In televisione trionfano le 'boccucce' a cuoricino o tumide come nuove guide intellettuali. Poi, sciolta l'ultima neve di Gstaad e di Saint Moritz, gli aristomuffi si trasferiscono a Dubai per una gara sotto un cielo finto
Alta, longilinea, elegante. Cristina Romelli Gervasoni, milanese, esperta di comunicazione e di brand di lusso, è stata nominata director di Downtown Design, nato da una costola di Art Dubai, manifetsazione in corso in questi giorni nella città degli Emirati Arabi. Già la location è spettacolare: ai piedi del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo (829 metri di altezza) dove ha aperto anche l’hotel Armani (tutti i comandi delle stanze sono azionati tramite un tablet. Per gli ignoranti d’informatica ci sono le tende dei beduini nel deserto a un tiro di scoppio!). E, così, mentre da noi la Grande Crisi continua ad alitarci sul collo, c’è chi guarda a Est per qualche bagliore di schiarita. E, a Dubai, Cristina porterà il meglio del design globale a cominciare dalle griffe di casa nostra e farà scouting di artisti emergenti e di nicchia.
Dubai: un po’ Walt Disney, un po’ Shanghai. Chiringuitos sulla spiaggia all’ombra di grattacieli surreali e suite con pareti-acquario. Gli acquari, poi, sono una vera ossessione: ristoranti sotto il livello del mare con il pescecane che ti guarda negli occhi, un tobogan dentro un tunnel di cristallo dentro una piscina con la fauna marina che si agita intorno. Altra fissazione sono i primati: fra questi lo shopping mall più grande del mondo con 1.200 negozi e 600 punti di ristoro. Un giardino di 1.800 metri quadrati con gigantesche piramidi di fiori e cespugli a forma di delfino sostenuti da un getto d’acqua. Chi si muove in limousine strech e chi ancora sui cammelli. Chi si copre dalla testa ai piedi con una specie di burqa, chi esce minigonnata.
E sciolta l’ultima neve di Gstaad e di Saint Moritz gli aristomuffi si trasferiscono proprio qui per una gara di interclub nell’impianto sciistico indoor dello Ski Dubai sotto un cielo finto. Paletti a distanza ravvicinata su “dune” di neve artificiale per slalomeggiare su una pendenza più adatta a una discesa in slittino (– Fine prima parte).
Faccio zapping e mi imbatto nella “Grande Bruttezza” della tv. E’ il trionfo delle boccucce, quella a cuoricino tatuata sul braccio di Mia, concorrente del Grande Fratello (edizione numero 12, come gli apostoli. Oddio, tante ce ne hanno somministrate!). Mia, abitino blu elettrico corto davanti e lungo e sfrangiato dietro, eletta e adulata come maitre à penser dai componenti della casa è sottoposta a interrogatorio introspettivo da Alessia Marcuzzi in veste di conduttrice. A domande del tipo “sei soddisfatta del tuo percorso?”, risponde calata nel ruolo e con accento romanesco: “Metteteve in gioco, se ce l’ho fatta ioooo, àoooo, Ce la fate pure voi…”.
Cambio canale e vado su Rete4. Quinta Colonna: in onda la boccuccia tumida e asimmetrica che sembra uscita da un quadro cubista di Valeria Marini, invitata come imprenditrice del Made in Italy. La incalza il deputato della Lega Nord, Gianluca Buonanno: “Quanto costa un litro di latte, quanto costa un chilo di pasta?”. La soubrette non sa rispondere, si alza indispettita, lo “manda a quel paese” a microfono spento, ma a tradirla è il movimento labiale e si siede tra il pubblico. Signora Marini, ci dica invece quanto costa una manciata di botox.
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