L'udienza preliminare che dovrà decidere sul rinvio a giudizio per Zoia Veronesi, segretaria storica dell'ex leader Pd,è stata posticipata al 30 maggio prossimo. L'avvocato: "Lei non ha mai negato di aver dato una mano all'ex segretario. Ma lavorava dalle 10 alle 12 ore al giorno e dopo che era in pari con la regione, collaborava come volontaria"
E’ iniziata ed è stata rinviata al 30 maggio l’udienza preliminare che dovrà decidere sul rinvio a giudizio per la segretaria storica di Pierluigi Bersani, Zoia Veronesi, accusata insieme a Bruno Solaroli, ex capo di Gabinetto del presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, di truffa aggravata. Come ha spiegato l’avvocato di Veronesi, Paolo Trombetti, nel corso dell’udienza che si è svolta in mattinata nel Tribunale di Bologna, prima del rinvio per motivi organizzativi, il Pm Giuseppe Di Giorgio ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio, “pur con molte perplessità non esplicitate”, ha detto il legale. All’udienza era presente con un proprio legale la Regione Emilia-Romagna, in qualità di persona offesa dalla presunta truffa.
“Sono incredula, dopo una vita passata a lavorare”. E’ questa la reazione di Zoia Veronesi. Secondo l’accusa percepì infatti dalla Regione, di cui era dipendente, circa 140mila euro di stipendio per svolgere a Roma l’incarico di raccordo con il Parlamento dal 2008 al 2010, lavorando, in realtà, ‘solo’ per Bersani. Una tesi che per il suo legale, l’avvocato Paolo Trombetti, è “offensiva e scandalosa. La si accusa di non aver lavorato. Lei non ha mai negato di aver dato una mano a Bersani. Lavorava dalle 10 alle 12 ore al giorno. E dopo che era in pari con la Regione, collaborava come volontaria con Bersani”. A sostegno di questa tesi, come risultato di investigazioni difensive, l’avvocato ha annunciato 22 dichiarazioni tra parlamentari (di più partiti), dirigenti di ministero, associazioni di ministero e assessori regionali che confermano il lavoro fatto da Veronesi nell’interesse della Regione Emilia-Romagna.
La stessa ex dirigente ha ricordato, ad esempio, alcune vertenze di cui si è occupata, come quella per la Omsa di Faenza: “Agevolare il contatto con il ministero, fissare un appuntamento in tempi rapidi per risolvere una questione che riguardava tanti lavoratori del territorio. Lo facevo per Bersani o per la Regione?” Veronesi ha spiegato di non aver parlato finora per rispetto al lavoro della magistratura: “Mi sono sempre guadagnata onestamente lo stipendio – ha detto al termine dell’udienza – ho lavorato secondo le direttive che la regione mi ha assegnato nel quinquennio 2001-2006 e dal 2008 al 2010. Ora? Sono dipendente del Pd, ancora assegnata alla segreteria di Bersani. Devo parlare con i responsabili del personale per sapere cosa farò? Diventare collaboratrice di Renzi? No, ha ottimi collaboratori più vicini a lui anche anagraficamente, che è una cosa importante”.