Salvato dalla comitato dei garanti del Pd, adesso è il primo parlamentare della XVII legislatura per il quale è stato chiesto l’arresto. C’era anche Francantonio Genovese tra l’elenco di candidati impresentabili che Franca Rame aveva chiesto di eliminare dalle liste del Partito Democratico (foto dal sito ufficiale del deputato).
Dodici mesi fa però il suo seggio a Montecitorio era stato salvato: il comitato dei garanti si era limitato a cancellare dalle liste democratiche soltanto i conterranei Nino Papania e Mirello Crisafulli. Troppo pesanti le 19.590 preferenze raccolte dall’ex sindaco di Messina alle primarie, che di fatto ne facevano il più votato d’Italia nella competizione interna al Pd.
Democristiano fin da quando girava in grembiulino e lecca lecca, figlio del senatore Luigi Genovese e nipote del pluriministro Nino Gulotti, l’ex sindaco di Messina ha sempre rappresentato un valore aggiunto per il Pd siciliano, partito di cui diventa il primo segretario regionale nel 2007, sostenendo Walter Veltroni. Nel 2008 l’ex sindaco di Roma lo porta per la prima volta a Montecitorio, dove Genovese diventa addirittura segretario della Commissione Antimafia. Il Veltronismo nel Pd però dura poco, ma Genovese è abile a ricollocarsi immediatamente dalla parte dei vincitori: prima sostiene Dario Franceschini, quindi si scopre accesissimo sostenitore di Pierluigi Bersani. Ed è all’ex segretario del Pd che Genovese porta in dote migliaia di voti per vincere le primarie del 2012.
Minuto, mite, calvo,occhiali: uguale identico al celebre Mister Magoo dei cartoon, come lo descrisse Gian Antonio Stella, Genovese negli anni duemila è l’unica certezza del centro sinistra in Sicilia, isola dove Berlusconi vince sempre e comunque. E invece nel 2005, Genovese sfata il tabù e sbaraglia i concorrenti nella corsa a sindaco di Messina, la sua città, dove tutti lo chiamano semplicemente “Franzantonio”. Colpa del patto di ferro siglato con la famiglia Franza, di cui è socio in diverse attività, prima tra tutte la Caronte, che gestisce i traghetti che collegano Messina a Reggio Calabria. Sulla poltrona più alta della città peloritana, Genovese ci rimane un paio d’anni: poi è costretto a dimettersi, a causa di un pasticcio nei simboli presentati in campagna elettorale, che portano il Cga a dichiarare nulle le elezioni.
Poco male, perché nel frattempo il ras delle preferenze fa il salto a livello nazionale: diventa deputato e continua ad occupare ogni spazio disponibile nell’ambito della Formazione professionale, sua vera gallina dalle uova d’oro. Attività che alla fine lo condurrà nella polvere: a giugno scorso finisce indagato, a luglio gli arrestano la moglie Chiara Schirò. Nel frattempo Genovese continua a fare quello per cui è più portato: ricollocarsi sempre e comunque dalla parte del vincitore. E quest’autunno, un anno dopo la campagna elettorale per Bersani, Genovese si scopre a sorpresa accesissimo fan di Matteo Renzi: fulminato sulla via della rottamazione, il ras delle preferenze appoggia ufficialmente Basilio Ridolfo, candidato dell’ex sindaco di Firenze nella corsa alla segreteria peloritana del Pd. Appoggio che i renziani di Sicilia hanno incassato silenziosamente, come in silenzio è stata finora accolta la richiesta d’arresto per Genovese. Primo deputato di Matteo Renzi che rischia di finire in manette.