Il premier al Tg5 rilancia le politiche sul lavoro. Nelle prossime ore incontrerà Angela Merkel: "Le voglio mostrare il percorso di riforme che l'Italia ha in testa. Non siamo gli alunni da mettere dietro la lavagna"
A Matteo Renzi interessano i ragazzi che non trovano un lavoro, non i sindacalisti o le associazioni di categoria. Il presidente del Consiglio taglia corto sulle polemiche sorte attorno al decreto Lavoro e, mentre continua lo scontro tra il ministro Giuliano Poletti e la Cgil, sceglie senza incertezze da che parte stare. “A me interessano i ragazzi, non i sindacalisti”, il presidente del Consiglio in un’intervista al Tg5 continua sulla sua strada e ribadisce l’intenzione di procedere con il Jobs act nei prossimi giorni. E non spegne le polemiche con le associazioni di categoria: “Il problema”, dice, “non è discutere di norme, ma garantire la possibilità di assumere. Semplificare le norme sul lavoro non significa dare più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare. A me interessano loro non gli addetti ai lavori, che siano sindacalisti o le associazioni dei categoria”. Un piano sul lavoro che anche l’ex ministro Elsa Fornero ha criticato nelle scorse ore. “Se abbiamo fatto errori”, continua Renzi, “siamo pronti a rimediare, ma siamo l’Italia e dobbiamo riprenderci l’orgoglio di essere italiani”.
Se i sindacati temono che le nuove misure creino ancora una volta precarietà, il presidente del Consiglio respinge le critiche: “Il posto fisso per i giovani non c’è più da anni, la disoccupazione giovanile, mentre a Roma discutevano, è passata al 42%, è più che raddoppiata. Il contratto di apprendistato, che noi cambiamo, era prima del nostro decreto legge un incubo burocratico. Cambiare quello, il contratto a termine non significa più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare“.
Dare mille euro l’anno a chi guadagna meno di 1500 euro al mese? “Sì, sì che ce la facciamo”. Il premier conferma l’intenzione di attuare “10 miliardi di riduzione delle tasse per 10 milioni di italiani”. Il messaggio è che “la politica stringe un po’ la cinghia: via Senato, province e superstipendi ai consiglieri regionali”, spiega il premier. E i risparmi “non vanno nel grande calderone delle spese dello Stato, ma sono restituiti ai cittadini. Basta sprechi della politica, soldi nelle tasche dei cittadini”.
Intervistato di ritorno dall’incontro con il Presidente della Repubblica francese François Hollande, Renzi ribadisce l’importanza di tornare ad avere un ruolo significativo oltre confine: “Non siamo gli alunni da mettere dietro la lavagna, siamo l’Italia” e “se facciamo bene il nostro dovere, noi alla guida dell’Europa e non l’ultimo vagone tra quelli ritardatari. Vogliamo guidare l’Europa non per sei mesi nel semestre di presidenza, ma per i prossimi 20 anni e se ce la faremo daremo ai nostri figli un’Europa diversa”. Nelle prossime ore il presidente del consiglio incontrerà Angela Merkel: “Le voglio semplicemente mostrare il percorso di riforme che l’Italia ha in testa, un percorso che non ha fatto nessuno in Europa in questo tempo. Se noi facciamo bene il nostro dovere, possiamo essere alla guida dell’Europa, non l’ultimo vagone tra i ritardatari”.