Nei giorni scorsi un capitano di fregata è finito in carcere per una storia di mazzette in cambio di appalti. Ma le indagini degli inquirenti potrebbero aprire squarci imbarazzanti
Una bustarella da 2mila euro, un uomo in manette e altri 36mila euro nascosti nell’abitazione dell’indagato. Apparentemente una storia di corruzione come tante. Ma questa vicenda scoppiata pochi giorni fa a Taranto, in realtà, rischia di diventare un grande scandalo per la Marina militare e l’imprenditoria ionica legata all’indotto della navalmenccanica. In carcere, infatti, è finito il capitano di fregata Roberto La Gioia, 45enne tarantino, comandante del quinto reparto di Maricommi, l’ente che si occupa di appalti e contratti della forza armata nella base navale del capoluogo ionico. Il militare è stato arrestato dai carabinieri, agli ordini del tenente Pietro Laghezza, con l’accusa di concussione.
Gli investigatori sono piombati nel suo ufficio poco dopo l’incontro con un imprenditore che gli aveva consegnato una mazzetta da 2mila euro in contanti: una piccola parte di una tangente da 150mila euro che la vittima pagava due volte al mese per ottenere la liquidazione delle fatture. Gli inquirenti sapevano dove cercare e così hanno aperto la borsa dell’ufficiale e ritrovato la busta con le banconote fotocopiate poco prima. Perché la trappola è scattata grazie alla denuncia dell’imprenditore, stanco dalle continue richieste di denaro del militare. Ma quello che non immaginavano è che nella borsa avrebbero trovato un’altra bustarella con all’interno 400 euro. La Gioia, difeso dall’avvocato Andrea Silvestre, ha tentato inizialmente di ridimensionare la vicenda: ha parlato di “regali” dell’imprenditore, poi però è crollato ammettendo le sue responsabilità. Anche sulla seconda busta, inizialmente, l’indagato “non sapeva fornire alcuna spiegazione”, ma messo alle strette dalle “sue dichiarazioni è emersa in modo abbastanza evidente – scrive il gip Pompeo Carriere nell’ordinanza di convalida del fermo – la verosimile origine illecita anche di queste somme, e la più che probabile commissione di analoghe condotte concussive anche in danno di altri imprenditori”.
Insomma, la vicenda non sembra affatto chiusa. Anzi. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Maurizio Carbone, “sono appena agli inizi e, verosimilmente, – scrive ancora il gip Carriere – si accingono a disvelare un quadro illecito ben più ampio, sia dal lato delle vittime dell’agire concussive, che – probabilmente – dal lato di eventuali correi del La Gioia”. In queste ore, i carabinieri stanno studiando il contenuto di due pendrive nelle quali, secondo la denuncia della vittima, l’ufficiale riportava minuziosamente le somme ricevute. Una sorta di rendiconto che nelle mani degli investigatori potrebbe essere la chiave per accedere a quello “scenario ben ampio” che secondo il gip si intravede dalle parziali ammissioni del militare. Non solo. Nelle mani degli investigatori sono finiti anche i filmati registrati dall’imprenditore: in uno di questi, in particolare, la vittima ha filmato un incontro avvenuto il 19 dicembre scorso con il militare e un altro imprenditore tarantino durante il quale La Gioia “avrebbe proposto ai due imprenditori di ‘truccare’ la gara alzando la percentuale di ribasso, rivelando il contenuto delle offerte nel frattempo pervenute”. Ed è proprio su questo incontro che potrebbero concentrarsi nelle prossime ore le indagini degli inquirenti che sembrano destinate ad aprire uno squarcio imbarazzante per la forza armata che, al momento, è rimasta silenziosa in attesa degli sviluppi.