è in stato vegetativo, secondo quanto conferma l’associazione 11M vittime del terrorismo. Come un filo rosso, tra la vita e la morte, tra passato e presente. Forse anche lei in attesa di capire qualcosa in più sull’attentato che ha diviso la Spagna in due.
I fatti Prima delle 7: Avvistato ad Alcalá de Henares un furgoncino Renault bianco che trasporta borse e zaini pieni di artefatti esplosivi. Dalle 7.01 alle 7.04: Otto cariche esplosive vengono collocate nei vagoni che, in base al senso di marcia, occupano la prima, la quarta, la quinta e la sesta carrozza dei treni 21431 e 17305 con partenza da Alcalá de Henares. 7.10: altre quattro cariche vengono collocate nel treno 21435 con partenza da Alcalá de Henares alle 7.10, unico treno con vagoni a due piani. 7.14: Jamal Zougam colloca una bomba nel quarto vagone del treno 21713 sempre con partenza da Alcalá de Henares. 7.37: Stazione di Atocha. Scoppia la prima bomba sul treno 21431, fermo al binario 2. 7.38: Stazione di Atocha. Scoppia la seconda bomba sul treno 21431, fermo al binario 2. 7.38: altre due bombe, collocate al piano superiore dei vagoni 4 e 5 del treno 21435 esplodono alla fermata El Pozo. 7.38: L’esplosivo collocato da Zougham esplode quando il treno era fermo al binario 1 alla fermata Santa Eugenia. 7.39: scoppiano altre quattro bombe nel treno 17305 all’altezza della calle Telléz, a Madrid. 7.37: prima chiamata al 112. Nei 27 secondi successivi il centralino riceve più di 168 chiamate. 7.45: due agenti sono i primi ad accorrere. La prima ambulanza arriva alla stazione El Pozo per una possibile collisione tra due treni.
Le 72 ore successive Nessun altro avvenimento ha diviso così tanto la società spagnola come l’attentato dell’11 marzo 2004. Quando esplodevano le bombe, i due principali partiti, il partito popolare che allora governava, e il partito socialista con a capo José Luis Zapatero, avevano stipulato un patto contro il terrorismo. Quell’accordo, voluto da Zapatero, aveva permesso un’apertura importante nella lotta contro l’Eta, l’organizzazione terrorista dei Paesi baschi.
Il giorno dopo l’attentato qualcosa andò male: Zapatero voleva convocare il patto antiterrorismo, ma José María Aznar, allora presidente del Consiglio, rifiutò. A poche ore dalle elezioni del 14 marzo 2004, il governo, senza mezzi termini, dichiarò che il mandante dell’attentato di Atocha era l’Eta. Una grave accusa che avrebbe giocato a favore del Pp alle urne, contro un Psoe che in quel periodo mediava coi terroristi di Batasuna. Quando vennero fuori i primi indizi su una possibile mano islamica il partito socialista fece di tutto per dimostrare che il governo di Aznar mentiva. Il 14 marzo vinse Zapatero, la pista dell’Eta venne ridimensionata, ma si commisero tanti errori, troppi, a partire da un’indagine politicamente pilotata.
Il ricordo “Ero sul treno come tutti i giorni, leggevo il giornale. Il treno si fermò prima di arrivare in stazione, vicino calle de Téllez. Ricordo il rumore sordo, un forte colpo alla testa mentre cadevo all’indietro”, racconta al fattoquotidiano.itEloy Morán, 65 anni, funzionario pubblico in pensione che come ogni mattina andava dal vicino paese di Alcalá de Henares, dove vive ancora, agli uffici di Madrid. “Sentivo un dolore insopportabile, una pressione sempre più forte alla testa, come quando si gonfia un palloncino. Volevo morire. Poi però la pressione è cominciata a decrescere. Volevo alzarmi ma non ci riuscivo. Ho aperto gli occhi, non mi sono accorto che dall’occhio sinistro non vedevo più: l’intero vagone era distrutto, al buio. Un momento prima era pieno di persone, un momento dopo non c’era più nessuno. Silenzio. Nessuno correva, nessuno gridava, nessuno chiedevo aiuto. Silenzio assoluto. Mi sono rassegnato ad aspettare i soccorsi. Salirono delle persone accorse dalle vicine case e mi portarono fuori dal vagone. Non avevo più i pantaloni, né i calzini, mi mancava una scarpa. Avevo bruciature ovunque, ferite e sentivo molto freddo”.
