Stop al pagamento dei mutui sulle case distrutte dal terremoto. Ma per restituire i debiti accumulati con le banche per pagare le tasse ci sarà solo tempo due anni (e non tre come richiesto all’inizio). Arrivano risposte, più o meno soddisfacenti, per l’Emilia terremotata. È stato approvato dalla Camera dei deputati l’emendamento che sospende, per circa 1500\1800 famiglie, il versamento delle rate dei prestiti con le banche per acquistare case che i fenomeni sismici del maggio 2012 hanno ridotto in macerie. Abitazioni inagibili, quindi, dove le famiglie non vivono più da quasi due anni, spesso da demolire e ricostruire completamente, ma sulle quali, a partire dal 1 gennaio 2014, i terremotati avevano dovuto ricominciare a pagare il mutuo perché la sospensione concessa all’Emilia 21 mesi fa dal governo guidato da Mario Monti era scaduta senza che l’esecutivo di Enrico Letta riuscisse a prorogarla. Il provvedimento, inserito nel decreto legge sul rientro dei capitali, invece, blocca il pagamento dei mutui sia per le aree colpite dall’alluvione del 19 gennaio scorso, sia per quelle terremotate, fino alla fine del 2014: “In pratica – spiega Manuela Ghizzoni, deputata del Partito Democratico – abbiamo introdotto la sospensione per i comuni danneggiati dall’esondazione del fiume Secchia, poi attraverso un ordine del giorno l’abbiamo estesa anche ai territori interessati dai fenomeni sismici del maggio 2012”. Un escamotage adottato perché il provvedimento in discussione riguardava, appunto, l’alluvione del 19 gennaio, necessario a rispondere alle richieste dell’Abi, l’associazione bancaria italiana, che si era già detta disponibile a venire incontro alle necessità delle famiglie terremotate ma chiedeva una norma primaria sulla cui base avviare una moratoria.
“L’Abi – spiega infatti Ghizzoni – aveva chiesto al governo una norma che consentisse alle banche di sospendere le rate dei finanziamenti a tutte quelle famiglie terremotate che ne facessero richiesta: con l’emendamento approvato alla Camera ora la norma c’è”. Una boccata d’ossigeno per le famiglie sfollate che da mesi aspettavano che lo Stato sospendesse loro il mutuo sulla casa, almeno finchè in quella casa non fossero tornate a vivere. La misura, del resto, doveva già essere inserita all’interno del decreto Enti Locali approvato a dicembre dal governo Letta, proprio pochi giorni prima della scadenza, il 31 dicembre 2013, della sospensiva accordata agli emiliani subito dopo il terremoto. Ma l’emendamento, alla fine, nel testo non è entrato, e sono stati i comitati Sisma.12 e Finale Emilia Terremotata Protesta a chiedere ad Abi di intervenire per aiutare le famiglie in difficoltà. Richiesta che Abi a sua volta aveva rivolto agli istituti aderenti all’associazione, ricordando, tuttavia, che serviva un intervento politico per introdurre una nuova moratoria. Ora quella “soluzione politica” è arrivata, e nella ‘bassa’ la speranza è che il capitolo – mutui si chiuda almeno fino a fine anno. “La copertura economica c’è, il governo Letta aveva già stanziato 3 milioni di euro per far fronte a una nuova sospensione – sottolinea Massimo Nicoletti del comitato Finale Emilia Terremotata Protesta – a questo punto speriamo che lo stop venga applicato presto. Non bisogna dimenticare che più di 1.500 famiglie sfollate stanno pagando il mutuo sulle case inagibili già dal 1 gennaio 2014, quindi ormai siamo alla terza rata”.
Minore soddisfazione, invece, ha riscosso la proroga alle aziende terremotate per restituire i finanziamenti contratti con le banche per pagare le tasse. Ottenuta in extremis una sospensione di un anno, scattata a pochi giorni dalla scadenza dei termini fissati dal governo Monti, con le imprese emiliane che a gran voce spiegavano di non avere le risorse per restituire il finanziamento e al contempo pagare le fatture accumulate a causa di una ricostruzione che cammina al rallentatore, infatti, il Partito Democratico aveva presentato una risoluzione atta a prorogare lo stop per tre anni. Quel provvedimento, però, la Ragioneria di Stato l’ha bocciato, riducendo a 2 gli anni di sospensione. Tanto che, dal Pd a Forza Italia, è il Parlamento stesso a chiedere il perché di quella bocciatura. “E’ un fatto grave – spiega il deputato Pd Davide Baruffi su Facebook – in aula abbiamo già avuto modo di approvare un provvedimento analogo, invece oggi la Ragioneria cambia il proprio parere, sostenendo che con una sospensione di tre anni si sforerebbe il rapporto del 3% deficit – Pil. Credo che siano necessarie delle spiegazioni, la situazione sta diventando imbarazzante e anche il governo non ci fa bella figura”.
Due anni per rialzarsi in piedi e lavorare a pieno regime, spiegano i terremotati, sono pochi. “Le aziende ancora oggi fare i conti con i finanziamenti per la ricostruzione che arrivano con il contagocce, con una crisi dentro la crisi generata da fenomeni sismici e alluvione, e con i debiti contratti per ricominciare a produrre anche quando lo Stato non versava i rimborsi – sottolinea Sandro Romagnoli di Sisma.12 – come si fa a pensare che possano avere le risorse anche per pagare i mutui contratti per versare le tasse? A Roma non sanno cosa significhi superare un terremoto e un’alluvione, ma se lo Stato non chiude il cerchio, concedendo una fiscalità di vantaggio e una proroga degna di questo nome, l’Emilia non solo non riprenderà mai a produrre il 2% del Pil nazionale, ma finirà per morire”.