Erano i giorni della conferenza stampa successiva al Consiglio dei Ministri, i giorni delle slides, del pesce rosso, del venditore di pentole, del “venghino signori venghino”; erano i giorni delle mille e una riforma, di cui mille erano promesse e una era fatto; erano i giorni di politici, sindacalisti, industriali, editorialisti, tutti smarriti e resi innocui, attraverso la sospensione del giudizio, dal timore reverenziale nei confronti del nuovo che avanza.

Perché il grande miracolo renziano, di fondo, altro non è che una collettività che abdica alla volontà e al pensiero critico in favore di un profeta post moderno che assertivamente si fa detentore della verità contemporanea.

L’acume di Renzi, la sua tattica vincente sta nell’essersi insinuato nella crepa storica del post moderno, del post ideologico. Il tormentone della rottamazione, l’ossessione della data, lo stillicidio della velocità, assurti a verbo del terzo millennio, mettono in difficoltà tutti i suoi interlocutori: un esteso senso d’inadeguatezza dettato dalla paura dell’anacronismo e il conseguente timore di rimanere tagliati fuori dai tempi rende confusi, indulgenti, miti tutti quegli ipotetici avversari con i quali il confronto diviene pura formalità del tutto priva di sostanza.

Emblematico diviene l’esempio di figure come Susanna Camusso, la quale, nonostante le innumerevoli iniziative del governo che dovrebbero indurla a posizioni critiche (a partire da un precariato perpetuo al quale si stanno mettendo i conservanti perché si mantenga più a lungo), finisce, un giorno si e uno no per lasciarsi sedurre dall’ “Elogio della Velocità” renziano, terrorizzata dall’idea che la pesantezza novecentesca che si porta dietro possa condannarla ad essere una di quelle zavorre delle quali liberarsi per alleggerire la corsa del paese. L’età anagrafica, la conoscenza dei nuovi mezzi, la capacità innata di fare presto (poco importa se spesso si subordina il pensiero all’azione) diventano gli spauracchi con cui Renzi tiene sotto scacco l’oligarchia politica e dirigenziale italiana, dandole la sensazione di poterla lasciare al palo da un momento all’altro, a meno che essa non sappia trasformarsi ad immagine e somiglianza del neo Profeta.

Mentre le ideologie politiche tramontano, mentre le identità dei singoli cedono il posto al pensiero unico del mercato e mentre il futuro da promessa si trasforma in minaccia, Renzi si è infiltrato come una perdita nel muro del terrore collettivo e si è accovacciato nell’incavo tra due epoche, giurando di essere in grado di farci attraversare l’Egitto dell’oggi e condurci nella Terra Promessa del domani.

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