Le richieste di informazioni alle Aziende sanitarie locali arrivarono solo dopo che il caso era già apparso sulla stampa nazionale. Intanto aumenta il numero dei pazienti che potrebbero avere usato un kit difettoso: 21mila solo a Milano
Sono oltre 21mila persone ad aver in mano degli esami del sangue potenzialmente falsati da un’anomalia nei kit per la rilevazione del paratormone prodotti dalla multinazionale Abbot. L’allarme, partito da Crema nei giorni scorsi, potrebbe riguardare tutta l’Italia visto che in numerosi altri laboratori viene utilizzato lo stesso metodo per determinare se il PTH risponde in modo adeguato alle variazioni di calcio nel sangue. Solo in Lombardia sono diciotto gli ospedali coinvolti e solo a Milano almeno 21mila pazienti considerando i tre principali ospedali coinvolti (San Raffaele, Humanitas e Fatebenefratelli).
Eppure la Regione ha preso carta e penna per scrivere alle aziende sanitarie locali solo quando il caso era già scoppiato sulla stampa locale e nazionale. Quindici Asl hanno ricevuto una missiva della Direzione Generale Salute. Una di queste, in possesso de ilfattoquotidiano,it, è datata 14 marzo (protocollata alle ore 16.39 nel registro ufficiale). La missiva, con oggetto “Criticità dosaggio Paratormone con reagenti Abbot”, la dice lunga: “Da comunicazione ricevuta da parte del Centro di Riferimento regionale per la Qualità dei Servizi di Medicina di Laboratorio si è appreso che il dosaggio del paratormone con alcuni lotti di reattivi della Ditta Abbot ha dato luogo ad una sovrastima dei risultati tra il 13 e il 45% come da stessa segnalazione della ditta che si allega. Al riguardo si chiede a codeste aziende di voler tempestivamente accertare se l’uso dei reattivi che hanno dato risultati anomali ha interessato anche i laboratori attivati nel vostro territorio, sia in regime autorizzativo che di accreditamento; se in caso affermativo ne è stato effettivamente sospeso l’uso a seguito della segnalazione; quali iniziative i responsabili di detti laboratori hanno messo in atto al fine di tutelare lo stato di salute dei pazienti ed infine se anche i laboratori che ricorrendo al service per la determinazione in oggetto sono stati opportunamente informati e se hanno messo in atto al fine di tutelare lo stato di salute dei pazienti. Gli esiti di detta verifica dovranno essere rassegnati entro 15 giorni alla scrivente direzione”.
Calendario alla mano la Regione avrà dati certi entro il 29 marzo. In allegato alla missiva la direzione ha trasmesso anche la nota (reperibile da tempo sul sito del Ministero della salute) che la Abbot – il 12 febbraio scorso – aveva distribuito a tutti gli interessati: “Urgent Field Safety Notice. Informazione sul prodotto. Richiesta attuazione immediata”. Un mese prima la multinazionale aveva precisato con estrema chiarezza che “una deriva della prestazione del dosaggio ARCHITECT Intact PTH può potenzialmente generare risultati falsamente elevati per i campioni di pazienti”. Contestualmente, nelle “Azioni da intraprendere” citate nell’informativa, aveva chiesto di “interrompere immediatamente l’impiego del dosaggio ARCHITECT Intact PTH e smaltire le scorie rimanenti secondo le procedure di laboratorio”.
Del problema già erano venuti a conoscenza a Crema dove il 4 marzo scorso, il direttore dell’Unità operativa, Mario Cassani, aveva inviato una lettera alla Fora, che aveva loro fornito il kit; alle direzioni sanitaria, medica di presidio, amministrativa di presidio e al controllo di gestione. Resta da capire cosa sia accaduto in quel mese, quanti siano i pazienti coinvolti in tutt’Italia e soprattutto che azioni siano state intraprese dalle aziende ospedaliere. Questioni a cui dovrà rispondere il Ministro della Salute a seguito dell’interrogazione parlamentare dell’onorevole Cinzia Fontana (Pd). Anche il Codacons è intervenuto sulla questione chiedendo chiarezza al Ministero: “E’ necessario che sia al più presto completata la lista di tutti gli ospedali che hanno acquistato il test difettoso, considerato che si è già passati dall’iniziale ospedale di Crema ad una ventina di ospedali del Nord. Per questo l’associazione invita il Ministro Lorenzin ad inviare ispettori ministeriali e Nas non solo presso l’ospedale di Crema (dove sono intervenuti nei giorni scorsi ndr), ma presso tutte le strutture ospedaliere potenzialmente interessate”. Intanto a Crema, dove è pronta una class action, giovedì arriveranno i vertici della Abbot. Un incontro avvolto dal mistero visto che fino a ieri l’ufficio stampa della multinazionale non confermava, nonostante fonti accreditate lo diano per certo.