Gentile ingegner Bombassei, questa letterina ha anche un sottotitolo, perché, in questo caso, a essere un po’ nervosi non dovrebbero essere solo i suoi elettori, ma anche i cittadini che non l’hanno scelta. Lei è vice presidente (per le relazioni industriali) di Confindustria, ha una serie di cariche in alcuni tra i più importanti consigli di amministrazione del Paese, ma soprattutto è in modo inequivocabile a capo di un’azienda leader, riconosciuta a livello mondiale. Per semplificare: i tifosi della Formula 1 apprezzano il marchio Brembo sulla nostra amatissima Ferrari, quei bolidi (e tanti altri) montano i vostri freni iper tecnologici, che poi finiscono nelle nostre povere utilitarie. Celebrandola com’è giusto (anche per il Kilometro Rosso, centro di ricerca tecnologica), si potrebbe concludere che lei è un vanto per l’Italia. Bene, il sottotitolo che pare opportuno è la naturale conseguenza di tutto ciò che lei rappresenta: “Gentile Bombassei, ma alla Brembo lei si comporta come in Parlamento?”
L’altro giorno, al termine della sessione parlamentare che ha sgabbiato una legge elettorale che, al di là delle valutazioni che ognuno può dare, è comunque da considerare storica, lei è stato intercettato dalle Iene, esattamente da Filippo Roma. Il quale guastafeste aveva il compito di interrogare i parlamentari proprio sulla legge che avevano appena votato (o osteggiato), chiedendone i tratti essenziali. Ossia le percentuali di accesso per i singoli partiti, per le coalizioni, e quella soglia massima per accedere al famosissimo e agognato premio di maggioranza. Non è questo il luogo per discutere se la pratica di tampinare i deputati fuori dalla Camera e interrogarli come scolaretti, cara alle Iene e a Striscia, sia da considerare uno specchio (deteriore) dei nostri tempi o rappresenti piuttosto una tragica immersione nella realtà.
Fatto sta che dopo un certo numero di parlamentari che sostanzialmente aveva boccheggiato, rispondendo praticamente a nulla, è arrivato il suo turno. Ognuno si crea delle aspettative e già questo è un primo errore. Ma credevo ingenuamente che Alberto Bombassei, parlamentare di Scelta Civica con il curriculum che (per difetto) abbiamo citato poco sopra, sarebbe stato in grado di sollevarmi un po’ da uno stato di diffusa depressione in cui mi avevano gettato gli interventi precedenti. La iena Roma ha cominciato con le sue domande alle quali, progressivamente, lei opponeva un silenzio sempre più raggelante (ci ha provato una sola volta a rispondere, sbagliando clamorosamente). Certo, erano anche le percentuali più rognose, quel quattro e mezzo, poi l’otto, poi il dodici, insomma ho voluto illudermi che una sessione particolarmente faticosa come quella le avesse azzerato la memoria.
Poi siamo arrivati al dunque. Alla soglia. Anche alla soglia della decenza. Insomma, l’arcinota percentuale che ci hanno preparato Renzi e Berlusconi nelle loro sessioni al Nazareno, l’ingrediente decisivo per liberarsi dall’incertezza (e da un possibile ballottaggio), per cui dire: ho vinto!!!!!, grazie al copioso premio di maggioranza. È una soglia che se domani mattina ci mettiamo a fare un giro per Roma, gentile ingegner Bombassei, ci rispondono anche i bambini delle elementari. È la soglia del 37 per cento.
Mi sono detto: no, è impossibile che non risponda nemmeno su questo, non è lui, forse un sosia. Oppure siamo su Scherzi a parte. Mi sono dato tutte le scuse possibili, sentendomi in colpa soprattutto per lei. Anche se, meglio dirlo subito, l’offesa che sento è solo per essere italiano, dal momento che non l’ho votata alle elezioni. Ma credo sinceramente che sia già più che sufficiente.
Le chiedo: ma se un dirigente della Brembo, un alto dirigente, al quale lei tutti i mesi gira l’autorevolissimo stipendio di circa ventimila euro al mese, dovesse mostrare la stessa incoscienza rispetto a ciò che l’azienda produce, al suo ciclo produttivo, insomma al suo core business, il Presidente, cioè lei medesimo, non lo avrebbe già licenziato a pedate nel sedere? E mi chiedo ancora: con quale faccia potrà rivolgere un appunto a un suo dipendente se a quel dipendente sarà toccato in sorte di vedere la sua cattivissima figura di fronte a qualche milione di italiani?
Credo sia necessario un tono di serietà superiore, gentile ingegner Bombassei. Fare il parlamentare non è svacanzare a Roma, non è neppure una passerella. Altrimenti il sospetto che lei, come tanti altri immagino, sia sbarcato tra i Palazzi solo per un senso di vanità, per aggiungere una “tacca” al calcio della sua pistola già superdecorata, si trasformerà rapidamente in realtà.