Eloy Morán non vede da un occhio e ha difficoltà al canale uditivo sinistro. Per mesi non è uscito da casa. Poi ha deciso di andare da uno psicologo, prendere la lista di tutte le persone coinvolte e chiamarle una per una. Nessuno era stato contattato dallo Stato. Oggi è membro della consiglio direttivo dell’associazione Ayuda11M, con oltre 600 iscritti. Non viaggia più in treno. A dieci anni dall’attentato vuole solo una cosa: sapere chi ordinò, eseguì e preparò fisicamente l’attentato.
La sentenza mancante “Dieci anni dopo, non sappiamo chi ordinò la strage dell’11M”. A parlare è il giudice Javier Gómez Bermúdez che ha emesso la sentenza. Nell’intervista esclusiva rilasciata al quotidiano El Mundo la parola chiave è il dubbio. Dopo 310 ore di processo, il bilancio sull’attentato di Atocha non è completo: un condannato come autore materiale (Jamal Zougam) due soci (Otman el Gnaoui e Emilio Suárez Trashorras), nove membri di un’organizzazione terrorista – senza relazioni diretta con l’attentato – tre condannati per traffico di esplosivo e due per falsa documentazione. Nel luglio 2008 il Tribunal Supremo rivedeva la sentenza. Assolveva quattro condannati, ridimensionava cinque pene e condannava un assolto. Sostenne che gli autori avevano una “dipendenza ideologica” con Al Qaeda, anche se non c’era “alcuna relazione di carattere gerarchico con altri gruppi o dirigenti di questa organizzazione”. A oggi, quattro dei condannati sono già fuori dal carcere, un quinto uscirà la prossima settimana.
L’11M ha la sua sentenza, ma piena di dubbi sugli autori diretti, i mandanti, l’arma impiegata e tutta una serie di errori in merito alle perizie tecniche che gettano ombre. “C’è una sola verità: il numero dei morti e dei feriti, tutto il resto è menzogna”, dice arrabbiato Eloy Morán che stamattina partecipa al primo funerale di Stato nella cattedrale dell’Almudena.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, unitamente a personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Gruppo Operativo Regionale Antifrode - Gora), hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Termini Imerese (su richiesta della Procura termitana), con cui è stato disposto il sequestro preventivo di 10 complessi aziendali, nonché di beni e di disponibilità finanziarie per oltre 15 milioni di euro nei confronti di 13 soggetti (anche per equivalente). Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo in co-delega con il citato Ufficio dell’A.D.M., hanno consentito di ricostruire l’operatività di un’associazione per delinquere attiva nelle province di Palermo, Agrigento e Catania e dedita alla commissione di illeciti tributari, con particolare riferimento alla commercializzazione di prodotti energetici sottoposti ad aliquota agevolata (c.d. “gasolio agricolo”).
Secondo la ricostruzione compiuta, la frode avrebbe permesso di sottrarre al pagamento delle imposte oltre 11 milioni di litri di prodotto petrolifero e sarebbe stata perpetrata attraverso l’utilizzo strumentale di operatori economici del settore e la predisposizione di documentazione mendace. Più nel dettaglio, diversi depositi commerciali riconducibili ai vertici del sodalizio criminale avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti e predisposto DAS fittizi al fine di documentare cartolarmente la vendita di carburante a “società di comodo” o aziende del tutto ignare di quanto avveniva, mentre lo stesso, in realtà, veniva ceduto “in nero” a soggetti terzi non aventi titolo a riceverlo. Il che consentiva a questi ultimi di praticare prezzi fortemente concorrenziali a discapito degli altri operatori del settore.
