Cronaca

Da interprete di Aldo Moro e dei potenti al rifugio dei cani. La storia di Gloria Canevazzi

Parla sei lingue, ha visto ambasciate, vertici, accordi internazionali e partecipato alla storia del dopoguerra. Oggi la traduttrice dell'ex presidente del Consiglio è indigente e vive nella campagna del viterbese con i cani abbandonati di cui si occupa

“Lei non sa quante volte mi chiamavano di notte dal ministero della Difesa per dirmi che un aereo stava sorvolando i nostri cieli senza autorizzazione. ‘Che facciamo, li avvisa lei o lo bombardiamo?’. E allora io, che potevo usare il cifrato, intervenivo immediatamente”. A sentirla parlare, Gloria, quasi non ci si crede. Sessantasette anni nel 2013, l’eloquio sicuro di chi ha guardato in faccia il presidente Leone e l’abbigliamento dismesso di chi ha dedicato la sua seconda vita a salvare i cani senza famiglia. Gloria Canevazzi è stata un’interprete parlamentare negli anni in cui “almeno erano attenti a non mostrare il marcio, mica come ora”.

Romana, la sua storia comincia con la predisposizione naturale ad apprendere e a parlare altre lingue: “Inglese, francese e spagnolo studiati alla scuola Interpreti, che all’epoca era equiparata alla laurea in Lingue ma era molto più specialistica. Il pomeriggio correvo a piedi da via Sallustiana fino a via Merulana, dove c’era l’Istituto per il Medio ed Estremo Oriente: lì imparavo il persiano. Poi, nel tempo che mi rimaneva, andavo a scuola di arabo e, per conto mio, ho imparato il turco”. Gloria è un fiume in piena: non la ferma l’umidità in cui vive, non la fermano i topi contro cui combatte. A volte, la ferma l’emozione dei ricordi. “Lavoravo per l’ambasciata saudita, loro si fidavano di me a tal punto che ero io a custodire in cassaforte le offerte per le commesse internazionali, dopo averle sigillate. Avrei potuto tradire il mio Paese, perché i concorrenti mi offrivano un sacco di soldi per sapere che prezzo fare. Ma io sono una patriota”.

Gloria è stata interprete per Aldo Moro, ma il politico che ricorda col sorriso sulle labbra è Giovanni Leone: “Io abitavo a Formello. Il sindaco lo sapeva e mi mandava spesso dal presidente, che aveva una villa lì. Quando doveva incontrare delegazioni saudiane o iraniane, mi chiedeva consigli, mi faceva dare un’occhiata ai discorsi”. Sembrano racconti da libri di storia. “Perché lei non ha visto il mio matrimonio. Pochi giorni prima del 27 maggio, data stabilita, io accompagnai a Napoli il figlio del ministro della Difesa saudita: furono prenotati due piani di un prestigioso albergo, perché oltre alla seconda moglie di suo padre si era portato dietro parrucchieri, truccatori, persino una sarta. Per ricompensarmi mi pagarono il ricevimento all’Hilton di Roma. Sulla terrazza sembravano le Mille e una notte: c’erano ambasciatori, delegazioni militari e pure i giocatori della Roma, perché mio marito era un giornalista sportivo. Peccato che non possa mostrarle le foto, me le hanno mangiate i topi”.

Delle Mille e una notte, infatti, non è rimasto nulla. Dopo la separazione dal marito, Gloria ha deciso di dedicare la seconda parte della sua vita ai cani. Una passione che l’ha sempre accompagnata ma che da qualche anno ha preso forma a Barbarano Romano, nel viterbese, nel rifugio dei “barba-cani”. Vivono tutti insieme, Gloria e i suoi 60 cani. Li raccoglie lei per strada o glieli portano a “pensione” e poi li mollano là. Un pezzo di terra e una catapecchia in cui piove dentro e c’è il rischio di rimanere folgorati. Solo che adesso lei non ce la fa più, ha speso tutto quello che aveva e chiede aiuto. “Cibo, antiparassitari, cucce, se non si fidano a darmi dei soldi. Devo trovare un nuovo posto dove andare, perché qui mi hanno dato lo sfratto. E poi vorrei vedere molti di questi cani adottati: sono giovani, sani e tutti buonissimi. Ho fatto il passo più lungo della gamba? Forse sì, ma mica li posso mollare”.

FOTO: ALESSANDRO DOBICI