La Marina barricata nella base di Sinferopoli: "Abbiamo l'ordine di sparare a vista". Il presidente russo dà il via alle procedure per unire la penisola. Kiev: "E' una rapina, sono crimini di guerra". Il Cremlino sarà escluso dal G8 di giugno. Obama: "Facciamolo all'Aja". La Gran Bretagna: "Mosca ha scelto l'isolamento". Ma ora le Repubbliche ex sovietiche temono l'effetto domino
Putin firma per l’annessione della Crimea, ridicolizza le sanzioni dell’Occidente e intanto in Ucraina si registra il primo morto tra le forze armate dall’inizio della crisi che ha portato alla secessione della penisola da Kiev e la sua richiesta di unirsi (riunirsi, per dire il vero, dopo 60 anni) alla Federazione russa. Un militare dell’esercito ucraino è stato ucciso e uno è rimasto ferito in un attacco alla base di Sinferopoli da parte di uomini armati arrivati – secondo quanto detto da un portavoce delle forze armate – su un camion che mostrava una bandiera russa. Più tardi si è scoperto che i morti sono stati due: oltre al militare ucraino anche un membro delle cosiddette “forze di autodifesa” filorusse. E ci sono anche due feriti, un altro militare ucraino e un para militare filo russo. Resta il fatto che la tensione si alza non solo dal punto di vista diplomatico (soprattutto tra Usa e Russia), ma soprattutto da quello del confronto tra le forze militari o paramilitari ucraine e russe. “Siamo in stato di allerta dopo quello che è successo nell’altra base a Simferopoli – racconta all’Ansa il tenente colonnello Igor Mamciur, via telefono, barricato nel comando della Marina ucraina a Sinferopoli, in pieno centro – Abbiamo ordine di sparare a vista su chiunque tenti di entrare qui”. Putin è “personalmente responsabile” per la morte del soldato, ha subito affermato il presidente ucraino a interim Oleksandr Turcinov.
L’annessione è “una rapina” dice il premier ucraino Arseni Iatseniuk che accusa anche Mosca di crimini di guerra. “La questione della Crimea” è “passata da un piano politico a un piano militare a causa dell’esercito russo” ha aggiunto dopo la morte del soldato. Iatsenyuk ha sottolineato che la responsabilità della escalation militare è solo della leadership politica di Mosca: “Oggi l’esercito russo ha iniziato a sparare contro i soldati ucraini e questo è un crimine di guerra che non ha periodo limite”.
Gli Stati Uniti cercano di accelerare e inasprire la reazione dei Paesi occidentali nei confronti della Russia: Obama accusa – di nuovo – Putin di minacciare la pace, annuncia altre sanzioni dopo quelle dei giorni scorsi e propone un G7 da organizzare all’Aja, con l’esclusione proprio di Mosca. L’Unione Europea è più impegnata a trovare una linea comune, ma intanto dice di non riconoscere l’annessione della Crimea.
Il presidente della Russia ha annunciato il passaggio del nuovo territorio con un discorso davanti ai due rami del Parlamento e ha garantito che tutte le nazionalità saranno rispettate: “Non ci interessa l’Ucraina, gli ucraini non si spaventino”. Il colpevole per il presidente resta l’Occidente: “Questa volta ha superato la linea”. E il Cremlino dice di non essere spaventato dalle sanzioni: “Abbiamo già provato sanzioni del genere, esse suscitano ironia e anche sarcasmo”, ha detto il consigliere diplomatico di Putin, Iuri Ushakov. Anzi, di più: sono “inaccettabili” e porteranno conseguenze, ha detto chiaramente il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov parlando al telefono con il segretario di Stato americano John Kerry.
I rapporti di Mosca con le altre potenze restano quindi a dir poco freddi, tanto che il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha annunciato la sospensione della partecipazione della Russia al G8 di giugno. “E’ previsto”, ha detto in un’intervista a Europe 1, “che siano tutti gli altri Paesi, i sette più grandi Paesi, che si riuniscano, senza la Russia”. Ma alla fine verrà etichettata come gaffe. In realtà in campo non c’è una decisione, ma una proposta del presidente americano, Barack Obama, che ha proposto una riunione dei leader del G7 all’Ajaper la prossima settimana per analizzare gli sviluppi della crisi ucraina. Anzi, Regno Unito, Germania e Giappone frenano. Si tratta d’altra parte di una questione particolarmente delicata in questo momento, dal momento che la Russia detiene la presidenza a rotazione e quindi avrebbe dovuto ospitare a giugno il summit, nella città di Sochi. Ma certo i toni si stanno alzando e non solo in Ucraina (dove il presidente ha paragonato l’atteggiamento russo a quello dei nazisti). “E’ spiacevole che il presidente russo Vladimir Putin abbia scelto il percorso dell’isolamento con l’annessione della Crimea e neghi a cittadini di Russia e Crimea una collaborazione con la comunità internazionale” ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico William Hague davanti al Parlamento di Londra. E perfino la Germania, finora portatrice della linea più tendente al dialogo, sembra far cadere i toni diplomatici: “Il cosiddetto referendum della Crimea è contro il diritto internazionale – dice la cancelliera Angela Merkel – L’indipendenza della Crimea è contro il diritto internazionale. E l’integrazione della Crimea nella Federazione russa è contro il diritto internazionale”. Ma l’indignazione dell’Occidente non ferma l’iniziativa della Russia, non solo sul piano diplomatico, ma neanche su quello militare, visto che le truppe di Mosca occupano la penisola di Crimea da oltre due settimane.
