Assoldato dalla madre di una delle due prostitute per scoprire le mosse della figlia, l'uomo, secondo gli inquirenti, ne avrebbe approfittato per tentare un ricatto chiedendo soldi al posto del silenzio. Dalle indagini, inoltre, emerge come gli sfruttatori si adoperassero non solo per procacciare i clienti, ma soprattutto per tenere la contabilità delle prestazioni sessuali effettuati dalle minori e i relativi regali
Non c’è solo lo sfruttamento, c’è anche il ricatto. Erano infatti costrette a farsi filmare “perché così guadagniamo più soldi” le due ragazzine di 14 e 15 anni che in un appartamento ai Parioli di Roma facevano sesso a pagamento con decine di clienti (leggi), almeno i 50 già iscritti nel registro degli indagati – tra cui il marito della senatrice Alessandra Mussolini, Mauro Floriani (leggi) – ai quali potrebbero aggiungersene altri nelle prossime settimane. Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, sono in arrivo nuove contestazioni (leggi) perché si è alla ricerca dell’identità di quegli utenti con nomi particolari – Bambolina 302 e Monica bsx – che partecipavano agli scambi di immagini per capire se si tratti di adulti o di minorenni. Dalle carte dell’inchiesta emerge inoltre che in totale erano otto le ragazze (di cui due minorenni) finite nel giro gestito dal caporalmaggiore dell’Esercito Nunzio Pizzacalla e dal pusher Mirko Ieni. Le indagini hanno accertato che gli incontri non avvenivano solo nell’appartamento ai Parioli ma anche in hotel e in un appartamento in via di Villa Chigi, nel limitrofo quartiere Trieste-Salario.
C’è poi la figura di un investigatore privato, assoldato dalla madre di una delle due baby squillo per scoprire le mosse della figlia, protagonista, secondo La Stampa, di un tentato ricatto. Avrebbe infatti chiesto “cento euro a settimana” per tacere su quanto aveva scoperto. Così l’uomo che doveva raccontare alla madre l’abisso in cui era caduta la figlia, pensa di poter trarre un profitto. Non solo, perché l’uomo consuma un rapporto sessuale con la minore.
Intanto si è avvalso della facoltà di non rispondere, Mirko Ieni accusato dalla procura di essere l’organizzatore del giro di prostituzione minorile romano, insieme a Nunzio Pizzacalla. L’uomo, agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, ha raggiunto l’ufficio del gip Maddalena Cipriani per l’interrogatorio di garanzia (è stato colpito da una nuova ordinanza di custodia cautelare per un’ulteriore serie di reati) accompagnato dal suo legale, l’avvocato Raffaella Scutieri ma ha scelto di non rispondere alle domande del giudice. “Tutto quello che dico – ha detto al gip – finisce manipolato dopo un’ora su telegiornali e giornali, per questo preferisco non parlare”. L’uomo poi ha motivato la scelta del silenzio perché tra le ragazze “è coinvolta una persona a me cara”. Si tratta di una delle due ragazze 19enni che si prostituivano in un appartamento in zona Vescovio. A lei, si legge nel provvedimento del giudice, “offriva le canne parecchie volte”, ma anche cocaina. Perché Ieni finisce per invaghirsi di lei e quindi a non volere che continui a prostituirsi. Ma gli affari sono affari: Ieni e Pizzicalla procacciano i clienti, fissano gli incontri e soprattutto a “mantengono la contabilità delle prestazioni sessuali effettuate dalle minori e i relativi ricavi, impartendo disposizioni in merito alle tariffe da applicare in ordine alle prestazioni sessuali delle quali chiedeva ripetutamente la consegna di una percentuale, nonché al tipo di informazioni che le minori avrebbero dovuto dare ai clienti”.