So bene che, quando si compie una svolta ad “U”, la svolta è di 180 gradi, non di 160, ma io, dopo le uscite di Renzi in Tv a spiegare a largo raggio il suo programma politico ed economico, mi sono ritrovato in larga misura in sintonia con la sua linea e quindi ho dovuto ricredermi su quello che pensavo (e scrivevo) ancora pochi giorni fa.
In “larga misura” non vuol dire però “totalmente”, infatti oltre al modo diciamo cosi’ “inusuale” col quale ha fatto lo sgambetto a Letta per andarsi a sedere sulla sua poltrona di primo ministro, c’è anche l’orribile “Italicum”che, anche se contiene aggiustamenti (a suo dire) capaci di dare garanzie di governabilità al paese è pur sempre un obbrobrio democratico con quelle soglie di sbarramento che, unite a generosissimi premi di maggioranza, sono utili solo a migliorare la partitocrazia, non certo la democrazia. Parliamoci chiaro: la governabilità si conquista con le capacità inventive e mediatrici dei politici, non con leggi elettorali che assegnano artificialmente un potere smisurato a politici che si dimostrano molto più bravi a carpire la fiducia dell’elettorato che a governare.
E poi c’è ancora il “capolavoro” partitocratico della imposizione totale di candidati scelti dalle segreterie dei partiti. Il fatto che passino o meno da elezioni “primarie” è lodevole solo per la democrazia interna del partito non per la democrazia in senso lato. Chiamiamolo “porcellicum”, non Italicum.
Ma nella sua linea strategica ci sono anche cose molto positive che è impossibile non condividere, in primis la svolta (questa si a 180 gradi) di politica economica e di atteggiamento nei confronti dei partners europei.
Renzi dice chiaro e tondo che quando va in Europa, non va a prendere ordini da nessuno. Che l’Italia sa da sola cosa c’è da fare. Che rispetteremo i patti già siglati in precedenza (inevitabile, se non si vuole uscire dall’Unione) ma che i patti, se occorre, si possono e si devono cambiare.
Questa è musica per le orecchie degli italiani. Finalmente abbiamo un primo ministro che, fatti quattro conti su quello che possiamo e non possiamo fare, non ha paura a respingere al mittente le reprimende dei vari Rehn e compagnia cantante. Berlusconi e Monti non solo non hanno respinto al mittente le reprimende, ma addirittura hanno firmato in nome dell’Italia tutta quegli “accordi” capestro vera causa di tutte le nostre disgrazie. Letta ha lavorato un pochino meglio, ma ancora troppo supino ai dictat europei e soprattutto teutonici.
Renzi ha per ora poca esperienza come guida politica, ma ha carattere da vendere, determinazione, pragmatismo (fin troppo!), capacita’ d’analisi e … una velocità di elaborazione mentale in grado di competere con chiunque. Nel suo Porta a Porta della scorsa settimana in due ore non è mai stato messo in difficoltà da nessuno. Era preparatissimo su tutto, anche se gli argomenti erano a vastissimo raggio. Elabora in un baleno le domande che gli fanno e risponde con proprietà prima ancora che abbiano finito di parlare. Vederlo all’opera vicino agli altri politici e intervistatori è stato come vedere all’opera un super-computer ultima generazione vicino a computer di dieci anni fa. E riesce ad essere anche affabile, un vero fenomeno! Nel campo della politica ha un potere ammaliatore irresistibile. Persino Vespa e gli altri, in certi momenti, sono rimasti attoniti, a bocca aperta, ad ascoltarlo senza mai riuscire a contrastarlo. Non pare, comunque, che sia il solito “fumo” cui ci hanno abituato altri politici. Lui, dal modo in cui ha presentato il suo programma, e dai tempi stretti che si è dato riesce ad essere convincente percheé è anche concreto e propone cose fattibili e in buona misura condivisibili.
Nei giorni scorsi Renzi ha incontrato Hollande, e finalmente si vede in Europa l’abbozzo di quell’unione di forze che, fin dal 2012, con l’avvento di Hollande all’Eliseo, avevo sperato avverarsi in fretta, al fine di mettere termine subito alla sciagurata politica di austerità che sta bruciando come in un incendio di proporzioni continentali milioni di posti di lavoro e distruggendo, in soli tre anni, conquiste sociali costate un secolo di lotte.
Credo davvero che l’alleanza con Hollande e con altri capi di governo a indirizzo solidaristico-sociale possa davvero avviare una nuova politica economica capace di ridare all’Europa quella guida di progresso civile e sociale realizzati nel welfare piu avanzato del mondo. Welfare che però rischia di essere distrutto completamente da una rincorsa ad una globalizzazione troppo rapida per essere sostenibile.