Dai boss di Porta Nuova al disoccupato con patrimonio di 1,2 milioni di euro: ci sono anche loro tra i tremila lavoratori a cui l'ente garantiva un corposo sussidio mensile. Ora Crocetta ha deciso di fare pulizia. Un dirigente: "Prima nessuno aveva mai controllato"
Ha un patrimonio immobiliare di un milione e duecentomila euro, un reddito Isee di 150mila euro l’anno e quattro persone a carico: sembra la fotografia fiscale di un dirigente benestante, di un professionista affermato o di un imprenditore che non ha risentito della crisi economica. E invece si tratta di un precario, che la Regione Sicilia ha finora aiutato con 832 euro al mese. Povero svantaggiato per gli uffici regionali, milionario nella vita reale: un ossimoro vivente. Un caso emblematico che fa finire per l’ennesima volta le cronache siciliane nella categoria dell’assurdo. E non è il solo.
Negli elenchi dei circa tremila ex Pip, precari ed ex detenuti che nel 2001 vennero inseriti nel progetto “Emergenza Palermo”, i casi di milionari aiutati dalla Regione si sprecano: c’è chi ha un reddito di 340mila euro e magari riesce ad accedere anche alle liste comunali per avere assegnata un’abitazione nelle zone popolari, chi guadagna anche quindicimila euro al mese e può permettersi di girare a bordo di una fiammante fuoriserie, chi invece si ferma ad ‘appena’ 120mila euro l’anno: tutti conti correnti milionari che ogni mese ingoiano anche quell’obolo da ottocento euro, garantito dalla Regione, in cambio di servizi di pulizia o di manutenzione in uffici, scuole e ospedali.
“Ci sono almeno ottanta casi anomali: stiamo procedendo ad espellere l’ex Pip con il reddito Isee da 150mila euro, faremo la stessa cosa per gli altri. Non è solo una forma di risparmio ma di giustizia nei confronti dei poveri e di chi ha reali necessità” ha spiegato il governatore Rosario Crocetta, denunciando alla stampa quanto scoperto dagli uffici regionali. Il Movimento Cinque Stelle aveva dato battaglia durante la discussione dell’ultima legge finanziaria regionale, facendo approvare una norma che fissa la soglia di reddito per accedere ai sussidi regionali di ventimila euro l’anno. Il Dipartimento Lavoro della Regione ha quindi iniziato a passare in rassegna le posizioni patrimoniali dei circa tremila precari che appartengono al bacino degli ex Pip: ed è lì che si è scoperto che la Regione stipendiava ogni mese miliardari spacciati per precari.
Come è stato possibile che si verificasse ciò? “Perché probabilmente fino ad oggi nessuno aveva mai controllato” dice la dirigente del dipartimento Anna Rosa Corsello, che sta passando al setaccio la situazione patrimoniale dei precari, alla ricerca di altri milionari. “Prima questi scandali venivano occultati” denuncia Crocetta, che già lo scorso anno aveva dato mandato di espellere altri 87 ex Pip dagli elenchi dei beneficiari del sussidio regionale per irregolarità. Tra loro anche tre boss di Cosa Nostra: i fratelli Tonino e Biagio Seranella e Francesco Scimone, tutti appartenenti alla famiglia di Porta Nuova e finiti in manette lo scorso luglio. Per anni la Regione aveva versato ai tre uno stipendio da mille euro, mentre dopo l’arresto gli inquirenti hanno sequestrato alla cosca beni per una quarantina di milioni.
I fratelli Seranella, titolari di un patrimonio personale di almeno due milioni di euro, avrebbero dovuto lavorare in una cooperativa, la Social Trinacria Onlus. Il condizionale però è d’obbligo, dato che le indagini degli investigatori hanno mostrato come Tonino Seranella non si sia mai recato a lavoro: una volta al mese il fratello gli portava il registro delle presenze, in cui lui replicava la firma per trenta volte, tra un’estorsione e un summit. Dì mafiosi stipendiati dalla Regione Siciliana, però, potrebbero spuntarne presto anche altri: sono ben cinquecento infatti gli ex Pip che ricevono il sussidio mensile senza andare a lavorare, perché nessun ente ha richiesto la loro presenza. Il motivo? “Hanno una fedina penale eccessivamente problematica” fanno sapere dalla Regione. Che fino ad oggi ha continuato a stipendiare con soldi pubblici miliardari e mafiosi spacciati da poveri e precari.