E’ finito in carcere Silvano Scalmana, l’ex re delle discoteche milanesi considerato in rapporti con la cosca ‘ndranghetista dei Barbaro-Papalia. Secondo la Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo, l’imprenditore – già agli arresti domiciliari perché imputato di bancarotta fraudolenta – si è rivolto ai mammasantissima per intimidire tre dipendenti chiamati a testimoniare nel processo a suo carico dove, oltre alla bancarotta fraudolenta, deve rispondere di emissione di fatture false e riciclaggio.
Mentre i personaggi a cui il gestore avrebbe chiesto aiuto per “raddrizzare” il suo processo sono già in carcere dopo l’operazione antimafia “Platino“, che l’8 gennaio scorso portò alla luce un sistema consolidato tra presunti boss e imprenditori della movida milanese e all’arresto di 10 persone. Secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il pm Paolo Storari, che coordinarono l’operazione, le cosche fornivano una “protezione a tutto campo” a 17 locali locali del capoluogo lombardo – tra cui anche il De Sade gestito dalla società Acquario di Scalmana – attraverso una “sorta di estorsione-tangente”, dal cui pagamento gli imprenditori ricevevano “un cospicuo vantaggio economico”. E’ da quell’indagine, culminata con l’arresto di oggi, che spunta fuori la richiesta di Scalamana agli affiliati dei Barbaro-Papalia per “ammorbidire” i tre dipendenti chiamati a testimoniare sulla gestione dei suoi locali.
Il processo, che l’ex titolare di locali come il Karma e il Parco delle rose voleva far “aggiustare”, nel luglio 2012 è approdato in primo grado infliggendo a Scalmana i domiciliari. Secondo le indagini delle fiamme gialle milanesi, l’imprenditore insieme ad altre persone, tra cui l’avvocato aretino Stefano Angiolini (accusato negli anni ’80 di aver aiutato il venerabile maestro della P2 Licio Gelli), avrebbe ricevuto finanziamenti per quasi 30 milioni di euro grazie alla complicità di un dipendente Unicredit che, poco dopo, avrebbe fatto sparire.
Il provvedimento di custodia cautelare di oggi è stato notificato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, l’ex re della movida è stato accompagnato in carcere dai militari del Nucleo Investigativo. La misura è stata emessa dal gip di Milano che ha ritenuto l’imprenditore responsabile di intralcio alla giustizia e falsa testimonianza, in concorso con alcuni affiliati alla cosca Barbaro-Papalia.