Il mancato rispetto del referendum sull’acqua del giugno 2011 costituisce un vulnus democratico di grandi proporzioni. Davvero vergognoso il fatto che le grandi forze politiche nazionali, con l’eccezione del Movimento Cinque Stelle, non abbiano preso posizione in merito garantendo, anche al di là delle posizioni assunte, il rispetto della volontà espressa a larga maggioranza dagli elettori. E il governo Renzi non promette affatto bene al riguardo. Come ci ha ricordato Mario Agostinelli, il nuovo ministro dell’Ambiente Galletti, uno che non si capisce proprio che cosa ci azzecchi con l’ambiente, ha dichiarato che chi ha promosso il referendum ha arrecato un danno enorme al Paese. Proprio un sincero democratico, non c’è che dire!
In questo quadro poco rassicurante una nota positiva è costituita dalla legge varata di recente dal Consiglio regionale del Lazio. Le novità positive riguardano anzitutto il metodo di approvazione della legge stessa. Si tratta infatti di una legge che è stata imposta dai cittadini e da alcuni Comuni. Per l’esattezza sono stati 49 i Comuni che l’hanno proposta e quarantamila i cittadini che l’hanno firmata. Una nuova dimostrazione del fatto che, in presenza di un’iniziativa civica dal basso, le forze politiche sono costrette a provvedere. Vedremo poi fino a che punto questa decisione è frutto di demagogici ammiccamenti o se invece sottintende un’autentica volontà di affermare il rispetto di un essenziale bene comune. Un metodo che potrebbe essere applicato con risultati innovativi in molti altri campi, dalle grandi opere, a partire dall’infausta Tav, alle spese militari da ridurre, alla spending review da attuare sulla base delle effettive esigenze e tagliando gli sprechi, e non già, come si accinge a fare il governo Renzi, servizi a volte essenziali, all’auditing del debito pubblico che non va lasciato nelle mani di pochi tecnici, competenti o meno, ma deve passare attraverso il vaglio della conoscenza e della volontà popolare.
Quindi, sul piano dei contenuti. Dall’affermazione della pubblicità del bene che avviene in vario modo a quella del diritto umano all’acqua. Certamente non trascurabili in un momento nel quale i governi e l’Europa suonano tutt’altra musica subordinando i diritti ai profitti e preparandosi a privatizzare tutto. La legge stabilisce innanzitutto che “l’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale”. Ne deriva che “tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili”. La gestione del servizio idrico integrato “deve essere svolta senza finalità lucrative e ha come obiettivo il pareggio di bilancio, persegue finalità di carattere sociale e ambientale”. Come pure sono di proprietà degli enti locali e sono assoggettati al regime proprio del demanio pubblico “le opere di captazione, gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture e dotazioni patrimoniali afferenti al servizio idrico integrato”. Un linguaggio estremamente chiaro, a fronte del quale riuscirà quantomeno arduo l’esercizio di distorsione della volontà popolare di cui sono maestri certi politicanti. E, per rendere possibile la ripubblicizzazione dei servizi indebitamene privatizzati viene istituito un apposito Fondo, come pure un Fondo apposito è destinato a progetti di cooperazione internazionale.
Certamente, un passo avanti. Che rischia però di restare un fatto isolato, in assenza di mutamenti degli indirizzi più generali, del governo e dell’Europa. Ma un passo importante, che dimostra su di un piano più generale la necessità di sottrarre agli oscuri e polverosi gabinetti della casta unificata le sorti del nostro Paese, mettendo al centro dell’azione politica i movimenti organizzati e le esigenze effettive della popolazione. Occorrerà quindi approvare leggi analoghe in tutte le Regioni.
Contenuti che sarà necessario affermare a tutti i livelli, portando nei Parlamenti, sia europeo che nazionale che regionali e locali, i rappresentanti di questi movimenti e mettendoli al posto degli yesman e yeswomen privi di intelligenza e di autonomia che attualmente li affollano senza costrutto ricevendo spropositate prebende. Un esempio in questo senso lo sta dando la Lista Tsipras che candida, fra gli altri, un veterano del movimento per l’acqua come il fiorentino Tommaso Fattori. Altri partiti e movimenti, a partire da quello Cinque Stelle, seguano tale esempio! Riprendersi la politica sottraendola a lorsignori costituisce la premessa necessaria per salvare il nostro Paese.