Malgrado Renzi noi speriamo che Renzi se la cavi. Malgrado la suprema spocchia e il ghigno di chi pensa io sono io e voi non contate niente. Malgrado lo stile da televenditore di tappeti. Malgrado i miliardi di miliardi sparati come razzi di capodanno dal balcone. Malgrado i conti che fanno acqua e le promesse di aria fritta. Noi speriamo che Renzi ce la faccia: non certo per alimentare il suo ego ipertrofico e neppure perché, altrimenti minaccia di ritirarsi dalla politica (figuriamoci).
Augurandogli il meglio, noi pensiamo soprattutto a quando mercoledì sera, tra una slide e uno slogan, il premier ha detto: “Fate come San Tommaso e vedrete il 27 maggio, nelle buste paga di dieci milioni di persone, quello che succederà”. Ecco, noi speriamo che dal 27 maggio in poi, nelle buste paga di chi guadagna fino a 1. 500 euro, ci siano gli 80 euro promessi in più. Perché sarebbe giusto così e perché sarebbe sommamente ingiusto se così non fosse.
Su quegli ottanta euro molti hanno sorriso quando Renzi, rivolto ai troppi che stringono la cinghia, ha riconosciuto il loro diritto “di comprarsi un libro in più e di uscire a cena una volta in più”. È facile ridere se si pensa a quei ladri di pubblico denaro che spendono al ristorante 200 euro per un’aragosta. E se anche si tratta di un gruzzolo elettorale, fa niente. Adesso Renzi quei soldi deve trovarli per forza. Scavalchi il Quirinale, ignori Bruxelles, disobbedisca alla Bce, ma non si permetta di prendere in giro dieci milioni di persone che su quei pochi soldi adesso ci contano. Le vite degli altri non sono pentole in vendita.
Il Fatto Quotidiano, 14 marzo 2014