A novanta giorni dal calcio d'inizio della competizione iridata, stadi e infrastrutture sono ancora in alto mare e popolazione ancora in strada. E Valcke ammette le difficoltà
“La Fifa non sta utilizzando denaro pubblico. E non sta utilizzando nemmeno denaro brasiliano per organizzare i prossimi Mondiali”. Parola di Jerome Valcke: il vice-segretario della Fédération Internationale de Football Association è stato costretto ad intervenire ufficialmente per smentire le voci che nelle ultime settimane continuano ad alimentare le proteste in Brasile. Perché a meno di novanta giorni dal calcio d’inizio della rassegna, i problemi nel Paese ospitante non accennano a diminuire: ritardi nei lavori, stadi ancora non collaudati. E le manifestazioni della popolazione locale, che accusa il governo e la Fifa di sprecare soldi che avrebbero dovuto essere utilizzati per migliorare le condizioni del Paese. Un’accusa che però la Fifa respinge seccamente.
“I Mondiali costeranno in totale 1,3 miliardi di dollari, di cui circa 500 milioni di premi alle nazionali e costi addizionali. La Fifa investirà nel Paese una somma pari a 800 milioni. E non toccherà neanche un dollaro brasiliano, eccetto quelli dei partner commerciali che hanno siglato un contratto di sponsorizzazione”, ha dichiarato Valcke. Nessuno spreco di denaro pubblico. Anzi: investimenti per l’ammodernamento del Paese. Una spiegazione che però non convince le migliaia di brasiliani che da mesi protestano in strada contro l’organizzazione della rassegna. A fronte del miliardo scarso arrivato dalla Fifa, fino ad oggi il governo ne ha già spesi circa quattordici per la costruzione degli impianti sportivi e il potenziamento di infrastrutture e mezzi di trasporto, vista anche la decisione di portare la rassegna nelle zone più remote del Brasile (come ad esempio la città di Manaus, dove giocherà l’Italia, nel cuore della Foresta Amazzonica).
Certo, sono investimenti “che resteranno negli anni a disposizione del Paese”, ha spiegato Valcke. E che dovrebbero avere un ritorno economico importante: circa 45 miliardi di dollari, quasi il triplo, secondo le cifre diffuse dal ministro dello Sport, Aldo Rebelo. Ma per adesso la popolazione non vede vantaggi, solo sprechi. E per questo protesta. D’altro canto, anche la Fifa ha molto di cui lamentarsi riguardo l’organizzazione. A fine 2013 la situazione dell’avanzamento dei lavori era preoccupante, con almeno 4-5 impianti in grave ritardo sulla tabella di marcia. Per non parlare dei ripetuti incidenti nei cantieri: nell’ultimo, a San Paolo dove si disputerà la partita inaugurale, a novembre sono morti due operai. Ad oggi il problema non è ancora del tutto risolto: mentre dal 12 marzo è partita ufficialmente la vendita dei biglietti (solo nelle prime 24 ore superata quota 300mila; e il Maracanà è già tutto esaurito) ci sono stadi lontanissimi dall’essere pronti. A Porto Alegre, ad esempio, manca completamente la pavimentazione esterna dell’impianto. “E’ una corsa contro il tempo”, conclude Valcke. “E non solo per noi della Fifa, ma anche e soprattutto per il comitato organizzatore”. Il calcio d’inizio si avvicina. E giorno dopo giorno crescono tensioni e diffidenza reciproca.