Il descritto sistema di frode - come accertato all’esito di indagini tecniche, servizi di riscontro su strada e mirate attività ispettive - avrebbe garantito un significativo abbattimento dell’I.V.A. e delle Accise dovute, oltre che delle imposte dirette, generando un’evasione d’imposta, e un conseguente danno alle casse dello Stato, pari a 15.231.376,80 euro. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici, irregolarità nella loro circolazione e illeciti di natura tributaria.
Abu Dhabi, 19 feb. (Adnkronos) - Il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato negli Emirati Arabi Uniti, ultima tappa del suo primo tour in Medio Oriente, dopo i colloqui di ieri con i funzionari russi a Riad. Rubio incontrerà ad Abu Dhabi il presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed Al Nahyan e il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed Al Nahyan.
La visita di Rubio negli Emirati Arabi Uniti precede il vertice di venerdì in Arabia Saudita dei sei Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo, nonché di Egitto e Giordania, per rispondere al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la Gaza del dopoguerra.
L'amministrazione Trump, che respinge qualsiasi ruolo futuro di Hamas nel devastato territorio palestinese, ha invitato i paesi arabi, fermamente contrari a qualsiasi spostamento dei palestinesi da Gaza, a proporre alternative al piano del presidente degli Stati Uniti.
Kiev, 19 feb. (Adnkronos) - Il massiccio attacco notturno con droni russi contro la città e l'oblast meridionale di Odessa ha ferito almeno quattro persone, tra cui un bambino. Lo ha riferito il governatore Oleh Kiper, secondo cui nell'attacco sono rimasti danneggiati una clinica pediatrica, un asilo, grattacieli e alcune automobili.
Tel Aviv, 19 feb. (Adnkronos) - I caccia israeliani hanno colpito depositi di armi appartenenti all'ex regime siriano di Bashar Assad a Sasa, nella Siria meridionale. Lo ha reso noto l'esercito israeliano in una nota.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprisse un processo, Jair Bolsonaro rischierebbe una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".
Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - Un incendio è divampato tra martedì e mercoledì poco, dopo le 4 di mattina, in un appartamento all'ultimo piano di un palazzo sulla circonvallazione Gianicolense. Una donna di 89 anni è morta nel rogo. Sul posto i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e la polizia.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprirà un processo, Jair Bolsonaro rischierà una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".
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Mondo
Madrid, 10 anni dopo la Spagna ferita ad Atocha cerca ancora la verità
L'11 marzo 2004 avveniva l'attentato terroristico più violento della storia d'Europa: 10 esplosioni in 4 treni diversi provocarono 191 morti e 2000 feriti. Ma di 29 imputati uno solo è stato condannato per l'esecuzione materiale. Eloy Moràn quel giorno andava al lavoro. Oggi non vede da un occhio e non viaggia più in treno. Al fatto.it dice: "C'è una verità: il numero dei morti. Tutto il resto è menzogna"
Dieci esplosioni in quattro treni diversi: 191 morti, 2000 feriti, 29 imputati. Uno solo, Jamal Zougam, condannato come autore materiale dell’attentato terroristico più violento della storia d’Europa, avvenuto l’11 marzo 2004. Migliaia di famiglie spezzate, vite rotte, matrimoni mai celebrati, progetti di lavoro mai realizzati, sogni incompiuti. Fratelli e amici perduti per sempre. Dieci anni non sono niente a Madrid. Si respira ancora tanto rabbia e tanta tristezza. Rabbia perché l’alba di ogni 11 marzo ricorda agli spagnoli che la verità continua ad essere lontana. Tristezza per una società ferita a morte: centinaia di persone ogni giorno vanno in terapia. Soffrono di allucinazioni, depressione, ansia, insonnia, paura. Poi c’è lei, Laura Vega: aveva 26 anni e quella mattina stava andando a lavoro quando una delle esplosioni nella stazione centrale di Atocha la fece balzare in aria. Oggi è in stato vegetativo, secondo quanto conferma l’associazione 11M vittime del terrorismo. Come un filo rosso, tra la vita e la morte, tra passato e presente. Forse anche lei in attesa di capire qualcosa in più sull’attentato che ha diviso la Spagna in due.
