Da quanto tempo Rai3 non azzecca un programma di successo? La domanda potrebbe sembrare polemica, ma in realtà non lo è. Vuole essere solo il punto di partenza di un’analisi spassionata sullo stato di salute di una rete che fatica a trovare strade nuove.
Rai1 è inciampata un’infinità di volte, la si può a buon diritto criticare per un sacco di cose, però è fuori discussione che ogni tanto sa fare dei gran bei numeri con programmi recenti. Tale e quale show è stato per esempio un successo, rivitalizzando il varietà popolare, che poi è il marchio di fabbrica della rete. Per non parlare di alcune nuove fiction, come Braccialetti rossi, che ha fatto storcere il naso a tanti critici, ma che ha scalato gli ascolti puntata dopo puntata, riuscendo oltretutto nell’incredibile intento di ringiovanire il pubblico dell’ammiraglia. Anche Rai2 si toglie ogni tanto qualche sfizio, spesso con programmi interessanti. Pechino Express prima e Boss in incognito poi, stanno inaugurando il neo-filone di format di prima serata senza studio, ottenendo il duplice risultato di costare un bel po’ di meno e, pure in questo caso, di richiamare davanti allo schermo il pubblico più giovane, che oggidì vale davvero oro. Stesso discorso per The voice of Italy, che ha abbinato ottimi risultati d’ascolto con un ottimo profilo di pubblico; e non c’è motivo di credere che il successo non venga replicato nella seconda edizione, in partenza a ore.
Ma Rai3? Il terzo canale si tiene praticamente su programmi storici. Come l’inossidabile Chi l’ha visto? in onda dal lontano 1989 e che può contare sempre su un fortissimo zoccolo duro di affezionati, tanto che è riuscito a tenere botta perfino contro Sanremo. C’è ovviamente l’ottimo Report, che risale al 1997. Ci sono naturalmente Ballarò e Che tempo che fa, vere e proprie colonne portanti della rete, anch’essi non proprio di primissimo pelo: il primo ha visto la luce nel 2002 e il secondo l’anno successivo. A questo gruppetto si può poi aggiungere qualche altra “vecchia gloria”, come per esempio Tv talk e qualche altro. Parliamo però sempre di programmi nati più di 10 anni fa.
E cose più recenti? Ahimè, nebbia assoluta. Per esempio, nella fondamentale fascia delle 20.15, prima di Un posto al sole (altro pilastro storico), dopo una collezione di pesanti flop, da qualche tempo si è deciso stranamente di puntare su Sconosciuti. Che in sé, bisogna dirlo, non è un brutto programma, ma è del tutto inadatto a quella collocazione; e infatti va male pure lui. La seconda serata non sta affatto messa meglio, anzi. Su Gazebo e Masterpiece abbiamo già detto: il programma di Zoro è per pochi affezionati, ma non si allarga sul resto del pubblico, mentre il talent letterario non ha nemmeno quelli. Ci sono poi le trasmissioni, diciamo così “culturali”, che dovrebbero essere la cifra della rete, ma che sembrano fossili geologici. In questo caso il problema non è però anagrafico, ma di cifra stilistica. Fuori quadro, il programma domenicale sull’arte condotto da Achille Bonito Oliva è infatti recentissimo, ma sembra fatto vent’anni fa. Si tratta di un tipo di divulgazione polveroso e accademico, che non può trovare i favori del pubblico di oggi. E infatti non li trova per nulla e va malissimo.
In prima serata c’è infine Il sesto senso, il “viaggio nella mente umana”, condotto dallo scrittore di thriller Donato Carrisi. Il risultato per entrambi (programma è conduttore) è sufficientemente onesto. Solo che la sufficienza, purtroppo, non basta più: o un format lascia il segno, in un modo o nell’altro, o è destinato a sparire nell’affollato scenario televisivo attuale. Per dirla in modo brutale: un altro flop.
E non mi si venga per favore a dire che i risultati d’ascolto non sono importanti dal momento che lo scopo di Rai3 è quello di fare cultura. Per far davvero cultura in televisione bisogna conoscere e padroneggiare il mezzo televisivo. La qualità di un programma non sta infatti nella “materia” del programma stesso (se tratta di argomenti “alti” è buono, altrimenti fa schifo), ma nel “come” il programma viene fatto. Non basta avere ottimi ingredienti: se non si sa come cucinarli, il risultato sarà sempre un piatto immangiabile.