Nick Hornby e il cinema non si sono mai voluti tanto bene, almeno fino ad oggi. L’oramai 57enne scrittore del Surrey torna ad interpretare il ruolo dell’incompreso autore di un libro da cui viene tratto un film. Esce il 20 marzo Non buttiamoci giù, diretto dal regista francese Pascal Chaumeil (Il truffacuori, Il piano perfetto), realizzato basandosi sul romanzo di Hornby, “A Long way down”, anche se lo scrittore inglese non è stato chiamato per l’adattamento. “La prima volta che ho visto il film è stato strano”, ha raccontato un mese fa Hornby dal festival di Berlino dove il film è stato presentato (nella foto il cast e lo scrittore il primo da sinistra), “non trovavo il mio libro, non capivo il ritmo”. Niente tentativo di suicidio, però, come fanno i quattro protagonisti del film (tra cui Pierce Brosnan, Aaron Paul e Toni Collette) ritrovatisi la notte di Capodanno in cima al grattacielo più alto di Londra per togliersi la vita. Hornby non è tipo da prendersela troppo, c’è sempre un libro da leggere, e da consigliare, prima di essere obbligati a vedere un film in sala, magari tratto dalle proprie sudate e amate pagine.
Il titolo cult che catapulta Hornby in cime alle classifiche dei romanzi più apprezzati e letti tra le generazioni under 40 – solo nel Regno Unito supera il milione di copie – è il suo libro d’esordio, Febbre a 90 (1992), che nel giro di cinque anni diventa un film con protagonista un ancora fanciullesco Colin Firth, tifoso sfegatato dell’Arsenal. Hornby adatta il suo romanzo per consentire a David Evans di girare un film poi apprezzato ad ogni latitudine calciofila del globo. In mezzo a campi da calcio, spalti e schermi tv c’è un eterno Peter Pan che sublima parecchie pulsioni tra quegli ometti in calzoncini e calzettoni che devono infilare la palle nella rete per poter gioire. Non a caso il passaggio letterario successivo è quell’Alta fedeltà (libro edito nel 1995, film nel 2000) che ha come protagonista il 35 enne Rob Fleming, tipico trentenne anni novanta (nel ’95 Hornby ha 38 anni ndr) che a suon di ‘top five’ fa durare in eterno la sua finibile adolescenza.
Il regista Stephen Frears trasferisce Alta fedeltà da Londra a Chicago, non sceglie Hornby come sceneggiatore e ottiene un lusinghiero successo in termini di pubblico con quasi 30 milioni di dollari d’incasso negli Usa e 5 milioni di sterline in Gran Bretagna. Ancora un libro in libreria, About a boy (1998 – oltre un milione di copie vendute) e ancora un film omonimo uscito nel 2002 (42 milioni di dollari d’incasso) con protagonista un altro Peter Pan con la faccia di Hugh Grant, talmente ricco per le royalties derivanti da un jingle natalizio composto dal padre, da diventare un essere inibito di fronte a qualsivoglia responsabilità sociale.
Mai troppe parole fuori posto per Hornby scrittore non chiamato a sceneggiare, ma solo a depositare diritti d’autore che evidentemente non bastano per affermare la propria creatività. Tanto che dopo l’uso di Febbre a 90 per un remake americano con Jimmy Fallon ambientato tra campi e tribune del baseball, Hornby scrive la sua prima sceneggiatura da film. Ambientato nel 1961 An Education (2009) non prevede campi da calcio o bamboccioni, ma ha per protagonista una ragazza di famiglia piccolo borghese che tra Oxford e un infingardo trentenne della buona società londinese, sceglie la vita con il mascalzone ma poi si pente. Il film a produzione inglese, diretto dalla danese Lone Scherfig, e con protagonista un’attrice londinese come Carey Mulligan, sembra come appartenere letterariamente e poeticamente allo scrittore di Redhill.
Primo ed ultimo script per Hornby in attesa di due nuovi progetti che lo vedono finalmente sceneggiatore. Il primo lo vede addirittura coinvolto nell’adattamento delle memorie di Cheryl Strayed, una donna che compie oltre mille miglia a piedi nella Pacific Coast Trail in seguito ad una disgrazia familiare. Il regista Jean Marc Vallée (quello di Dallas Buyers Club) e l’interprete principale Reese Whiterspoon hanno già dichiarato ai quattro venti quanto lo script di Hornby sia straordinario. Secondo progetto, infine, alza ancora di più l’asticciola di Hornby sceneggiatore: Brooklyn, del giovane regista irlandese John Crowley racconta la storia di un immigrato ‘irish’ nella New York dei primi anni cinquanta. Ed ancora una volta Hornby adatta un romanzo, quello omonimo di Colm Toibin. Insomma, provaci ancora Nick. Il trailer in lingua originale