Politici, amministratori, funzionari entrano spesso nelle cronache italiane della corruzione, della cattiva gestione, della mala politica. Nei documenti dell’inchiesta Sea c’è, a sorpresa, un caso che contraddice la tendenza. È la storia di una funzionaria del Comune di Milano che, insieme al suo dirigente, fa barriere alle intromissioni indebite. La funzionaria si chiama Mariangela Rimoldi, dirigente del settore Partecipate. Il suo capo è Davide Corritore, fino a qualche tempo fa direttore generale del Comune di Milano o, come si dice per fare più chic, city manager della città. La vicenda è quella dell’asta indetta dalla Pubblica amministrazione per vendere poco meno del 30 per cento della Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa.
Prima della gara, secondo le indagini della procura di Milano, c’è un po’ di movimento tra venditore, venduto e aspirante compratore, cioè il fondo F2i di Vito Gamberale. C’è anche una misteriosa telefonata in cui Gamberale e il suo braccio destro, Mauro Maia, sembrano convinti che il bando sarà fatto su misura per loro. Poi però qualcosa, evidentemente, si inceppa. Il bando fissa un prezzo di 40 milioni più alto di quello offerto da F2i nella sua iniziale “manifestazione d’interesse” e ribalta molte condizioni favorevoli a Gamberale e sfavorevoli al Comune.
Alla fine, il 16 dicembre 2011, la base d’asta è fissata a 385 milioni. Un buon prezzo, per il Comune. Il regista dell’operazione è l’allora city manager Corritore. Vincerà l’unico concorrente che fin dall’inizio voleva la Sea, e cioè Gamberale. Per portarsi a casa l’agognato pacchetto di azioni, offre un solo euro in più della base d’asta: il rilancio del giocatore che è sicuro di vincere, dopo aver convinto al ritiro – secondo quanto dicono le carte dell’inchiesta – i due competitor (una società indiana e un grande fondo australiano) che si erano fatti vivi prima della gara.
Ma Gamberale è costretto almeno a sborsare quei 40 milioni in più di quanto aveva messo all’inizio sul piatto. Prima di quel cruciale 16 dicembre, qualcuno si fa vivo anche negli uffici del Comune, mentre le strutture tecniche di Corritore erano impegnate a redigere il bando. Lo racconta Mariangela Rimoldi in un interrogatorio davanti al pm Alfredo Robledo: “Ricordo che in occasione della prima riunione operativa si presentò altresì il dottor Ungaro, che era assistente dell’assessore Tabacci”. Luca Ungaro è il consulente che lavorava per Bruno Tabacci, quando questi era assessore al Bilancio nella giunta di Giuliano Pisapia.
“Tuttavia – continua Rimoldi – io gli precisai che quella era una riunione tecnica, alla quale pertanto non partecipavano altri soggetti appartenenti all’area politica. Ungaro mi obiettò che lui era il primo collaboratore dell’assessore Tabacci, al che io gli riferii che l’assessore aveva finito il suo lavoro con l’approvazione della delibera e che, pertanto, da quale momento in poi sarebbe iniziato il mio”. Per una volta, dobbiamo annotare che una struttura tecnica della pubblica amministrazione fa barriera alle intrusioni della politica. “Ricordo che Ungaro si allontanò infastidito – conclude la funzionaria – dicendomi che, di tale episodio, ne avrei dovuto rispondere direttamente all’assessore. In realtà l’assessore Tabacci non mi ha mai chiamato. Ricordo invece che Ungaro, gara durante, mi telefonò in quanto voleva essere messo a conoscenza del numero di partecipanti alla gara. Io gli risposi che era un dato che non potevo fornirgli e la cosa finì lì”. Qualche volta, l’uomo (o la donna) morde il cane.
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Dal Fatto Quotidiano del 20 marzo 2014