Un intero spot per promuovere il nuovo pomeriggio di Italia 1, costruito utilizzando il volto, la notorietà e la mimica del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

E’ così che le televisioni del cavaliere hanno deciso di farsi pubblicità sfruttando commercialmente l’immagine di un personaggio noto, rappresentato addirittura dal premier senza chiedere a quest’ultimo, a quanto si apprende, alcuna autorizzazione né permesso.

Una scelta “pirata” sotto il profilo del diritto d’autore che impone – come è ovvio che sia – che lo sfruttamento dell’immagine di una persona, specie laddove si tratti di un personaggio noto, sia legittimo solo con una preventiva autorizzazione del titolare dell’immagine stessa.

Tutto questo, nel caso dello spot di Italia 1, con l’aggravante di legare l’immagine di un personaggio politico ed istituzionale che dovrebbe essere super partes a un’impresa commerciale come quella televisiva.

Nessuna esimente, eccezione o giustificazione. Siamo di fronte – sebbene l’unico a poter far valere tale diritto sia proprio il presidente del Consiglio – a una palese ed autentica violazione del diritto d’autore compiuta da una delle ammiraglie di quel fronte che, compatto, nei mesi scorsi ha chiesto a gran voce all’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni l’approvazione del Regolamento, che entrerà in vigore il prossimo 31 marzo, sulla tutela del copyright online.

“L’immagine del Premier appartiene a tutti” è la difesa degli uomini di Italia 1. Ma si tratta di una difesa che, naturalmente, non convince.

L’immagine del presidente del Consiglio può, naturalmente, essere utilizzata da chiunque per finalità di cronaca ma i diritti d’autore su quell’immagine non possono certo considerarsi di pubblico dominio.

Ovviamente l’interessato potrebbe scegliere – come probabilmente accadrà – di limitarsi a farsi una risata e compiacersi della straordinaria popolarità acquisita, ma ben potrebbe anche risentirsene e decidere di chiedere a Mediaset di sospenderne la messa in onda e, in teoria, anche di pagargli un lauto risarcimento per lo sfruttamento commerciale della propria immagine.

Guai a puntare l’indice contro Mediaset che nell’episodio ha certamente sbagliato, ma l’occasione è utile per sottolineare una volta di più quanto sia delicata e complessa la materia del diritto d’autore se anche una delle più fiere paladine della “legalità autorale”, sempre in prima fila nella lotta contro i “pirati”, inciampa in una tanto plateale violazione dei diritti d’autore addirittura del Presidente del Consiglio nella produzione e diffusione di un video da essa stessa prodotto con l’obiettivo di farsi autopubblicità.

Una materia tanto, troppo complessa – come si è scritto più volte – per pretendere, come, pure, la stessa Mediaset ha ripetutamente fatto, che le violazioni del diritto d’autore possano essere accertate e risolte nell’ambito di un procedimento sommario come quello che dal 1 aprile si celebrerà davanti all’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.

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