L'allenatore del team sotto accusa scrive al sindaco: "Il referto arbitrale non riporta niente. A noi è stato detto 'italiani di merda'". Ma il presidente del Casablanca ribadisce: "Gli insulti ci sono stati"
Non smette di fare discutere la vicenda degli insulti razzisti denunciati da una squadra di calcio amatoriale di Forlì, il Casablanca. Diverse altre squadre del piccolo torneo di provincia organizzato dalla Uisp infatti non ci stanno e con una lettera pubblica spiegano che la vicenda delle discriminazioni sarebbe completamente inventata. La missiva è stata scritta da Gabriele Severi, allenatore della squadra Club Juventinità – compagine da cui proviene il giocatore accusato degli presunti insulti – al sindaco del capoluogo, Roberto Balzani, che venerdì 14 marzo scorso aveva incontrato i giocatori maghrebini. Ricevuti con tutti gli onori in Comune, gli atleti erano stati convinti a continuare il torneo che avevano minacciato di abbandonare.
“Purtroppo questa squadra è sempre stata rissosa e a volte troppo aggressiva, lo sappiamo noi e lo sanno tutte le società della Uisp che ci hanno giocato contro. Gli animi – è il racconto della gara di Severi, che fuori dal campo è un delegato della Fiom Cgil – si agitano da subito. Molti colpi proibiti che purtroppo l’arbitro non riesce a domare, ma d’altronde fa parte del gioco. Volano calci, uno sputo del giocatore marocchino verso un mio giocatore, offese pesanti del tipo ‘italiani di merda’, offese anche molto più gravi verso i miei giocatori che probabilmente reagiscono, purtroppo questa è anche la triste realtà dei campi di calcio che credo sia a qualsiasi livello a prescindere dal colore della pelle o dalla nazione di provenienza!”.
Insomma, secondo Severi, semmai gli insulti sono arrivati dall’altra parte e al massimo i suoi giocatori potrebbero avere reagito. Severi denuncia poi un altro illecito: “Al termine della gara chiedevamo all’arbitro di poter visionare la distinta, i nominativi della squadra avversaria, e con nostra sorpresa verificammo che il giocatore numero 11 (quello squalificato) era stato palesemente nascosto e inserito un altro nominativo, un chiaro illecito sportivo”. Nella lettera si fa notare anche la coincidenza: la denuncia di razzismo sui giornali arriva “all’indomani dell’ufficialità del nostro ricorso” sul giocatore marocchino irregolare. “Noi tutti siamo sempre stati contro il razzismo e discriminazioni di ogni tipo e genere, ma siamo anche e soprattutto per le cose giuste e per la verità”, conclude Severi. Nel sunto del referto arbitrale in effetti non compaiono riferimenti a episodi di razzismo: “Comportamento atleti: rissoso e provocatorio entrambe le squadre. Tra il primo e il secondo tempo comunicato a capitani e dirigenti di calmare i loro tesserati”. Poi, sempre nel referto, si riporta la segnalazione del giocatore marocchino non tesserato. Nient’altro. Nessun riferimento a insulti razzisti né da una parte, né dall’altra. Non risultano a oggi peraltro all’Uisp reclami del Casablanca, che non ha mai reso pubblico il nome del presunto giocatore ‘razzista’.
Dunque tutte menzogne, quelle del Casablanca, per passare da vittime? Farouk Rahel, presidente della squadra dei maghrebini, riconferma le accuse. “Innanzitutto non generalizziamo. Io sto parlando di un giocatore e non di tutta la squadra, così come dico che anche altre volte alcuni giocatori di alcune squadre hanno usato parole offensive contro di noi”. Poi parla della gara contro il Club Juventinità: “Loro alla fine del primo tempo sono venuti dall’arbitro a lamentarsi. Ma l’arbitro stesso ha detto: ‘State zitti, perché se io dovessi fare quello che devo fare, voi non giochereste più’. L’arbitro li aveva infatti sentiti dire che noi eravamo a casa loro (una delle frasi incriminate come razziste, ndr)”. Come dire: l’arbitro ha sentito, quanto meno intuito, le frasi (che, secondo i giocatori del Casablanca, sarebbero arrivate fino al ‘marocchino di merda’), ma avrebbe lasciato passare. Sulle accuse di avere schierato giocatori non in regola, Rahel replica: “Quella è un’altra cosa. Non mischiamo”.
La Lega calcio Uisp, accusata da molte squadre di avere ciecamente creduto alla versione del Casablanca, continua a essere cauta in attesa della riunione, tra tutte le società, martedì 18 febbraio: “La vicenda è sotto commissione disciplinare – spiega Giuseppe Giletto Lazzaro a ilfattoquotidiano.it –. Bisogna capire. In campo si estremizza: se sei dello stesso colore cercano la tua mamma, se sei di un altro colore ti offendono su quello. I giocatori del Casablanca possono essere stanchi di avere avuto queste estremizzazioni, ma bisogna anche soppesarle. Noi non eravamo nel campo. L’arbitro non ha assistito, se è successo in un’altra parte del campo non potremo mai saperlo”.
Su facebook (in particolare nel gruppo del Club Juventinità) e sui siti di alcuni giornali locali da giorni si susseguono commenti di amici e simpatizzanti della squadra di Forlimpopoli, infuriati per questo che considerano un polverone mediatico. Alcuni accusano che l’incontro con il sindaco Balzani sia stato organizzato solo per motivi elettorali. Nessuno ricorda però che Balzani, sindaco Pd in quota Renzi, alle prossime amministrative di maggio non si ricandiderà e, soprattutto, nessuno rammenta che la maggior parte dei marocchini non può votare. Va segnalato che sempre su facebook, uno dei membri del gruppo aperto Club Juventinità aveva postato un link: “Gli ultras del Lanciano hanno detto che vengono a vederci quando giochiamo contro il Casablanca…”. Il post, è datato 24 febbraio 2014, due settimane prima della gara. Il post è stato cancellato dalla pagina del gruppo nel primo pomeriggio del 17 marzo. Non è chiaro quale fosse la pagina linkata, ma è certo che proprio il 24 febbraio veniva pubblicato su Youtube un video di un tifoso del Lanciano calcio che se la prende contro l’Islam in maniera colorita.
Certo, far passare il Casablanca come una squadra ineccepibile sarebbe sbagliato. Tanto per citare un caso, nell’estate 2013, durante un torneo di calcio a 7, un giocatore del Casanegra,composta da molti giocatori del Casablanca, aveva causato un rigore. Ma, prima di essere espulso, rifilò un calcio in faccia all’arbitro con una rovesciata. Per poi svignarsela all’arrivo della polizia. “Condanniamo l’accaduto, ci dispiace molto. Quel ragazzo non giocherà più con noi”, disse allora Rachid Hansal, capitano del Casablanca, lo stesso che oggi ha denunciato gli insulti razzisti.