Con l’avvio della riforma, il Senato pensa alla ristrutturazione interna. Primo passo: taglio del 33 per cento di posizioni dirigenziali (una decina di persone in tutto), già effettiva ad aprile. E quando anche la riforma di Palazzo Madama sarà approvata, a quel punto, sommando i due rami del Parlamento, si prevede una riduzione totale del 50 per cento di dirigenti rispetto a oggi. Ma questo secondo provvedimento sarà effettivo tra un paio d’anni. Il primo taglio del 33 per cento, spiegano fonti del Senato, determinerà un risparmio immediato “ma non ancora quantificato con esattezza”, perché non saranno necessari per molto tempo nuovi concorsi. Si prevede inoltre un taglio delle retribuzioni e delle pensioni più elevate.
Il risultato della ristrutturazione interna sarà quello di unificare i ruoli dei due rami del Parlamento e di stoppare le nomine di nuovi dirigenti. Tuttavia, le promozioni approvate per il Senato (un vice e due direttori “senza aumenti in busta paga”) sono ritenute “indispensabili” per il corretto funzionamento dell’istituzione fino al termine della legislatura. I vuoti dei vertici delle strutture finora non erano stati colmati perché prevedevano un costo, ma le nuove nomine (in Senato non c’è nessun Vice Segretario Generale) avranno solo un valore organizzativo e funzionale, senza nessuna promozione economica. In via autonoma, quindi, al Senato si taglieranno di circa un terzo le figure apicali e eventuali nuovi incarichi saranno a costo zero, senza alcuna indennità aggiuntiva finora prevista. Un provvedimento che, garantiscono le fonti a Palazzo Madama, garantirà fin da subito risparmi di spesa.