L'autore nel 1964 del saggio che diede l'avvio all'analisi e allo studio semiotico della comunicazione di massa in Italia, analizza la situazione attuale. Ma sulla politica (e su Matteo Renzi) preferisce non commentare: "Non mi rompete, stiamo lavorando"
“Apocalittici ed integrati” 50 anni dopo, la battaglia è sul web. Parola di Umberto Eco, autore nel 1964 del saggio omonimo che diede l’avvio all’analisi e allo studio semiotico delle comunicazioni di massa in Italia. Un testo storico, addirittura cult, celebrato alla Scuola Superiore di Studi Umanistici di Bologna, presieduta dallo stesso Eco, con un convegno che ha chiamato a rapporto studiosi dell’Università di Bologna di discipline umanistiche, sociologiche e di scienze della comunicazione. “La battaglia tra apocalittici ed integrati dopo 50 anni si è spostata sul web”, ha spiegato l’82enne semiologo d’origine alessandrina riferendosi al celebre testo, “se ci pensate, oggi gli apocalittici sono quelli che criticano internet e ricevono in risposta ‘ah! lo odi’; dall’altro lato gli integrati odierni che lo usano incondizionatamente e ricevono la critica di chi li biasima ‘uso ancora la stilografica’. Però siamo ancora indietro a livello di elaborazione teorica. Mancano dei geni come Theodor Adorno o Walter Benjamin per strutturare una teoria”.
E’ del 2009 la polemica del semiologo sulla verificabilità delle fonti rispetto alle informazioni pubblicate sul web, quando viene segnalato su Wikipedia come sposato alla figlia del suo editore Bompiani (“notizia per nulla diffamatoria, ma sono intervenuto per eliminarla”); e ancora quando nel 2013 demolisce il valore della “democrazia informatica” nel caso Grillo: “Gli utenti del Web non sono tutti i cittadini (e per lungo tempo non lo saranno) per cui le decisioni non vengono prese dal popolo sovrano ma da un’aristocrazia di blogghisti”.
Le dichiarazioni del professore inerenti alla rete arrivano dopo una stigmatizzabile battuta nei corridoi della SSSU con alcuni giornalisti. All’inviata di un’agenzia di stampa avvicinatasi ad Eco per chiedergli cosa ne pensava del “fenomeno Matteo Renzi”, il semiologo ha risposto piccato: “Qui stiamo lavorando, non ci rompete”. Più esplicito di così Eco lo è stato solo quando, con una certa modestia, ha sminuito l’apporto accademico fornito dal suo saggio datato 1964: “C’era un concorso sulla comunicazione di massa, allora ho preso qua e là delle cose e le ho messe insieme: ecco pronto Apocalittici ed Integrati. Le definirei 40 pagine scritte per giustificare il titolo del saggio suggerito dall’editore Bompiani”. Chi ha letto il libro ricorderà gli argomenti su cui Eco disquisì: il kitsch, Superman, i Peanuts, la tv. “Gli apocalittici erano quelli che avevano la tendenza estrema di condannare tutta la cultura di massa, gli integrati ci sguazzavano dentro senza porsi grossi problemi morali. Erano entrambi un po’ una caricatura”.
“Il dito medio di Cattelan posizionato davanti alla Borsa di Milano è avanguardia sperimentale?”, continua sulla comparazione ieri/oggi Eco rigirandosi il mezzo sigaro spento tra le labbra, “è una provocazione contro il tempio del capitalismo? Irride? E’ arte decorativa? La soluzione secondo me oggi non è più tra apocalittici (io che descrivo e problematizzo la questione), e integrati (Cattelan, la Borsa, il sindaco di Milano, la gente che passa). Il conflitto si è spostato già con la pop art, perché il destino delle avanguardie è quello di essere assorbite dalla cultura di massa”. Anche se è sugli aneddoti degli anni sessanta che Eco dà il via ad una serie di amarcord che toccano l’apice nell’incontro con Charles Schulz, l’inventore di Charlie Brown: “Ho sempre pensato che i Peanuts fossero un grande testo di filosofia morale. Quando poi ho incontrato Shultz in un bar, lui mi ha detto di aver letto Apocalittici ed Integrati e poi subito mi ha chiesto cosa pensavo di Gesù Cristo. Avevo ragione io, quei fumetti vogliono dire una profonda verità morale”.