“I luoghi come la Crimea”, ha detto il presidente Putin in un discorso davanti ai due rami del Parlamento, “sono sacri per noi e simbolo della gloria russa. Il trasferimento della Crimea all’Ucraina fu frutto di grosse violazioni e fu deciso dietro le quinte in uno stato totalitario, mettendo la gente di fronte al fatto compiuto. Ora in Ucraina non esiste un potere legittimo e non sappiamo con chi parlare. Non aiutare i russi della Crimea sarebbe stato un tradimento. Quello accaduto a Kiev è stato un colpo di Stato di forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite e le attuali autorità non sono legittime”. Putin ha criticato il comportamento dell’Occidente sul territorio: “In Ucraina ha varcatola linea e si è comportato in modo irresponsabile. Sapevano che c’erano milioni di russi. Il popolo della Crimea si è comportata in base alla regola dell’autodeterminazione dei popoli usando la stessa regola usata dall’Ucraina quando è uscita dall’Urss e l’altro precedente che l’Occidente ha creato con le sue mani quando ha riconosciuto legittimo il distacco del Kosovo dalla Serbia, dicendo che non c’era bisogno di alcun permesso dal potere centrale”. La Russia avrà “rispetto per tutte le nazionalità che vivono in Crimea e sarà giusto”, ha continuato, “se ci saranno tre lingue statali di uguale diritto: russo, ucraino e tartaro di Crimea”. E ha concluso ribadendo che non c’è nessun interesse a considerare l’annessione anche dell’Ucraina: “La Russia “non vuole assolutamente l’annessione dell’Ucraina. Non credano gli ucraini a coloro che vogliono spaventarvi con la Russia. L’Ucraina non ci serve. Noi vogliamo un’Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione né ci servono altri territori”.
Nonostante la firma del decreto la Russia avrebbe ancora spazio di manovra se volesse tornare indietro sulla Crimea. Si tratta infatti solo di uno dei passi necessari a formalizzare l’adesione a Mosca: il trattato di annessione deve ancora essere firmato dai leader di Russia e Crimea, approvato dalla Corte costituzionale russa e poi ratificato dal Parlamento. Il discorso di Putin davanti alle Camere, in programma per le 15 di oggi ora locale (le 12 in Italia) verrà trasmesso in televisione a livello nazionale. La Crimea è stata parte della Russia dal XVIII secolo fino a quando il leader sovietico Nikita Krusciov la trasferì all’Ucraina nel 1954. Sia i russi, sia la maggioranza russofona della Crimea, considerano l’annessione come la correzione di un’offesa storica. I disordini in Ucraina sono cominciati dopo che il 21 novembre l’allora presidente Viktor Yanukovych annunciò di non volere più firmare l’accordo di associazione con l’Ue per privilegiare le relazioni con la Russia; la situazione è poi peggiorata dopo la fuga di Yanukovych in Russia alla fine di febbraio.
Ora il timore delle Repubbliche ex sovietiche è di un effetto domino. Il presidente della Moldavia, Nicolae Timofti, teme che i separatisti della Transinistria possano chiedere alla Russia di riconoscere la loro regione. Timofti ha detto che la Transinistria potrebbe chiedere di diventare parte della Russia, ma ha smentito le notizie secondo le quali l’avrebbe già fatto. In passato Mosca ha fatto sapere di rispettare l’integrità territoriale della Moldavia. La Transinistria si è separata dalla Moldavia nel 1990 e la Russia ha 1.500 soldati che stazionano sul suo territorio, ma non riconosce la regione. Timofti domani incontrerà il presidente della Romania, Traian Basescu. Il presidente rumeno ha detto ieri che pensa che la Russia voglia ricreare l’Unione Sovietica, e che la Moldavia è una priorità per Mosca.