Parodie impossibili: giocare per credere
Puoi praticare gli sport più strani, ascoltare generi di musica sconosciuti e mangiare solo cibi ricercatissimi, ma sarà sempre il tuo “armamentario ludico” a distinguerti dagli altri. E tuttavia, se hai programmato una rimpatriata fra amici per ripercorrere i bei tempi andati, e pensi di tirar fuori per la tua allegra brigata una versione non ortodossa delle vecchie carte piacentine (o napoletane, o francesi), guardati dal pericolo di una fuga troppo in avanti. Ben vengano le innovazioni, purché metabolizzate lentamente e senza attentare alla “sacralità” della tradizione.
Le brutte sorprese possono coinvolgere anche i giochi da tavolo che hanno segnato intere generazioni. Al posto dei simpatici carrarmatini del RisiKo! nostrano potrebbero materializzarsi astronavi e perfino triremi, se stai giocando a SPQRisiko!, con il Nordafrica o la Britannia (meridionale) subentrati nel frattempo ai rispettivi continenti. Invece che tra un candelabro o un funghetto, se giochi a Monopoli, puoi trovarti a dover scegliere tra Obi-Wan Kenobi e il maestro Yoda, oppure tra martelli da combattimento e calzari alati. E qui, davvero, la fantasia può scatenarsi.
I nipotini irriverenti del Monopoli
Tra i più recenti frutti del politicamente corretto figura il Terzomondopoli, contraltare espiatorio ed “equo e solidale” del Monopoli. È stato ideato, nel 1992, per contrapporre al capitalismo immobiliare l’idea di poter investire nella coltivazione dei campi. A giocarlo, anziché pescicaneschi accaparratori di case o alberghi, contadini peruviani impegnati a migliorare la resa dei loro appezzamenti. Ciascuno ne riceve inizialmente cinque che può far fruttare in vari modi, magari provando, perché no, a ricarvarne lauti profitti; ad accompagnare la dotazione terriera di partenza una carta “piccolo allevamento”, comprensiva di polli e porcellini d’India.
Un’altra parodia del Monopoli avrebbe richiamato, sempre nel 1992, l’inchiesta di Mani Pulite, avviata il 7 febbraio di quell’anno. Il suo nome, guarda un po’, era Tangentopoli,
Sarebbero poi venuti i Pallavolopoli, i Pornopoli, i (P)hotopoly, i Socialopoly e tanti altri. I tifosi dell’Inter, sbertucciati dai loro storici avversari juventini, avrebbero visto rappresentata la Beneamata sul tabellone di un goliardissimo Perdentopoli.
Non poteva poi certo mancare la rete, con un quasi impronunciabile Googolopoly. Lo scopo del gioco? Conquistare il web, multinazionale dopo multinazionale. La preda più ambita? Microsoft, che ha preso il posto di Parco della Vittoria. E in luogo della prigione di un tempo c’è la deadpool, il temutissimo “404 Error File Not Found”.
Massimo Arcangeli
Sandro Mariani