L’italiano ai tempi di Facebook è promosso. Addio al tema: oggi i ragazzi si esprimono attraverso i social network. Attenzione, cari detrattori: chi scrive non è a favore dell’abolizione del vecchio testo scritto sul foglio a protocollo a righe o sul quaderno ma la notizia che l’Accademia della Crusca ritenga il linguaggio scritto, usato sul pc, “una nuova risorsa da esplorare”, non può che aprire gli occhi a chi insegna.
“Internet ha aperto diversi spazi di scrittura rispetto a quelli canonici, usati prima dell’avvento del pc. Twitter obbliga a un testo breve, che sia però chiaro e diretto: un esercizio alla sintesi, pressoché insistente nelle scuole. Mentre Facebook o la posta elettronica lasciano più spazio all’espressione, spesso spontanea. Per noi linguisti si tratta di una miniera d’oro. Possiamo attingere a un enorme patrimonio di testi di scrittura viva. Fino a qualche decennio fa era difficile avere in mano un testo diretto, spontaneo senza alcun tipo di condizionamento. Pensiamo a un tema o a un sondaggio: la persona che scrive sa di dover essere valutata e, anche senza accorgersene, falsa il risultato”, ha spiegato la ricercatrice dell’Accademia della Crusca, Vera Gheno, in un’intervista a Leggo.
Ne aveva già parlato Skuola.net, che sulla questione aveva svolto un sondaggio svolto su mille ragazzi: il 30% degli studenti, intervistati da Skuola.net, ha notato che esercitandosi con la continua scrittura sul web ha alzato i suoi voti. Addirittura 3 ragazzi su 5 hanno imparato a correggere gli errori che trovano online mentre il 17% corregge solo gli errori più gravi.
Il web nella scuola non può che essere considerato una risorsa. Forse se iniziassimo a lavorare con i nostri studenti usando Twitter o Facebook, ovvero gli strumenti che loro adoperano nella vita quotidiana, potremmo avere in futuro una generazione meno ignorante di quella che abbiamo oggi. Non va dimenticato, infatti, che l’Ocse qualche mese fa ha bocciato gli adulti del Belpaese, in fondo alla classifica per preparazione letteraria: oltre un quarto degli italiani, il 28%, si piazzano a livello più basso, o addirittura al di sotto di tale livello, per competenze in lettura. Percentuale che scende al 15% nei paesi Ocse e al 12% in Norvegia. Quasi un terzo della popolazione leggendo un libro o qualsiasi altro testo scritto riesce ad interpretare soltanto informazioni semplici.
Eppure questi adulti sono cresciuti senza social network. Il tema divide gli esperti. Un recente libro di Manfred Spitzer, Demenza digitale boccia le nuove tecnologie a scuola: “Alla luce della massiccia diffusione degli strumenti di scrittura digitali, non sorprende che sempre più spesso i bambini abbiano il loro primo contatto con la lingua scritta in questo modo (…). I risultati dei primi studi su questo argomento indicano che un’accresciuta digitalizzazione della scrittura ha conseguenze negative sulla capacità di lettura di bambini e adulti”.
Al contrario Enrica Bricchetto e Sergio Luzzato, scrivevano su Il Sole 24 ore: “I docenti del terzo millennio non possono prescindere dalla rete, sfera con cui gli studenti hanno qualcosa da dire diventando così parte di una proficua relazione didattica”.
Chi scrive, si trova tutti i giorni in mezzo ai bambini, tra i banchi, con una lavagna multimediale che entusiasma anche i più distratti ma con la matita sul banco per disegnare, scrivere, giocare. La maggior parte dei miei alunni non ha a casa un libro ma ha un profilo Facebook, nonostante non abbia ancora l’età per aprirlo. Il libro di italiano della mia classe quarta, al capitolo che spiega come scrivere una lettera, parla anche di come usare la posta elettronica. I miei ragazzi sono tra coloro che non scriveranno più lettere usando la penna ma invieranno mail e post per trovare lavoro, per conquistare una ragazza, per creare un evento. Che piaccia o no ma la realtà è questa e la cosa non mi scandalizza. Tuttavia, l’esercizio della scrittura e della lettura senza social, molto più lento, riflessivo e impegnativo, li continuerà ad aiutare a fermarsi sul significato delle parole. Abbiamo ancora bisogno della matita ma non possiamo fare a meno dei tablet. Anche per scrivere e leggere!