I dem hanno firmato la Carta di Pisa sulle liste pulite, ma il loro candidato è ancora sotto processo dopo l'assoluzione in primo grado. Il professor Vannucci, che ha curato il documento: "In caso di vittoria, urge un passo indietro"
Nel Pd oramai, sono capaci di tutto. Persino di far vincere delle elezioni regionali ad un loro candidato e farlo dimettere il giorno dopo. Sembrerà assurdo, ma in Abruzzo le cose stanno proprio così. Perché? Semplice. La coalizione ‘Insieme, il nuovo Abruzzo’ (che comprende Sel, Idv e, appunto, Pd), nella sua ‘Carta d’intenti per il cambiamento abruzzese’, ha stabilito che “la questione morale sarà un cardine della coalizione e del suo governo” e s’è impegnata “ad adottare formalmente i contenuti della Carta di Pisa“. Per adottarli ha scritto un codice etico e infatti, nell’articolo 6, si può leggere: “In caso sia rinviato a giudizio per reati di corruzione, l’amministratore s’impegna a dimettersi, ovvero a rimettere il mandato”.
Ma le cose non finiscono qui, anzi, si complicano. Il candidato della coalizione sarà Luciano D’Alfonso, vincitore alle primarie di coalizione. Pur se assolto in primo grado, rimane comunque imputato per corruzione in un procedimento penale. Sicuramente, alla data del delle elezioni regionali, che si terranno il 25 Maggio, D’Alfonso non avrà terminato il processo di appello. Cosa succederà, allora? Si dovrà dimettere per l’impegno sottoscritto nella Carta. Il Pd abruzzese ha tentato di correre ai ripari e per mezzo del coordinatore della Segreteria Regionale ha fatto sapere che “in relazione ai richiami operati da alcuni organi di stampa all’articolo della Carta di Pisa ai sensi del quale un amministratore si impegna a dimettersi ovvero a rimettere il mandato ‘nel caso in cui sia rinviato a giudizio o sottoposto a misure di prevenzione personale e patrimoniale per reati di corruzione, concussione, mafia, estorsione, riciclaggio, traffico illecito di rifiuti’, si evidenzia che questa fattispecie non si configura per i candidati alle primarie organizzate dalla coalizione ‘Insieme il nuovo Abruzzo‘, in quanto nessuno di essi ha ricevuto richieste di rinvio a giudizio per tali fatti, ma vi è stata soltanto una richiesta d’appello a seguito di sentenza di assoluzione“.
Il Pd, in sostanza, vorrebbe ora interpretare a suo vantaggio la Carta, per salvarsi la faccia e nel caso D’Alfonso diventi presidente della Regione. Peccato che a smentire la teoria democratica sia proprio chi la Carta di Pisa l’ha scritta e coordinata, ovvero il professor Alberto Vannucci, associato presso il dipartimento di Scienze politiche all’Università di Pisa. Alla nostra domanda, sul caso specifico, il professore non ha dubbi “il presidente, Luciano D’Alfonso, dovrebbe dimettersi”.
di Walter D’Amario