Lauro61 verserà a tutti gli ex soci della holding 3 centesimi in più per azione per pareggiare i conti rispetto al trattamento riservato all'imprenditore di Genova. Ma farà ricorso
Ci sono ”elementi sufficienti a ritenere accertata una collusione tra Malacalza Investimenti e Lauro Sessantuno”. E così il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di Lauro61 contro l’innalzamento, chiesto dalla Consob, del prezzo dell’Offerta pubblica di acquisto (Opa) su Camfin lanciata lo scorso anno dalla holding partecipata da Clessidra, Tronchetti Provera, Unicredit e Intesa Sanpaolo.
La Commissione aveva deciso che il prezzo congruo dell’offerta era di 0,83 euro per azione, a fronte degli 0,80 euro messi sul piatto da Lauro61. E secondo la delibera del Tar del Lazio “emerge il riconoscimento a Malacalza di un corrispettivo per la cessione delle azioni Camfin più elevato di quello di 0,8 euro pagato da Lauro Sessantuno. Il prezzo accertato nell’ambito della collusione è pari a 0,83 euro”. Il Tribunale amministrativo nell’esaminare il ricorso presentato da Lauro Sessantuno evidenzia, fra le altre cose, che il provvedimento con cui Consob alzava il prezzo dell’Opa “non ha natura punitiva”, tant’è vero che “non risulta che dopo l’accertamento della collusione posta alla base della rettifica del prezzo dell’Opa siano stati avviati procedimenti sanzionatori”.
In sintesi la delibera del Tar ricorda che “l’acquisto del 7% di Pirelli al prezzo di 7,8 euro (per azione, ndr) era la condizione di Malacalza per vendere le azioni Camfin a 0,8 euro; tale condizione non è un motivo interno, ma entra chiaramente a far parte della negoziazione; inoltre chi conduce la trattativa agisce in modo coerente con la sussistenza di un impegno assunto con Malacalza a realizzare una vendita a quelle condizioni”.
Il Tar dunque rileva un accordo per cui “da una parte l’offerente e i soggetti agenti di concerto con il medesimo pagano 0,8 euro per azione Camfin e fanno sì che venga venduta a Malacalza da parte di soci appartenenti al patto Pirelli la partecipazione voluta da Malacalza a un prezzo inferiore a quello in trasparenza discendente dal valore di 0,80 euro attribuito a Camfin, dall’altra Malacalza vende a loro le azioni Camfin”. Lauro Sessantuno nella sua memoria difensiva sostiene dal canto suo che “il lancio di un’Opa volontaria sarebbe avvenuto anche qualora non fossero stati trovati i venditori a quel prezzo”, ma secondo il Tar si tratta di un’ipotesi non verificabile in presenza di un’operazione effettivamente realizzata e annunciata al mercato solo quando tutte le fasi della complessiva operazione sono state definite”.
Lauro61 ha quindi fatto sapere che presenterà ricorso al Consiglio di Stato. Nonostante questo “nell’interesse del mercato” non chiederà la sospensione cautelare della decisione e i 3 centesimi in più verranno “immediatamente corrisposti”.