I dati riportati dall'Organizzazione parigina nel rapporto annuale sugli indicatori sociali sono impietosi: in tre anni è aumentato anche di tre punti il tasso di povertà tra i giovani (18-25 anni) che tocca il 15,4%. Ma c'è ottimismo per "le recenti proposte di riforma del mercato del lavoro"
Dal 2007 al al 2012 il reddito medio annuale di una famiglia italiana ha subito un crollo di 2.400 euro, quasi il doppio della media della zona euro (1.100 euro). Il dato è riportato dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel rapporto annuale sugli indicatori sociali, spiegando che la perdita di reddito è legata al “deterioramento del mercato del lavoro, soprattutto per i giovani”. Quei 2.400 euro svaniti in cinque anni dai bilanci domestici si traducono in un complessivo peggioramento della qualità della vita delle famiglie medie italiane. Nel dettaglio, il 13,2% ha dichiarato di non potersi permettere di comprare cibo a sufficienza (contro il 9,5% nel 2007) e il 7,2% di aver rinunciato a far ricorso a delle cure mediche per motivi economici.
Ma secondo l’Ocse, la fascia sociale su cui la scure della crisi si è abbattuta con più forza è quella dei giovani. Tra il 2007 e il 2010, il tasso di povertà tra i ragazzi (18-25 anni) in Italia è aumentato di tre punti percentuali, arrivando al 15,4%, e quello degli under 18 di 2 punti percentuali al 17,8%. Giovani e giovanissimi sono così diventati le fasce d’età con il tasso di povertà più elevato, davanti ai quarantenni (13,4%) e agli over 75 (11,7%). Una tendenza che, secondo gli esperti dell’Organizzazione, si sta confermando anche per gli anni successivi. La mancanza di certezze contribuisce a far crescere la percentuale di giovani italiani che sono disoccupati o inattivi, e non sono né in educazione né in formazione (i cosiddetti ‘Neet’), che è aumentata di 5 punti tra il 2007 e il 2012, arrivando al 21,1%. Il dato italiano è il terzo più elevato tra i Paesi aderenti all’organizzazione, dopo Turchia (26,7%) e Grecia (27,3%).
A pesare su una situazione già critica è “un sistema di previdenza sociale scarsamente preparato”. L’Ocse guarda però con ottimismo “le recenti proposte di riforma del mercato del lavoro” presentate dall’esecutivo Renzi e “l’estensione del sistema di previdenza sociale rappresentano degli importanti passi nella giusta direzione”. Con il sistema attuale, scrive l’organizzazione parigina, “meno di 4 disoccupati su 10 ricevono un sussidio”, e l’Italia è la sola in Europa insieme alla Grecia A non avere “un comprensivo sistema nazionale di sussidi a basso reddito”. C’è quindi il rischio che “le difficoltà economiche e le disuguaglianze diventino radicate nella società”. Uno degli effetti di questa “mancanza di un efficace sistema di previdenza sociale”, dice ancora l’Ocse, si riscontra nella distribuzione della perdita di reddito tra le diverse fasce della popolazione. Tra il 2007 e il 2010, il 10% più povero ha perso in media il 6% all’anno del proprio reddito disponibile, mentre il 10% più ricco ha perso solo l’1 per cento.