Il quotidiano, fondato nel 1988, copre le province di Ravenna, Rimini e Forlì. Il 13 marzo scorso, l'editore e fondatore Giovanni Celli ha scritto una lettera ai suoi giornalisti esterni: causa crisi e calo delle vendite si è detto costretto a tagliare le retribuzioni. La denuncia del presidente dell'Ordine dei giornalisti: "Sconcertante che arrivi da chi ha ricevuto dal 2003 quasi 21 milioni di euro di fondi pubblici"
Una lettera indirizzata a collaboratori e opinionisti, in cui, causa crisi e calo di vendite, viene chiesto di continuare a scrivere gratuitamente per tutto il 2013. Nessun obbligo, ovviamente. Chi deciderà di farlo, però, avrà “il merito di aver aiutato il giornale nel periodo più difficile della sua ancor giovane vita”. La comunicazione, che sta facendo il giro del web, è del marzo 2013 ed è firmata da Giovanni Celli, imprenditore, editore e fondatore del quotidiano locale La Voce di Romagna, nonché fratello dell’ex direttore generale della Rai, Pier Luigi Celli. A denunciare la lettera è il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino: “Sono sconcertato per la richiesta così sfrontata. Anche perché arriva da un giornale che dal 2003 a oggi ha ricevuto quasi 21 milioni di euro di fondi pubblici. Per l’esattezza ben 20.940.905,99 euro di soldi dallo Stato. Dei quali oltre 1 milione e mezzo nel 2011”.
Scritto su carta intestata, il testo di Celli porta la data del 13 marzo 2013. “Il fortissimo taglio sulla contribuzione pubblica – è l’incipit – con effetto sui bilanci 2010, 2011, 2012 ci costringe a grandi sacrifici per contenere i costi e rispettare gli impegni”. A ciò si aggiunge “la forte contrazione della spesa pubblicitaria e la difficoltà di riscossione sulla parte residua, e il calo delle vendite in edicola”. Tre “negatività legate alla pesantissima situazione economica”, che spingono l’editore a chiedere di proseguire le collaborazioni senza ricevere alcun compenso. Lavorare gratis, in altre parole. “Chiediamo a tutti di proseguire la collaborazione con La Voce gratuitamente per tutto il 2013. Chi non potrà farlo – si legge ancora – è giustificato e creditore comunque dei nostri più sinceri ringraziamenti. Tutti gli altri avranno il merito di aver aiutato il giornale nel periodo più difficile della sua ancor giovane vita”.
La lettera ha scatenato la denuncia di Iacopino, che da alcuni giorni sulla sua bacheca Facebook sta rendendo pubblici i tariffari di quotidiani locali e nazionali, e di agenzie stampa. Una sorta di indagine a puntate, che tocca alcuni tra i più importanti gruppi editoriali d’Italia (da Rcs a Riffeser Monti), con lo scopo di aprire una finestra su quella giungla senza regole che è il mondo delle collaborazioni giornalistiche. Compreso il quotidiano romagnolo, fondato nel 1998 proprio da Celli e che oggi, sotto la direzione di Stefano Andrini, copre le tre principali province della Romagna: Ravenna, Rimini, e Forlì – Cesena. “Negli ultimi anni ho ricevuto diverse segnalazioni da collaboratori del quotidiano romagnolo, che dicevano di essere pagati poco e a volta in ritardo” commenta Iacopino.” Ma è la prima volta che vedo una richiesta così sfrontata. Sono sconcertato”.