I fatti
Prima delle 7: Avvistato ad Alcalá de Henares un furgoncino Renault bianco che trasporta borse e zaini pieni di artefatti esplosivi.
Dalle 7.01 alle 7.04: Otto cariche esplosive vengono collocate nei vagoni che, in base al senso di marcia, occupano la prima, la quarta, la quinta e la sesta carrozza dei treni 21431 e 17305 con partenza da Alcalá de Henares.
7.10: altre quattro cariche vengono collocate nel treno 21435 con partenza da Alcalá de Henares alle 7.10, unico treno con vagoni a due piani.
7.14: Jamal Zougam colloca una bomba nel quarto vagone del treno 21713 sempre con partenza da Alcalá de Henares.
7.37: Stazione di Atocha. Scoppia la prima bomba sul treno 21431, fermo al binario 2.
7.38: Stazione di Atocha. Scoppia la seconda bomba sul treno 21431, fermo al binario 2.
7.38: altre due bombe, collocate al piano superiore dei vagoni 4 e 5 del treno 21435 esplodono alla fermata El Pozo.
7.38: L’esplosivo collocato da Zougham esplode quando il treno era fermo al binario 1 alla fermata Santa Eugenia.
7.39: scoppiano altre quattro bombe nel treno 17305 all’altezza della calle Telléz, a Madrid.
7.37: prima chiamata al 112. Nei 27 secondi successivi il centralino riceve più di 168 chiamate.
7.45: due agenti sono i primi ad accorrere. La prima ambulanza arriva alla stazione El Pozo per una possibile collisione tra due treni.
Le 72 ore successive
Nessun altro avvenimento ha diviso così tanto la società spagnola come l’attentato dell’11 marzo 2004. Quando esplodevano le bombe, i due principali partiti, il partito popolare che allora governava, e il partito socialista con a capo José Luis Zapatero, avevano stipulato un patto contro il terrorismo. Quell’accordo, voluto da Zapatero, aveva permesso un’apertura importante nella lotta contro l’Eta, l’organizzazione terrorista dei Paesi baschi.
Il giorno dopo l’attentato qualcosa andò male: Zapatero voleva convocare il patto antiterrorismo, ma José María Aznar, allora presidente del Consiglio, rifiutò. A poche ore dalle elezioni del 14 marzo 2004, il governo, senza mezzi termini, dichiarò che il mandante dell’attentato di Atocha era l’Eta. Una grave accusa che avrebbe giocato a favore del Pp alle urne, contro un Psoe che in quel periodo mediava coi terroristi di Batasuna. Quando vennero fuori i primi indizi su una possibile mano islamica il partito socialista fece di tutto per dimostrare che il governo di Aznar mentiva. Il 14 marzo vinse Zapatero, la pista dell’Eta venne ridimensionata, ma si commisero tanti errori, troppi, a partire da un’indagine politicamente pilotata.
