Il censimento per verificare la resistenza antisismica delle scuole doveva concludersi più di un anno fa, ma nella provincia dell’Aquila c’è un paese che non l’ha mai effettuato. E’ Tagliacozzo. Dopo il terremoto che ha colpito la città nel 2009, la Regione Abruzzo è intervenuta per garantire la sicurezza negli edifici pubblici: con una circolare del 25 luglio 2012, sollecitava le amministrazioni comunali ad effettuare una serie di verifiche tecniche, entro il 31 dicembre 2012, “su edifici e infrastrutture strategiche ai fini della protezione civile, o rilevanti per le conseguenze di un loro collasso”.
Una direttiva che affonda le radici in una legge del 2003, anche se i decreti attuativi sono arrivati nel 2011. Fino ad allora quasi nessun ente comunale aveva ottemperato a questa disposizione di legge, ma subito dopo “l’invito” della Regione, le verifiche negli edifici pubblici sono iniziate, partendo proprio dalle scuole.
Al Comune di Tagliacozzo la nota arriva il 7 agosto del 2012, con questo oggetto: “Obbligo esecuzione verifiche sismiche in attuazione dell’Opcm n. 3274/2003 – sollecito”. Ma nessuno, o quasi, sembra dare peso al suo contenuto. Il paese si trova all’interno di una zona sismica, a 10 chilometri dalla città di Avezzano, distrutta già nel 1915 da un terremoto di magnitudo 7 della scala Richter, che provocò 30mila vittime. I plessi scolastici sono quattro: scuola dell’infanzia, elementari, medie e istituto tecnico per il turismo. In tutto ospitano 700 studenti. Tra le strutture pubbliche in attesa delle verifiche antisismiche c’è anche la sede del Comune, che non ha la certificazione.
“Nella Marsica – dice Alfonso Gargano, consigliere comunale di maggioranza – tutti i Comuni hanno ottemperato alla direttiva facendo le verifiche entro il 2012, e molte scuole sono state chiuse proprio in seguito a questi controlli. A Tagliacozzo, questo procedimento ha avuto un rallentamento inspiegabile, e pensare che le verifiche sismiche si possono concludere in un mese. E’ un’anomalia dell’amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Di Marco Testa (Nuovo centrodestra, ndr)”.
Gargano, insieme al consigliere di minoranza Roberto Giovagnorio, inoltra formali interrogazioni al primo cittadino e agli uffici preposti, invia lettere a Regione e Prefettura. Poi, il 4 novembre dello scorso anno, succede finalmente qualcosa. Il responsabile del servizio tecnico del Comune, con propria determina, avvia una gara per invitare alcuni tecnici esterni a presentare offerte per le verifiche di vulnerabilità sismica. A fine gennaio, i tre tecnici incaricati rimettono al Comune una relazione preliminare in cui spiegano la procedura da adottare per avviare i controlli. L’ufficio competente dà altri 90 giorni di tempo alle ditte specializzate per portare a compimento queste procedure, allungando inevitabilmente i tempi per poter avere risposte definitive sulla sicurezza delle scuole di Tagliacozzo.
Eppure, l’elenco dei paesi vicini che si sono trovati ad affrontare l’emergenza scuole, è lungo. A Scurcula Marsicana una scuola è stata definita inidonea ed è stata chiusa, così come è accaduto a Magliano dei Marsi, dove gli studenti ora fanno lezione in moduli prefabbricati in attesa della nuova struttura. Lo stesso Comune di Avezzano sta provvedendo a mettere a norma alcuni istituti. “Tutti hanno fatto quello che dovevano fare”, incalza Gargano, “tranne noi”.
Per la legge, l’adempimento dell’obbligo ad effettuare le verifiche spetta esclusivamente al proprietario delle strutture, cioè al Comune. E dagli atti protocollati appare chiaro come il sindaco sia stato più volte sollecitato ad adempiere a questo obbligo dal responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, sia nell’ottobre del 2012 che nell’agosto dell’anno successivo. “Perché allora non muoversi in ottemperanza alla legge e al buon senso?”, chiede Gargano, “e perché, una volta attivata con notevole ritardo la macchina burocratica, dal Comune hanno preferito seguire la procedura ordinaria, più lenta, invece che quella d’urgenza, come si è già fatto per altri incarichi?”.
Nel luglio del 2011, proprio il sindaco aveva inoltrato al commissario delegato per la ricostruzione Gianni Chiodi un progetto per la realizzazione di un polo scolastico unico del costo di 8 milioni e 600mila euro. Una richiesta di fondi che Chiodi rimanda al mittente, “in quanto risulta che la stessa non evidenzi il necessario nesso di causalità tra i danni segnalati e il sisma”. Ma a ben leggere la relazione che accompagna il progetto, a qualcuno deve essere sfuggita questa frase che riguarda l’Istituto onnicomprensivo Andrea Argoli, che ospita gli studenti delle medie e delle superiori: “Si sottolinea come a seguito dei recenti eventi sismici dell’aprile 2009 e di altri eventi minori, sono comparse microlesioni sulle travi portanti del solaio sottotetto (alcune interne altre perimetrali) e all’intradosso dei solai”.