Il ricordo
“Ero sul treno come tutti i giorni, leggevo il giornale. Il treno si fermò prima di arrivare in stazione, vicino calle de Téllez. Ricordo il rumore sordo, un forte colpo alla testa mentre cadevo all’indietro”, racconta al fattoquotidiano.it Eloy Morán, 65 anni, funzionario pubblico in pensione che come ogni mattina andava dal vicino paese di Alcalá de Henares, dove vive ancora, agli uffici di Madrid. “Sentivo un dolore insopportabile, una pressione sempre più forte alla testa, come quando si gonfia un palloncino. Volevo morire. Poi però la pressione è cominciata a decrescere. Volevo alzarmi ma non ci riuscivo. Ho aperto gli occhi, non mi sono accorto che dall’occhio sinistro non vedevo più: l’intero vagone era distrutto, al buio. Un momento prima era pieno di persone, un momento dopo non c’era più nessuno. Silenzio. Nessuno correva, nessuno gridava, nessuno chiedevo aiuto. Silenzio assoluto. Mi sono rassegnato ad aspettare i soccorsi. Salirono delle persone accorse dalle vicine case e mi portarono fuori dal vagone. Non avevo più i pantaloni, né i calzini, mi mancava una scarpa. Avevo bruciature ovunque, ferite e sentivo molto freddo”.
Eloy Morán non vede da un occhio e ha difficoltà al canale uditivo sinistro. Per mesi non è uscito da casa. Poi ha deciso di andare da uno psicologo, prendere la lista di tutte le persone coinvolte e chiamarle una per una. Nessuno era stato contattato dallo Stato. Oggi è membro della consiglio direttivo dell’associazione Ayuda11M, con oltre 600 iscritti. Non viaggia più in treno. A dieci anni dall’attentato vuole solo una cosa: sapere chi ordinò, eseguì e preparò fisicamente l’attentato.
La sentenza mancante
“Dieci anni dopo, non sappiamo chi ordinò la strage dell’11M”. A parlare è il giudice Javier Gómez Bermúdez che ha emesso la sentenza. Nell’intervista esclusiva rilasciata al quotidiano El Mundo la parola chiave è il dubbio. Dopo 310 ore di processo, il bilancio sull’attentato di Atocha non è completo: un condannato come autore materiale (Jamal Zougam) due soci (Otman el Gnaoui e Emilio Suárez Trashorras), nove membri di un’organizzazione terrorista – senza relazioni diretta con l’attentato – tre condannati per traffico di esplosivo e due per falsa documentazione. Nel luglio 2008 il Tribunal Supremo rivedeva la sentenza. Assolveva quattro condannati, ridimensionava cinque pene e condannava un assolto. Sostenne che gli autori avevano una “dipendenza ideologica” con Al Qaeda, anche se non c’era “alcuna relazione di carattere gerarchico con altri gruppi o dirigenti di questa organizzazione”. A oggi, quattro dei condannati sono già fuori dal carcere, un quinto uscirà la prossima settimana.
L’11M ha la sua sentenza, ma piena di dubbi sugli autori diretti, i mandanti, l’arma impiegata e tutta una serie di errori in merito alle perizie tecniche che gettano ombre. “C’è una sola verità: il numero dei morti e dei feriti, tutto il resto è menzogna”, dice arrabbiato Eloy Morán che stamattina partecipa al primo funerale di Stato nella cattedrale dell’Almudena.
Twitter @si_ragu
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Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, unitamente a personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Gruppo Operativo Regionale Antifrode - Gora), hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Termini Imerese (su richiesta della Procura termitana), con cui è stato disposto il sequestro preventivo di 10 complessi aziendali, nonché di beni e di disponibilità finanziarie per oltre 15 milioni di euro nei confronti di 13 soggetti (anche per equivalente). Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo in co-delega con il citato Ufficio dell’A.D.M., hanno consentito di ricostruire l’operatività di un’associazione per delinquere attiva nelle province di Palermo, Agrigento e Catania e dedita alla commissione di illeciti tributari, con particolare riferimento alla commercializzazione di prodotti energetici sottoposti ad aliquota agevolata (c.d. “gasolio agricolo”).
Secondo la ricostruzione compiuta, la frode avrebbe permesso di sottrarre al pagamento delle imposte oltre 11 milioni di litri di prodotto petrolifero e sarebbe stata perpetrata attraverso l’utilizzo strumentale di operatori economici del settore e la predisposizione di documentazione mendace. Più nel dettaglio, diversi depositi commerciali riconducibili ai vertici del sodalizio criminale avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti e predisposto DAS fittizi al fine di documentare cartolarmente la vendita di carburante a “società di comodo” o aziende del tutto ignare di quanto avveniva, mentre lo stesso, in realtà, veniva ceduto “in nero” a soggetti terzi non aventi titolo a riceverlo. Il che consentiva a questi ultimi di praticare prezzi fortemente concorrenziali a discapito degli altri operatori del settore.
Il descritto sistema di frode - come accertato all’esito di indagini tecniche, servizi di riscontro su strada e mirate attività ispettive - avrebbe garantito un significativo abbattimento dell’I.V.A. e delle Accise dovute, oltre che delle imposte dirette, generando un’evasione d’imposta, e un conseguente danno alle casse dello Stato, pari a 15.231.376,80 euro. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici, irregolarità nella loro circolazione e illeciti di natura tributaria.
Abu Dhabi, 19 feb. (Adnkronos) - Il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato negli Emirati Arabi Uniti, ultima tappa del suo primo tour in Medio Oriente, dopo i colloqui di ieri con i funzionari russi a Riad. Rubio incontrerà ad Abu Dhabi il presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed Al Nahyan e il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed Al Nahyan.
La visita di Rubio negli Emirati Arabi Uniti precede il vertice di venerdì in Arabia Saudita dei sei Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo, nonché di Egitto e Giordania, per rispondere al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la Gaza del dopoguerra.
L'amministrazione Trump, che respinge qualsiasi ruolo futuro di Hamas nel devastato territorio palestinese, ha invitato i paesi arabi, fermamente contrari a qualsiasi spostamento dei palestinesi da Gaza, a proporre alternative al piano del presidente degli Stati Uniti.
Kiev, 19 feb. (Adnkronos) - Il massiccio attacco notturno con droni russi contro la città e l'oblast meridionale di Odessa ha ferito almeno quattro persone, tra cui un bambino. Lo ha riferito il governatore Oleh Kiper, secondo cui nell'attacco sono rimasti danneggiati una clinica pediatrica, un asilo, grattacieli e alcune automobili.
Tel Aviv, 19 feb. (Adnkronos) - I caccia israeliani hanno colpito depositi di armi appartenenti all'ex regime siriano di Bashar Assad a Sasa, nella Siria meridionale. Lo ha reso noto l'esercito israeliano in una nota.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprisse un processo, Jair Bolsonaro rischierebbe una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".
Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - Un incendio è divampato tra martedì e mercoledì poco, dopo le 4 di mattina, in un appartamento all'ultimo piano di un palazzo sulla circonvallazione Gianicolense. Una donna di 89 anni è morta nel rogo. Sul posto i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e la polizia.
Brasilia, 19 feb. (Adnkronos/Afp) - L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato incriminato per un presunto piano di "colpo di stato" volto a impedire il ritorno al potere del suo successore Lula dopo le elezioni del 2022. La procura ha dettagliato in un comunicato l'incriminazione dell'ex leader dell'estrema destra (2019-2022) e di altri 33 indagati "accusati di incitamento e compimento di atti contrari ai tre poteri e allo Stato di diritto democratico".
L'atto d'accusa è stato consegnato alla Corte Suprema, che ora dovrà decidere se processarlo. L'ex capo dello Stato è stato incriminato per presunti piani di "colpo di stato", "tentato tentativo di abolizione violenta dello stato di diritto democratico" e "organizzazione criminale armata". Se si aprirà un processo, Jair Bolsonaro rischierà una condanna da 12 a 40 anni di carcere.
Secondo l'accusa, questa presunta cospirazione "era guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato alla vicepresidenza Walter Braga Netto che, alleati con altri individui, civili e militari, hanno tentato di impedire, in modo coordinato, l'applicazione del risultato delle elezioni presidenziali del 2022".